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Report del Consiglio grande e generale del 17 gennaio – Seduta pomeridiana

SAN MARINO - Con voto unanime, il Consiglio Grande e Generale approva il Progetto di legge "Istituzione di organismi

Pubblicato:18-01-2019 15:02
Ultimo aggiornamento:18-01-2019 15:02

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SAN MARINO – Con voto unanime, il Consiglio Grande e Generale approva il Progetto di legge “Istituzione di organismi impegnati nella lotta al terrorismo internazionale”, presentato in seconda lettura.

La seduta di oggi pomeriggio è dedicata all’esame dei primi progetti di legge all’ordine del giorno, presentati dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri, con delega alla Giustizia, Nicola Renzi. Quattro sono in prima lettura: 1) “Introduzione del Reato di Corruzione privata nell’Ordinamento sammarinese”, 2) “Disposizioni in materia di crimini informatici”, 3) “Misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo, della proliferazione delle armi di distruzione di massa e l’attività dei paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”; 4) Riforma della Consulta dei cittadini sammarinesi residenti all’estero. Contestualmente al Pdl sui crimini informatici, viene ratificata poi “la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, fatta a Budapest il 23 novembre 2001 e del Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica”.

Il dibattito più partecipato viene sviluppato sul progetto di legge che modifica la normativa sulla Consulta dei sammarinesi non residenti, che “si prefigge- spiega il Segretario di Stato- di dare maggiore organicità alle sue attività”. Per Pasquale Valentini, Pdcs, il provvedimento non risolve il punto chiave nel rapporto con la Consulta: “Bisogna- manda a dire- che una volta per tutte definiamo che rapporto vogliamo con i cittadini sammarinesi residenti all’estero”.


Per Denise Bronzetti, Ps, all’organismo “va data più dignità”. “L’impressione del Pdl- spiega- è che si voglia ridurre gli incontri della Consulta per una mera questione di costi”. Mara Valentini, Rf, sottolinea al contrario come “l’indirizzo intrapreso dal Segretario Renzi va proprio verso la valorizzazione e l’approfondimento del rapporto con le nostre comunità estere”. Per Alessandro Bevitori, Ssd, il provvedimento è una “buona base di partenza”.

Condivisione maggiore viene espressa sul progetto in seconda lettura, “Istituzione di organismi impegnati nella lotta al terrorismo internazionale”, presentato da un’unica relazione da parte del consigliere Margherita Amici, Rf. Nelle dichiarazione di voto, tutti i gruppi esprimono sostegno al provvedimento che allinea la normativa sammarinese contro il terrorismo a quella europea e alla fine il Pdl ottiene 27 voti a favore e nessun contrario: ovvero l’unanimità dei presenti.

Con l’approvazione del provvedimento la seduta si conclude: i lavori riprenderanno in notturna con il riferimento in seduta segreta del Segretario di Stato per le Finanze, Eva Guidi, sulla vicenda Cis, come deciso oggi in ufficio di Presidenza. Al riferimento non seguirà dibatitto, si procederà, come da ordine del giorno al comma 8, con un secondo riferimento del Segretario di Stato Guidi sul commissariamento di Asset Banca e successivo dibattito.

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

Comma n.3 Progetto di Legge “Introduzione del Reato di Corruzione privata nell’Ordinamento sammarinese”

Nicola Renzi, Segretario di Stato con delega alla Giustizia
La proposta legislativa che è posta all’attenzione del Consiglio Grande e Generale nella seduta odierna risponde al primario obiettivo di introdrurre nell’ordinamento sammarinese una categoria di reato attualmente mancante, cioè a dire quello di corruzione privata. La corruzione in ambito privato concerne quelle condotte criminose che comportano una sanzione in materia di corruzione, ma che non hanno quale soggetto interessato un pubblico ufficiale. La tradizione giuridica sammarinese ha sempre ed esclusivamente limitato l’ambito di punibilità della corruzione a quello meramente pubblico. In linea con i più evoluti modelli internazionali, pare ora opportuno estendere la punibilità di condotte corruttive anche nel settore privato, in ragione dell’ importanza di dare tutela a valori etici universali come la fiducia e la lealtà, che sono indispensabili per un positivo mantenimento e sviluppo delle relazioni sociali ed economiche. La corruzione privata, infatti, rappresenta una ferita per l’intera società – anche in assenza di un pregiudizio di natura pecuniaria per le vittime – e la sua incriminazione si rivela dunque necessaria per assicurare il rispetto della concorrenza leale fra le attività economiche. Trattasi di una categoria di reato proveniente da esperienze normative diverse anche da quella ita­ liana, dove pure è stata introdotta in tempi recentissimi.

