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Michela Murgia contro Salvini: “Uomo non del popolo, ma della poltrona”

Lite social tra la scrittrice e il ministro dell'Interno. Lui l'ha definita "radical chic", lei ha pubblicato i loro curriculum a confronto...

Pubblicato:18-04-2019 13:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:22
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ROMA – Il vero radical chic? È Matteo Salvini. Il ministro dell’interno se l’è presa con Michela Murgia definendola “intellettuale radical chic”, e la scrittrice sarda gli ha risposto con un post su facebook in cui mette a confronto il proprio curriculum con quello del leader leghista (clicca qui per leggere). Alla fine sembra che il radical chic sia proprio Salvini? “L’impressione è che le parti siano invertite”, riconosce Murgia, ospite di Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a Circo Massimo, su Radio Capital, “in questo modo si capisce quanto sia finta la sua retorica di uomo del popolo: non lo è stato mai, è stato piuttosto un uomo della poltrona”. Il confronto, spiega la scrittrice, “è un modo per dire a quelli che credono di essere rappresentati da Salvini che la sua narrazione è falsa. È un privilegiato, e anche nel suo privilegio si è dimostrato non all’altezza. Io non ho nulla contro chi prende 19mila euro per stare a Bruxelles, il problema è quando chi li prende non ci va o, se ci va, non presenta mozioni per mesi. Non lo dico io che nella sua attività politica è un fannullone, glielo hanno detto i suoi colleghi al Parlamento europeo”. E, parlando di presenze, il ministro dell’interno non brilla neanche da quando è al Viminale: “Dal mio punto di vista, sarebbe meglio che Salvini non fosse su quella poltrona”, ribatte Murgia, “Ed è interessante notare che la sua iperpresenza televisiva sia sotto gli occhi di tutti. La questione è: per cosa lo paghiamo? Per scaldare le feste negli studi televisivi e mangiare arancini nelle sagre, oppure perché garantisca la vera sicurezza di questo Paese? E la sicurezza non è rappresentata dai quattro disperati che arrivano sui barconi, che non sono il pericolo ma sono in pericolo, e ci liberi invece dai veri problemi della sicurezza, dalla mafia alla camorra, tutte cose di cui parla molto meno”. 

Il leader della Lega, però, continua a crescere nei consensi: “Chiaro che se tu soffi sulle paure costruisci anche un consenso pauroso e impaurito”, riflette l’autrice di ‘Accabadora’, “ma io sono una persona sinceramente democratica, non mi faccio abbindolare dal consenso. Non è il consenso che segna la democrazia, anche Mussolini e Hitler sono arrivati al potere con il consenso. La democrazia si misura da come si tratta il dissenso. E come tratta il dissenso Matteo Salvini? Si sveglia la mattina e tramite il suo social media manager Morisi e la sua Bestia, la macchina dei social, se la prende con chiunque abbia la possibilità di catalizzare un minimo di dissenso nei suoi confronti, che sia una scrittrice, uno scrittore come Roberto Saviano, uno chef come Rubio, un dj, chiunque abbia una parola contraria da dire al ministro si ritrova addosso centinaia di odiatori con gli account fake che intimidiscono chi legge e lo scoraggiano dall’intervenire, e probabilmente hanno anche l’intento di intimidire chi scrive. Ma io non mi farò intimidire. Abbiamo un ministro degli interni”, aggiunte, “che un giorno sì e l’altro anche si scaglia contro scrittori, contro il mondo della cultura. C’è un mondo della cultura, diciamo di gente pagata per pensare e raccontare quello che ha pensato, che sta dando fastidio al potere”.


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