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Renzi a Pompei: “E’ una grande sfida culturale”

[caption id="attachment_6553" align="alignleft" width="300"] Matteo Renzi a Pompei[/caption]

Pubblicato:18-04-2015 10:12
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:16

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Matteo Renzi a Pompei

Matteo Renzi a Pompei

POMPEI – Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è oggi in visita a Pompei. Da lì, fa il punto su Expo e sul valore della cultura in Italia.   “Expo e Pompei arrivano come rime baciate alla fine di un percorso, che e’ un altro pezzo di strada fatta, con la consapevolezza che qui non c’e’ solo in ballo il passato ma il futuro”. Cosi’ Matteo Renzi, a Pompei.

“L’obiettivo dei terroristi e’ di violare e violentare il senso della nostra identita’. Riprendersi Pompei non e’ solo un fatto di dignita’ per una pubblica amministrazione, ma dire cosa vuole essere l’Italia in un mondo che cambia, un presidio di civilta’, un faro di cultura. Riprendersi un’emozione”, è il ragionamento di Renzi. “E’ una grande sfida culturale”, aggiunge.

Di Expo “ogni giorno ce n’e’ una- spiega-. Dicono ‘non tutti i padiglioni sono pronti’. Ma anche se arrivano i padiglioni, poi diranno ‘e ma chissa’ cosa c’e’ dietro'”.


“Quando richiamiamo questo paese all’ottimismo, non stiamo facendo un’operazione di training autogeno, ma stiamo ricordando all’Italia cos’e’ l’Italia. E se non saremo essere all’altezza, perderemo un pezzo di dignita’“, prosegue Renzi.

“Noi- aggiunge- puntiamo a vendere 20 milioni di biglietti. Si’, certo. Noi vogliamo che dal primo maggio al primo ottobre gli italiani che visiteranno l’Expo possano fare il giro del mondo. Ma puntiamo anche ad accogliere chi verra’ da tutto il mondo in modo che il Paese che li accogliera’ sara’ un Paese in cui il futuro puo’ essere ancora piu’ interessante del passato“.

“Sono stato a Georgetown. E ho detto ai nostri ragazzi: ‘non vi chiedo di tornare, perche’ io non ne posso piu’ che quelli che vanno via sono cervelli in fuga, mentre chi rimane e’ un pancreas abbandonato…“. Con una battuta Matteo Renzi, a Pompei, invita a dare il giusto peso al problema dell’emigrazione giovanile.

“In un mondo globalizzato, chi va via ha diritto di farlo. Ma quello che e’ davvero inaccettabile e’ che i ragazzi del mezzogiorno per crescere e lavorare se ne debbano andare“, aggiunge.

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