Con l’introduzione della Corruzioneprivata e con altre disposizioni di corredo, questo progetto di Legge, punta quindi a recepire le raccomandazioni emanate dal Gruppo di Stati contro la Corruzione del Consiglio d’Europa (GRECO) nei confronti del nostro Paese nel Rapporto sul Terzo Ciclo di Valutazione, adottato a Strasburgo il 18 marzo 2016 in occasione della 71a riunione plenaria, aventi ad oggetto le incriminazioni stabilite dagli strumenti normativi del Consiglio d’Europa in materia di lotta alla con-uzione – Convenzione Penale sulla Corruzione e relativo Protocollo Addizionale. L’adozione del Rapporto in seduta plenaria era stata preceduta, come da regolamento del GRECO, da una visita di valutazione in territorio sammarinese svoltasi sei mesi prima (fine settembre – inizio ottobre 2015), in occasione della quale i valutatori dell’organismo di monitoraggio del Consiglio d’Europa avevano avuto la possibilità di incontrare e interloquire approfonditamente, in materia di incriminazioni, con una delegazione della Magistratura del Tribunale, capeggiata dal Magistrato Dirigente. La Convenzione Penale sulla Corruzione e il relativo Protocollo Addizionale, fatti a Strasburgo, rispettivamente, il 27 gennaio 1999 e il 15 maggio 2003, costituiscono il principale quadro giuridico europeo di riferimento per la lotta alla corruzione, il quale consente di coordinare l’azione penale degli Stati Palie nei confronti di diverse pratiche corruttive. l suddetti strumenti giuridici si preoccupano di uniformare le varie fattispecie di comportamenti legati ai reati di cormzione previsti nei diversi Stati, nonché le misure di contrasto e repressione del fenomeno, e di migliorare la cooperazione tra gli Stati nel perseguimento della cormzione. La Repubblica di San Marino, dopo aver finnato la Convenzione Penale sulla Corruzione il 15 marzo 2003, ha ratificato entrambi gli strumenti nonnativi con Decreto Consiliare 26 luglio 2016 n.94. La ratifica della Convenzione Penale sulla Corruzione era stata raccomandata, oltre che dal GRECO, anche dal Consiglio Grande e Generale, il quale, nella propria seduta del 30 ottobre 2015, aveva adottato all’unanimità un Ordine del Giorno con cui impegnava il Congresso di Stato a presentare un progetto di legge che integrasse la legislazione nazionale con alcune fattispecie previste dalla predetta Convenzione:. in particolare, la fattispecie concernente la corruzione in ambito privato.

L’articolato del presente progetto di legge mira nello specifico a recepire la raccomandazione V che il GRECO, nel suo Rapporto di Valutazione sulle Incriminazioni, ha emanato nei confronti della Repubblica di San Marino, introducendo nell’ordinamento sammarinese e, quindi, nel Codice Penale, proprio questa fattispecie di reato con le relative sanzioni. La struttura dell’articolato ricalca pedissequamente quella della Convenzione Penale sulla Corruzione, nell”ottica di adeguarsi perfettamente alla relativa raccomandazione. Tale articolo, al primo comma, racchiude tutte le categorie di attori ricomprese nella definizione generale – utilizzata dalla Convenzione Penale sulla Corruzione – di “direttore o dipendente di un ente privato”.

(…)

Al termine di questa illustrazione dei motivi e dei contenuti del progetto di legge appena presentato, confido nello svolgimento di un proficuo dibattito sui relativi contenuti, tìnalizzato ad un positivo accoglimento da parte del Consiglio Grande e Generale quando l’iter di adozione sarà completato.

Marica Montemaggi, C10
Sicuramente questo è un Pdl fondamentale ed è una opportunità che si articola in pochi punti, ma recepisce le raccomandazioni di un organismo internazionale. Sappiamo bene quale sia la sensibilità in ambito internazionale su questo tema e, come ha ricordato il Segretario, ci sarà una valutazione vicina. Si introduce il reato di corruzione privata e questo permette di allinearci e proseguire il percorso virtuoso. Auspichiamo la più ampia condivisione possibile dell’Aula.

Roberto Ciavatta, Rete
In Finanziaria abbiamo presentato un emendamento per introdurre il reato di corruzione privata che era una grave mancanza. Consente di poter perseguire per corruzione anche coloro che non siano pubblici ufficiali ed è un tema all’ordine del giorno in numerosi Paesi europei, noi ci auguriamo che sia integrato con un articolo sul traffico di influenze nel codice penale, sarebbe di ausilio per perseguire chi non opera nei termini della correttezza. Avremo modo di discutere l’articolato all’interno della Commissione, tuttavia è doveroso rimarcare il compiacimeto per la volontà di introdurre finalmente all’interno del codice penale sammarnese questo reato che finora mancava.

