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Per la rottura dell’aorta addominale in Italia 6mila decessi l’anno

Per aneurisma dell’aorta addominale (Aaa) si intende una dilatazione segmentale

Pubblicato:18-04-2016 12:01
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:35

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Per aneurisma dell’aorta addominale (Aaa) si intende una dilatazione segmentale dell’aorta addominale eccedente del 50% il normale diametro del vaso. La sua rottura è spesso letale e tra i pazienti che arrivano ancora vivi in centri qualificati la mortalità rimane altissima (tra il 25-50%), mentre sono i soggetti di sesso femminile a mostrare una mortalità più elevata. In Italia la rottura dell’Aaa è un evento che causa 6mila morti ogni anno: in particolare, l’80% dei pazienti muore prima di arrivare in ospedale, dove la mortalità degli interventi eseguiti in emergenza è del 50%. Tale rischio, al contrario, si riduce al 3% quando l’intervento può essere fatto in elezione. Sono alcuni dati forniti dalla Siapav (Società italiana di Angiologia e Patologia Vascolare).

“L’aneurisma dell’aorta addominale- fa sapere la società- ha un’incidenza stimata nella popolazione generale tra il 4 e l’8%. L’evoluzione naturale è la rottura, un evento drammatico che ha una mortalità enorme (80-90%), considerando anche le morti prima di arrivare in ospedale; al contrario, se viene diagnosticato e trattato prima della rottura le possibilità di successo si avvicinano al 97-98%. Ancora oggi, tuttavia, continuano ad arrivare in pronto soccorso persone con aneurismi rotti o fissurati di 8-10 cm di diametro di cui non sapevano nulla. La stragrande maggioranza sono individui ben al di là negli anni, quasi sempre con più fattori di rischio cardio-vascolari, che certamente avrebbero meritato di sottoporsi ad un esame ecografico dell’addome”.


Da questi dati della Siapav deriva l’esigenza “di identificare gli aneurisma dell’aorta addominale (Aaa) e trattarli prima che si rompano. L’Aaa- spiegano dalla società- è causato da un processo degenerativo (prevalentemente di tipo aterosclerotico), coinvolgente tutti gli strati della parete aortica. Si conoscono alcuni fattori di rischio non modificabili: età avanzata, sesso maschile e familiarità. A partire dai 50 anni negli uomini e tra i 60 e i 70 nelle donne, l’incidenza di Aaa aumenta significativamente per ogni decade d’età”. Il rischio di sviluppare un Aaa, poi, è di circa “4 volte maggiore nel sesso maschile rispetto al sesso femminile- aggiunge la Siapav- la familiarità inoltre comporta un rischio di circa 4 volte superiore. Tra i fattori di rischio modificabili il fumo è il principale; altri fattori di rischio sono ipertensione, ipercolesterolemia, obesità e preesistente arteriopatia occlusiva. Il diabete mellito, viceversa, riduce il rischio. La prevalenza dell’Aaa era stimata del 4-8% nella popolazione maschile tra i 65 e gli 80 anni. Dati più recenti mostrano una prevalenza minore (2,2%), probabilmente grazie alla progressiva modificazione dei fattori di rischio- concludono gli esperti- in particolare il fumo”.

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