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Di Maio contro convegno famiglie Verona: “Nessun 5 stelle ci andrà”. Organizzatori: “È da querela”

Oggi il vicepremier Di Maio ha attaccato il convegno di Verona, dicendo che "arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne". Gli organizzatori sul piede di guerra

Pubblicato:18-03-2019 16:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:14
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ROMA – “Io a un convegno come quello di Verona, dove si arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne, non ci vado. E non ci andrà nessun parlamentare del MoVimento!”. Lo scrive su facebook Luigi Di Maio, vicepremier e ministro. 

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GLI ORGANIZZATORI: “DA QUERELA, CI DIFFAMA”

Di Maio ha scelto la poltrona comoda della casta e di offendere le famiglie. Le sue affermazioni di oggi su Facebook sono da querela. Per lui a Verona ‘si arriva perfino a negare il tema della violenza contro le donne’? Ma come si permette di diffamare così il Congresso e noi organizzatori? Mai detto o pensato una cosa del genere. Noi crediamo nella libertà, nei valori e nel progresso caro Di Maio, che infatti fanno rima con famiglia”, hanno dichiarato Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del XIII Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo 2019 in risposta al post su Facebook del vice premier Luigi di Maio.


“Lo abbiamo già scritto e abbiamo già smentito – hanno poi aggiunto Brandi e Coghe – annunciando anche azioni legali, che è solo fango quello che ci è stato e ci stanno buttando addosso. Noi non vogliamo obbligare la donna a lavare e stirare, quella è la macchietta che dipingono certi giornali neanche più utili ad incartare le uova e infatti in grande crisi. Noi siamo per l’articolo 37 della Costituzione che parla di promozione di politiche che assicurino alla donna lavoratrice “gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”, e condizioni di lavoro che consentano “l’adempimento della sua essenziale funzione familiare”. Detto questo, “ci chiediamo però se, a questo punto, per il M5s le migliaia di madri e nonne casalinghe che hanno dedicato la vita alle proprie famiglie non siano realizzate come donne”.

“E’ una vergogna – hanno proseguito gli organizzatori – che un vice premier si presti a questa denigrazione gratuita e illecita. A Di Maio un suggerimento: fermi una madre per strada e le chieda quanto è contenta di essere abbandonata dallo Stato alle oggettive difficoltà economiche, lavorative e di organizzazione. L’Italia è con noi, al Palazzo non resta che scegliere se allontanarsi ancora di più dalla gente”.

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