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A Bologna letture in lingua per bimbi contro intolleranza

Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print BOLOGNA -  Dopo un primo incontro con letture in arabo

Pubblicato:18-02-2019 16:14
Ultimo aggiornamento:18-02-2019 16:14
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BOLOGNA –  Dopo un primo incontro con letture in arabo fatte da una ragazza marocchina e in italiano da una ragazza italiana, l’iniziativa “Ma come parli?” prosegue mercoledì 20 febbraio con letture in lingua wolof, parlata in Senegal dalla popolazione omonima, sempre con la compresenza di una lettrice italiana

Il progetto è partito l’anno scorso con letture in inglese, in spagnolo, in ungherese. Quest’anno hanno deciso di andare oltre, per “agganciare anche l’utenza da Paesi extra europei che ancora non frequenta lo spazio di lettura “C’era un volta”, ma è molto presente nella zona di S. Donato”, alla periferia nord-est della città.

“Le lettrici preparano insieme la proposta, in modo che il risultato sia il più possibile comprensibile per i bambini”, spiega Francesca Maraventano dell’associazione Labù. “Vogliamo che ogni appuntamento sia una vera e propria lettura condivisa, in cui si parla una commistione di lingue, a volte anche accompagnati dalla musica”, aggiunge.


Le prossime per ora previste saranno proposte insieme a una lettrice brasiliana, a una lettrice spagnola, a una lettrice messicana. “Consideriamo la lingua un’occasione per sottolineare l’apertura verso famiglie con bambini che vivono qui a S. Donato, ma che hanno bisogno di un piccolo aggancio, in questo caso linguistico, per partecipare alle nostre attività”, spiega Maraventano. Le attività si svolgono all’interno di un edificio alla periferia nord-est di Bologna, in via Bentini 3, che ospita, oltre a un polo scolastico con nido e scuola dell’infanzia, anche un centro per genitori e bambini. “C’era una volta è un servizio educativo territoriale messo a bando dal Comune- spiega Maraventano- uno spazio lettura per bambini da zero a 11 anni, che gestiamo da tre anni”.

COME FUNZIONA

“Funziona come una biblioteca, in cui si fanno anche altre attività per bambini e incontri di formazione per genitori e altre figure di adulti. Le letture di solito sono rivolte alla fascia d’età due-sei anni, perché rappresenta la maggior parte della nostra utenza, mentre i più grandi sono già impegnati in altre attività dopo la scuola. Ma i nostri incontri sono accessibili a tutti”. All’incontro in lingua araba e italiana le animatrici dello spazio hanno notato la presenza di un paio di famiglie nuove, di origine straniera, oltre agli utenti abituali e si augurano che la partecipazione si allarghi ancora. “Vediamo se funzionerà. Per ora ci stanno contattando alcune mamme straniere, per proporre delle letture nella loro lingua d’origine. Pensiamo che questa esperienza potrebbe crescere, per noi la cosa più importante è riuscire a includere anche famiglie che non sono abituate a frequentare il nostro spazio, nel quale, mentre i bambini si muovono in maniera abbastanza autonoma, gli adulti hanno occasione di confrontarsi fra loro”.

Per l’associazione è importante incentivare le relazioni tra le famiglie di diverse provenienze, in particolare “in questo momento la situazione italiana è molto difficoltosa– sottolinea Maraventano- per fortuna il nostro spazio è frequentato da persone culturalmente e intellettualmente sensibili. Ci troviamo in un quartiere in cui sono presenti diverse popolazioni e culture che convivono in maniera estremamente pacifica”. 

“Rendersi conto che altrove si sta alzando un muro contro queste possibili convivenze pacifiche preoccupa soprattutto chi sta cercando di crescere i propri bambini con una certa apertura al mondo. Vedere che qualcuno sta cercando di imporre muri e intolleranze, per queste persone è preoccupante. Il nostro progetto vuole contrastare questa tendenza- conclude- siamo convinti che attraverso la cultura si riescano ad abbattere i muri, e il modo più semplice per portare cultura ai bambini è leggere loro dei libri. A questo ai aggiunge che sono molto incuriositi dalle altre lingue, dai suoni diversi, dalle persone nuove, che loro accolgono senza sovrastrutture”.

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