Sds Nicola Renzi, replica
Solo per ringraziare gli intervenuti e dire che in Commissione ci sarà massima disponibiltà al confronto per accogliere eventuali proposte di modifica e integrazione.

Comma 4. a) Progetto di legge “Disposizioni in materia di crimini informatici”(1^ lettura)
b)Ratifica, ai sensi dell’art.1, ultimo comma, della Legge n.13/1979 così come modificato dall’art.1 della Legge n.100/2012 della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, fatta a Budapest il 23 novembre 2001 e del Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica, relativo all’incriminazione di atti di natura razzista e xenofobica commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003.

Nicola Renzi, Segretario di Stato Affari Esteri, con delega alla Giustizia dà lettura della relazione al Pdl
Sul fronte internazionale, oramai da tempo, la nostra Repubblica è impegnata in un’azione energica, volta a contribuire nel rispondere alle sfide che l’intera comunità internazionale si trova via via a dovere fronteggiare. Le evoluzioni e gli sviluppi sul piano internazionale, infatti, non possono di certo lasciare indifferente la nostra realtà, tenuto conto, in particolare, della necessità di collaborazione tra Stati a fronte di problemi e minacce di carattere transnazionale. Ciò è vero tanto in termini di operatività, quanto in termini di adeguamento normativo alle nuove istanze.

Tra le preoccupazioni che hanno sollecitato l’intervento della comunità internazionale e di quella europea si annovera il fenomeno della c.d. “criminalità informatica”, minaccia dal taglio transnazionale, legata in particolare allo sviluppo delle tecnologie. Questa forma di criminalità desta preoccupazioni non solo per le finalità di profitto che muovono gli attori – senza dubbio destabilizzanti gli equilibri economici e democratici – ma anche, e soprattutto, per la potenziale connessione con altri fenomeni criminali in grado di aumentarne la portata lesiva, tra cui, per un esempio, quelli di terrorismo internazionale. Non si può infatti negare come le strumentazioni informatiche nonché lo stesso utilizzo di Internet ben si prestino ad un utilizzo distorto per il raggiungimento di finalità illecite. Sulla scia di queste preoccupazioni, in seno al Consiglio d’Europa nel 2001 è stata elaborata una specifica Convenzione, la c.d. Convenzione di Budapest a cui è stato successivamente annesso un Protocollo, volto all’integrazione delle disposizioni convenzionali in materia di atti di natura razzista e xenofoba commessi attraverso sistemi informatici. La Convenzione predispone un pacchetto di fattispecie penali il cui recepimento negli ordinamenti nazionali garantisce il perseguimento in modo uniforme dei crimini annoverati nonché una serie di poteri cii indagine da attribuire alle autorità nazionali competenti al fine di un efficace perseguimento degli stessi.
Da ultimo, tenuto conto della dimensione globale delle tecnologie coinvolte, il testo convenzionale indirizza l’attenzione alla collaborazione internazionale in sede di repressione delle condotte criminose, per garantire l’efficacia e la tempestività dell’azione di perseguimento. La sensibilità emersa a livello sovranazionale per i fenomeni in questione non ha lasciato indifferente la nostra realtà che, per quanto ridotta, non va certo esente dal verificarsi di tali fenomeni e richiede l’attribuzione alle proprie autorità di poteri e strumenti che consentano loro di rispondere alle richieste di collaborazione dall’estero in materia. Ipotesi, peraltro, non così remota dato il connotato trasnazionale del fenomeno. Reati di diffusione odio e violenti attraverso le nuove tecnologie hanno interessato anche San Marino. Proprio nel 2014 la Repubblica ha manifestato la volontà di aderire alle istanze emerse in sede internazionale firmando la Convenzioone sopra menzionata e il relativo Protocollo. Si è di conseguenze dotata di un corpo di fattispecie penali, presentinel vigente docide penale, le quali rappresentano il primo, per quanto parziale, approccio alla materia (Legge 23 agosto 2016 n. 114). Oggi tuttavia tale quadro non risulta soddisfacente e ciò porrebbe il nostro ordinamento in una situazione di non piena conformità con il dettato convenzionale, a completamento dell’iter iniziato con la firma dei due strumenti, si giungesse alla loro ratifica, coa che si sta facendo oggi. In quest’ottica si è pensato all’elaborazione di un Pdl che, con approccio sistematico, intende completare il quadro normativo nazionale creando allo stesso tempo una disciplina uniforme, anche mediante l’adeguamento degli strumenti ad oggi esistente. (…)

