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Rosanna Banfi: “Parlare di malattia aiuta a non essere sole”

Intervista a Rosanna Banfi, attrice, testimonial della Komen Italia e madrina delle ‘Donne in rosa’, le donne operate di tumore del seno, protagoniste della ‘Race for the Cure’

Pubblicato:18-04-2019 13:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:22
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ROMA – “Di fronte alla malattia, parlare è la cosa più importante. Aiuta le donne a non provare vergogna, a non nascondersi dietro a una parrucca. E il messaggio della ‘Race for the cure‘ è anche questo: indossare la maglietta rosa per dire ‘io ci sono'”. Lo ha detto all’agenzia Dire Rosanna Banfi, attrice, testimonial della Komen Italia e madrina delle ‘Donne in rosa’, le donne operate di tumore del seno, che alla ‘Race for the Cure’, che si svolge a Roma, indossano una maglietta e un cappellino rosa per farsi notare ed offrire la loro testimonianza nei confronti della malattia.

“Io sono testimonial dal 2009, quando anche io stavo combattendo con il tumore al seno. Ero sotto chemioterapia ed era un periodo difficile, per la fatica fisica e anche psicologicamente per la vergogna di aver perso i capelli, direi un periodo strano. A maggio di quell’anno- ha raccontato ancora Banfi- sono andata a sbirciare alla ‘Race for the cure’ e ci sono andata per la prima volta senza parrucca, con una cappello e la maglietta rosa della manifestazione e tanta ansia addosso. In quell’occasione però ho scoperto che c’erano centinaia di donne nelle mie condizioni, qualcuna calva, qualcuna con una parrucca, ma tutte stavamo passando la stessa cosa. Da quel momento per me è scattata una nuova conoscenza del problema”.

La ‘Race’ ha così rappresentato per la donna che ne è diventata madrina un nuovo modo di affrontare la malattia. “Fino a quel momento infatti non me ne ero resa davvero conto, perché non mi ci ero mai approcciata. In quell’occasione ho conosciuto l’associazione, le varie iniziative, e soprattutto questa grande manifestazione annuale, che si svolge in varie città, e per diversi anni ho partecipato anche a quelle fuori Roma. In questi anni ho conosciuto tante donne che mi hanno dato tantissimo, donne che spesso hanno tenuto nascosto il tumore anche alla famiglia, ai figli e questo è un doppio dolore e una doppia fatica, dover affrontare da una parte la malattia, e dall’altra la vergogna. Il mio impegno da allora è parlarne, e farlo il più possibile”.


Durante i giorni della ‘Race for the cure’, che quest’anno andranno dal 16 al 19 maggio, “si costruisce un vero e proprio ‘Villaggio della salute’ al Circo Massimo- ha spiegato ancora Banfi alla Dire- dove si possono effettuare visite gratuite di vario tipo, screening, si può parlare con gli specialisti, ci sono corsi di trucco per il periodo della chemioterapia, un laboratorio di turbanti e spesso le donne volontarie che se ne occupano, che hanno a loro volta passato o stanno passando attraverso la malattia diventano parte attiva dell’associazione, e questo è molto importante per se stesse, e per tutte le altre donne. Conoscersi e stare insieme è la vera forza”.

Rosanna Banfi ha illustrato anche l’organizzazione delle attività e dei fondi che arrivano da questa maratona in rosa. “Con una parte dei soldi raccolti durante la ‘Race for the cure’, si è finanziata la ‘Carovana della prevenzione’ è un altro progetto della Komen Italia, con i quali sono state acquistate delle unità mobili, con dentro macchine per fare ecografie, mammografie, etc che si muovono per raggiungere soprattutto le periferie, ed aiutare quelle donne che economicamente hanno difficoltà a fare screening”.

Proprio parlando di prevenzione, ha spiegato Rosanna Banfi, “molto spesso in Italia ci troviamo davanti ad uno scoglio, nel momento in cui magari vogliamo fare prevenzione e gli appuntamenti sono dati molto lontani nel tempo. E’ importante però, come associazione, entrare nella testa di queste donne e convincerle a trovare un minuto per se stesse, anche se dovesse passare del tempo, la routine annuale è indispensabile. Nel caso di malattie conclamate ovviamente la questione diventa più difficile, molto spesso questo tempo non c’è. Io sono in cura da anni al Policlinico Gemelli di Roma e c’è una grandissima organizzazione al reparto senologia. Ovviamente possono esserci attese, urgenze o non urgenze ma viene fatto un grande lavoro verso le donne”.

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