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Incendi, Sinistra italiana: “Con riforma Madia elicotteri da 32 a 7 e personale da 2.000 a 300”

Dei 32 elicotteri del Corpo forestale (abolito), 30 erano specializzati nell'antincendio boschivo. Ai vigili del fuoco ne sono andati solo 17

Pubblicato:18-07-2017 14:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:32

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ROMA – Lo smantellamento della Forestale e i gravi ritardi delle Regioni nell’approntare i piani di intervento Anti incendio boschivo (Aib) e nel sottoscrivere le convenzioni con i Vigili del fuoco per affrontare i roghi. Una situazione che affonda le sue radici nel dettato della riforma Madia della pubblica amministrazione che non è stato seguito da una valutazione dei suoi effetti. Il risultato è che mancano mezzi e competenze. E’ la dura denuncia che formula Sinistra italiana in una conferenza stampa alla Camera. Un esempio? Con l’accorpamento della Forestale nei Carabinieri (oggi ci sono i Carabinieri Forestali) “6.400 unità di personale ex Cfs sono finiti ai Carabinieri e solo 360 unità ai Vigili del fuoco, forse anche meno”, dice Loredana De Petris, senatrice di Sinistra italiana, capogruppo del Misto a palazzo Madama.

Il Corpo forestale “aveva 32 elicotteri di cui circa 30 specializzati nell’antincendio boschivo– prosegue De Petris- ma dal primo gennaio 2017, per effetto della riforma Madia, 13 sono finiti ai Carabinieri e solo 17 ai vigili del fuoco, ma secondo notizie di questi solo 7 sono impiegati contro i roghi mentre gli altri sono a terra per manutenzione o usati per altre finalità”. Insomma, “se nel 2016 sugli incendi erano attive 2mila persone oggi sono poco più di 300, e neanche tutte utilizzati per questo scopo”, dice l’esponente di Si. Insomma, stigmatizza De Petris, “paghiamo le conseguenze nefaste della riforma Madia che ha soppresso il Corpo forestale e demandato ai vigil del fuoco il contrasto agli incendi”.

“Il governo dopo aver fatto il guaio avrebbe dovuto stilare i decreti attuativi” della riforma Madia della Pa “per dividere immobili, mezzi e competenze” ex Forestale, prosegue Loredana De Petris, senatrice di Sinistra italiana, capogruppo del Misto a palazzo Madama. Come nel caso dei 32 elicotteri della Forestale, appunto, 13 dei quali sono finiti ai Carabinieri “che li hanno convertiti ad altro uso” mentre solo 17 sono andati ai vigili del fuoco. A ciò si aggiunge “il grave ritardo delle Regioni nell’approntare i piani anti incendio boschivo (Aib) e le convenzioni con i vigli del fuoco”, a cui ora spetta la competenza sugli incendi boschivi, prosegue De Petris, “ma se, come nel caso della Regione Campania, si firmano le convenzioni dopo che il parco del Vesuvio è bruciato non va”.


Ma ce n’è anche per il ministero dell’Ambiente che “dopo non aver detto una parola sull’accorpamento della Forestale nei Carabinieri”, dice la senatrice Si, è in una situazione per cui “su 23 Parchi e Aree naturali protette solo 3 hanno approvato i piani antincendio boschivo“. Il fatto è che “siamo di fronte, come dice anche la Direzione investigativa antimafia, la Dia, a criminali che appiccano il fuoco per attività illegali come ad esempio il ‘coprire’ depositi di rifiuti“, segnala Loredana De Petris, senatrice di Sinistra italiana, capogruppo del Misto a palazzo Madama. In tutto ciò, però, con l’accorpamento del Corpo forestale dello Stato nei Carabinieri “ha cancellato decenni di esperienza nel fronteggiare le fiamme e nel controllo del territorio in chiave di prevenzione”, denuncia De Petris, “e oggi non abbiamo nemmeno la tecnologia per il controllo delle aree dove gli incendi sono ricorrenti, come ad esempio nella pineta di Castelfusano, alle porte di Roma, che va a fuoco ogni anno e dove scenari e dinamiche del fuoco sono sempre state le stesse”.

Servono poi, e devono essere approntati a livello centrale, “Piani di adattamento al mutamento climatico, perché i piani antincendio sono parte dei piani di adattamento”, avverte la senatrice Si, “garantendo che vi siano squadre attive su tutto il territorio nazionale”. Ancora, “servono competenze specifiche- conclude De Petris- e i Comuni devono essere supportati nel realizzare subito il Catasto delle aree percorse dal fuoco”, buon provvedimento del 2000 largamente non applicato in quanto tocca ai Comuni realizzare il catasto delle aree bruciate nelle quali per dieci anni è vietata qualsiasi attività, circostanza che scoraggerebbe – se venisse applicata la legge – chi incendia per speculazioni edilizie o per ottenere prati da adibire a pastorizia.

di Roberto Antonini, giornalista professionista

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