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Ska, il radiotelescopio che svelerà i segreti dell’Universo

Intervista a Grazia Umana, Dirigente di Ricerca dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) e scienziata da anni impegnata nel progetto Ska

Pubblicato:18-03-2019 11:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:14

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https://www.youtube.com/watch?v=4FGTJn8xPlQ

Un progetto colossale per scoprire ciò che ancora non sappiamo dell’Universo. E’ lo Square Kilometre Array, il radiotelescopio più grande al mondo, che, nei prossimi anni, rivelerà la natura di fenomeni cosmici ancora incompresi, testerà la la teoria della relatività di Einstein, studierà le onde gravitazionali e mapperà grandissime regioni di cielo, scoprendo milioni di galassie di cui ancora non conosciamo nulla.

L’idea di Ska nasce negli anni Novanta, nel 2019 termina la fase di precostruzione, mentre è fissata per il 2027 la conclusione della cosiddetta Fase 1, che impegnerà le industrie, anche italiane, con 700 milioni di euro di contratti.


La rete di Ska abbraccia tre continenti. Le aree operative sono in Australia e Sudafrica, in zone desertiche e più che remote- per silenziare tutte le interferenze possibili della nostra società ipertecnologica- , mentre il cuore manageriale è a Manchester.

L’Australia sarà la ‘casa’ si Ska Low, un complesso di centinaia di migliaia di antenne che operano in bassa frequenza su un’area di circa 200 km di raggio, mentre in Sudafrica trova posto Ska Mid, che opererà a frequenza intermedia con migliaia di antenne paraboliche che saranno distribuite in un’area di 3.500 km di raggio.

Ma come è nato un progetto così imponente? Ne abbiamo parlato con Grazia Umana, Dirigente di Ricerca dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) e scienziata da anni impegnata nel progetto Ska.

“L’idea era di fabbricare una macchina per rivelare l’idrogeno. L’idrogeno neutro ha una transizione, una riga, che si può osservare a 21 centimetri, in tutto l’Universo. Per effetto dell’espansione dell’Universo, man a mano che guardiamo a sorgenti più lontane questa riga si sposta sempre più a bassa frequenza. Era necessario per poter osservare l’idrogeno, per esempio nelle sorgenti cosmiche molto distanti, avere uno strumento che fosse sensibile e che operasse sempre più a bassa frequenza. Maggiormente ci abbassiamo di frequenza, più andiamo a vedere il segnale dell’idrogeno a distanze sempre maggiori. Possiamo cominciare, per esempio, a studiare la formazione delle prime strutture cosmiche. All’inizio degli anni Novanta nasce questo concetto. Ben presto si capii che per rilevare questi segnali estremamente deboli bisognava mettere su uno strumento di dimensioni e caratteristiche mai viste. Nel 2011 viene costituita la Ska organisation, mi piace ricordare che l’Italia è tra i primi Paesi promotori”.

L’osservazione dell’Universo, grazie a Ska, cambierà e di molto grazie alle sue caratteristiche uniche.

“Quello che è veramente peculiare di Ska è non solo la sua sensibilità altissima, non confrontabile con nessuno degli attuali interferometri operativi in radio, o il suo alto potere risolutivo, cioè la capacità di apprezzare piccolissimi dettagli delle radio sorgenti, ma anche la velocità: quanto velocemente io posso mappare il cielo- precisa Umana-. Ska, quindi, vedrà molto meglio rispetto agli attuali interferometri, e lo vedrà molto velocemente: mapperà grandissime regioni del cielo. Andremo a studiare radio sorgenti su campioni molto estesi dando la possibilità di effettuare studi statistici. Stiamo parlando di milioni e milioni di galassie che verranno scoperte”.

Una grande sfida scientifica, ma anche culturale. Il 12 marzo del 2019 un altro tassello diplomatico di importanza fondamentale è andato al suo posto. E’ successo al Miur, padrone di casa il ministro Marco Bussetti: per l’Italia è stato lui a firmare il Trattato internazionale che istituisce lo Skao, l’Osservatorio che supervisiona la costruzione di Ska. E’ la seconda organizzazione intergovernativa per l’astronomia al mondo, dopo l’European Southern Observatory.

La firma che istituisce l’Osservatorio “segna un momento fondamentale per la nostra ricerca. Servirà a creare questa infrastruttura che scoprirà nuovi orizzonti e darà un contributo alla scienza fondamentale. Il ruolo dell’Italia è stato strategico”, ha commentato Bussetti.

Oltre all’Italia, gli altri sei Paesi membri del progetto che hanno firmato il Trattato sono Australia, Cina, Paesi Bassi, Portogallo, Sudafrica e Regno Unito. All’evento erano presenti anche rappresentanti di India, Svezia e Nuova Zelanda, Paesi che hanno partecipato attivamente a tutte le fasi negoziali, oltre che di Canada, Francia, Corea del Sud, Malta, Spagna, Stati Uniti e Svizzera, nazioni interessate al progetto e impegnate a tracciare il percorso per una futura partecipazione allo Ska Observatory.

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