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Il pensiero di genere nella scienza: il 20 marzo tavola rotonda alla Dire

L’approfondimento sarà moderato dalla giornalista Sandra Zampa nell'ambito del progetto DireDonne. Appuntamento il 20 marzo alle 16.30

Pubblicato:18-03-2019 11:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:14
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ROMA – “Pensiero di genere. Pensiero scientifico. La scienza ha bisogno delle donne?”. È questo il titolo dell’approfondimento moderato dalla giornalista Sandra Zampa che, nell’ambito del progetto DireDonne, si terrà il 20 marzo alle 16.30 con Marilù Chiofalo, PhD in Fisica, professoressa di fisica della materia presso l’Università di Pisa, Anna Loretoni, dottoressa di ricerca in Filosofia politica e professoressa presso la Scuola di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa e l’onorevole Chiara Braga, urbanista e ambientalista. Chi dovesse recarsi in queste settimane a Parigi, sarà accolto all’aeroporto e altrove da una campagna di sensibilizzazione fatta di volti femminili e da uno slogan: “il mondo ha bisogno della scienza. La scienza ha bisogno di donne”.  

Ma anche a Milano, presso il Cdi (Centro Diagnostico Italiano) è allestita proprio in questo periodo una bella mostra per far scoprire al pubblico “Una vita da scienziata. I volti del progetto #100 esperte” e rendere omaggio alla scienza al femminile. Si partirà da qui, per cercare di comprendere le specificità della competenza e del sapere scientifico declinate al femminile. Ma anche per individuare ostacoli e difficoltà che scienziate e studiose incontrano nella propria esperienza professionale. E quali interventi siano necessari nella formazione delle bambine per cancellare il permanente tabù della inadeguatezza o della incompatibilità delle donne nei confronti della scienza. I dati evidenziano infatti che ad ostacolare la partecipazione delle donne alla ricerca scientifica concorrono irriducibili stereotipi come sottolineato di recente dall’associazione ‘Donne e Scienza’. 

Due in particolare: un generale pregiudizio sulle donne, che “deriva dal dualismo aristotelico” sopravvissuto nel corso dei secoli e gli stereotipi rispetto alla scienza, che viene più spesso associata alla conoscenza razionale maschile, contro una conoscenza femminile considerata emozionale. Sconfortanti i dati raccolti presso Cnr e Infn secondo cui nel “Dipartimento di Scienze Fisiche e Tecnologie della Materia del Cnr lavorano 725 persone di cui il 36% donne. Il problema sorge quando si considerano i diversi livelli: ricercatore e tecnologo, primo ricercatore-primo tecnologo, dirigente ricerca-dirigente tecnologo. Lì si registra un 78% di donne che occupano la posizione base contro il 4% di quelle impiegate nei profili più alti. Una condizione che ricalca quella delle scienziate dell’Infn dove lavorano 958 ricercatori, di cui 21% donne. Se le donne al livello di semplice tecnologo sono il 22%, quelle che hanno un profilo di dirigente tecnologo sono solo l’8%. Stessa cosa per le ricercatrici, il 23%, e le dirigenti di ricerca, il 18%”. 


Dati confermati dall’Infn-Laboratori Nazionali del Gran Sasso, dove è stato avviato il progetto ‘Gender Equality Network in the European Research Area’ (Genera), finanziato dall’Ue per 3 milioni di euro con l’obiettivo di migliorare la parità di genere nel settore di ricerca in Fisica: “la presenza femminile in tutte le istituzioni monitorate in media è sotto il 30%. Nel livello di entrata le donne sono tra il 20 e il 40%, a livello apicale sotto il 20%, nel livello top l’11%”. Che fare per restituire alla scienza la ricchezza del pensiero di genere? L’Olanda- conclude la nota- ci ha indicato un esempio con l’iniziativa assunta dalla Rabdoud University di Nijmegen di cui si parlerà nel corso dell’approfondimento.

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