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Dopo 14 anni torna la pajata, è festa a Roma

Era assente in seguito alle restrizioni dovute al morbo della mucca pazza

Pubblicato:18-03-2015 09:00
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:11

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pajataROMA – Torna la vera pajata che manca da quasi quattordici anni dalle tavole degli italiani per effetto delle restrizioni sanitarie adottate nel luglio 2001 per far fronte all’emergenza mucca pazza (Bse). E’ questo il risultato della lunga battaglia della Coldiretti culminata con successo con il voto favorevole a Bruxelles dal comitato permanente vegetali, animali, derrate alimentari e mangimi dell’Unione Europea nella serata del 17 marzo per la modifica del regolamento comunitario n. 999/2001 sulle misure di prevenzione e controllo della Bse. “Un risultato importante per consumatori, ristoratori, cuochi, macellatori e allevatori che oltre ad avere rilevanza sul piano gastronomico ha anche effetti su quello economico con la valorizzazione dell’allevamento italiano in un difficile momento di crisi” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolineando “il determinante impegno del Ministero della Salute”.

chef pajata (525 x 700)Un evento che viene festeggiato dalle donne della Coldiretti oggi dalle 10.30 a Roma al Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi sede della Coldiretti in via XXIV Maggio 43, con la preparazione di una maxipajata per celebrare l’atteso ritorno.

“Viene modificato- sottolinea la Coldiretti- l’elenco degli organi a rischio e consente di recuperare la colonna vertebrale ma, soprattutto, l’intero pacchetto intestinale. Una decisione che mette fine ad un doloroso divieto e apre finalmente le porte al ritorno del piatto piu’ tipico della tradizione romana nella sua forma originale. La pajata è il termine romanesco per definire la prima parte dell’intestino tenue del vitello da latte che è stato fino ad oggi sostituito nei ristoranti e nelle trattorie dall’ intestino d’agnello. E’ l’ingrediente principale di uno dei piatti piu’ tipici della cultura gastronomica della capitale: i rigatoni con la pajata ma- continua la Coldiretti- in alternativa puo’ essere proposta alla brace, in forma di spiedino”.


 “La decisione della Commissione Europea è una giusta conseguenza del fatto che- sostiene la Coldiretti- dal 2009 non si registrano casi di mucca pazza tra bovini in Italia per il rigido sistema di controlli e per le misure di sicurezza messe in atto anche con grandi sacrifici dagli allevatori. Una spinta decisiva al risultato è stata data dal giudizio positivo dell’Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie) che a fine maggio del 2013 nell’ambito dell’Assemblea generale ha adottato la risoluzione che aveva ufficialmente sancito per l’Italia un nuovo stato sanitario per l’encefalopatia spongiforme bovina (Bse), con il passaggio dal livello di rischio “controllato” a quello “trascurabile”, il piu’ basso. L’Italia, con Giappone, Israele, Olanda, Slovenia e Usa, fa parte della ristretta cerchia di 19 Paesi, sui 178 aderenti all’Oie, che – precisa la Coldiretti – hanno raggiunto la qualifica sanitaria migliore di rischio “trascurabile” per la mucca pazza (Bse)“.

“Il nuovo regolamento di esecuzione dal comitato permanente vegetali, animali, derrate alimentari e mangimi dell’Unione Europea- spiega ancora Coldiretti- passa ora al servizio giuridico della Commissione Europea per la traduzione in tutte le lingue e sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale entro 15- 20 giorni. La Bse detta anche morbo della mucca pazza- conclude la Coldiretti- è stata diagnosticata per la prima volta tra i bovini nel Regno Unito nel 1986 dove da allora si contano 180671 casi tra i bovini contro gli appena 144 in Italia dove non ci sono state contaminazioni dal 2009“.

 

“Finalmente mettiamo fine alle conseguenze dell’emergenza ‘mucca pazza’ che aveva vietato il commercio di parti importanti dei bovini per la tradizione nostra popolare”. Così il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, festeggia a Roma, a Palazzo Rospigliosi insieme alle donne di DonnaImpresa Coldiretti il ritorno della vera pajata, iconico piatto romano che manca da quasi quattordici anni dalle tavole degli italiani, per effetto delle restrizioni sanitarie adottate nel luglio 2001 per far fronte all’emergenza mucca pazza (Bse).

Una lunga battaglia della Coldiretti culminata con successo con il voto favorevole a Bruxelles dal comitato permanente vegetali, animali, derrate alimentari e mangimi dell’Unione Europea nella serata di ieri per la modifica del regolamento comunitario n. 999/2001 sulle misure di prevenzione e controllo della Bse.

“Un risultato importante per consumatori, ristoratori, cuochi, macellatori e allevatori che oltre ad avere rilevanza sul piano gastronomico ha anche effetti su quello economico con la valorizzazione dell’allevamento italiano in un difficile momento di crisi- prosegue Moncalvo-  determinante poi è stato l’impegno del ministero della Salute”.

In festa anche le donne della Coldiretti: “Festeggiamo questo ritorno con gioia anche perché finalmente del bovino da oggi si può consumare tutto- aggiunge Lorella Ansaloni, presidente di DonneImpresa Coldiretti- un grande vantaggio anche per gli allevatori e ristoratori e tutti coloro che si occupano della gastronomia locale che potranno di nuovo avere a disposizione questo piatto ottimo della gastronomia romana”.

La pajata è il termine romanesco per definire la prima parte dell’intestino tenue del vitello da latte che è stato fino ad oggi sostituito nei ristoranti e nelle trattorie dall’ intestino d’agnello. E’ l’ingrediente principale di uno dei piatti piu’ tipici della cultura gastronomica della capitale: “La morte sua? Senz’altro i rigatoni”. Parola di chef.

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