Lettura della Relazione per la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica

“Mi pregio di presentare, ai fini della ratifica, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, fatta a Budapest il 23 novembre 2001 ed entrata in vigore il 1 luglio 2004 e il Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica, relati- vo all’incriminazione di atti di natura razzista e xenofobica commessi a mezzo di sistemi in- formatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003 ed entrato in vigore il 1 marzo 2006. La Convenzione è stata ratificata dalla quasi totalità degli Stati membri del Consiglio d’Europa, ad eccezione di quattro Paesi, tra cui San Marino che l’ha firmata il 17 marzo 2017. E’ stata inoltre ratificata da altri dieci Paesi non appartenenti all’Unione Europea, tra cui Sta- ti Uniti, Giappone, Australia, Canada. Il Protocollo è stato ratificato da buona parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa e alcuni Paesi extraeuropei; San Marino lo ha firmato il 19 maggio 2017 ma non ancora ratificato.
La Convenzione ha per obiettivo principale quello di perseguire una politica penale comune per la protezione della società contro la criminalità informatica, in special modo adottando legislazioni appropriate e promuovendo la cooperazione internazionale. Lo sviluppo esponenziale delle tecnologie informatiche, accanto agli indubbi vantaggi che ha portato nell’ambito della facilitazione della comunicazione, della velocità del reperi- mento delle informazioni, della possibilità di accesso in ogni momento a una quantità im- mensa di dati, ha per converso offerto la possibilità di perpetrare nuovi tipi di reati, ovvero di compiere i reati “tradizionali” attraverso l’utilizzo dei mezzi informatici. In particolare i mezzi di comunicazione ci riportano sempre più frequentemente notizie di frodi commesse utilizzando reti informatiche, di diffusione di contenuti illeciti tramite internet, di istigazione all’odio, alla violenza e al terrorismo compiuta attraverso le nuove tecnologie.
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica rappresenta il più importante strumento internazionale di lotta alla criminalità basata sulle nuove tecnolo- gie. Gli Stati aderenti mostrano una precisa volontà di adeguare il proprio sistema penale, di integrare le procedure di assistenza giudiziaria e corroborare lo scambio di informazioni di settore, per contrastare con una strategia globale le sfide che l’uso distorto dell’informatica pone con modalità sempre nuove e complesse alla comunità internazionale. La Convenzione è suddivisa in tre parti: la prima mira ad armonizzare il diritto pena- le sostanziale tra le Parti, impegnando gli Stati aderenti a punire la frode informatica, il furto di dati, la falsificazione di documenti mediante computer, l’accesso a sistemi informatici pro- tetti, le violazioni del diritto dei beni immateriali commesse per via elettronica nonché ogni forma di pornografia infantile in Internet e la sua diffusione. La seconda parte concerne l’armonizzazione tra gli Stati delle norme di procedura penale con particolare riferimento alla raccolta e alla conservazione di prove costituite da dati elettronici nelle inchieste penali. La terza parte punta ad armonizzare e rendere velocemente esperibili le procedure della cooperazione internazionale e di scambio dei dati.
Procedere alla ratifica della Convenzione significa riconoscere che la criminalità che agisce in rete, sia essa organizzata o meno, non possa essere affrontata efficacemente dai singoli Stati, ma necessiti di una strategia globale che preveda una cooperazione internazio- nale intensa e fattiva. Le sfide che la comunità internazionale sta affrontando oggi non pos- sono prescindere dall’adozione di questa strategia, per contrastare efficacemente i reati – tra gli altri – di finanziamento illecito e riciclaggio connessi al terrorismo internazionale. Il Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica, relativo all’incriminazione di atti di natura razzista e xenofobica commessi a mezzo di sistemi infor- matici, rappresenta una estensione della portata della Convenzione, includendovi la previ- sione dei reati legati alla propaganda a sfondo razzista e xenofobo, perpetrato con mezzi in- formatici; intende inoltre fornire agli Stati Parte la possibilità di utilizzare i mezzi e le vie della cooperazione internazionale per combattere i reati predetti. Emergono chiaramente dal Protocollo le priorità europee nella lotta alla pedo-pornografia infantile on line e alle fro- di nei pagamenti con carta di credito, nonché nella protezione dei sistemi informatici e delle infrastrutture critiche: la Repubblica di San Marino intende adottare e fare propri questi in- tendimenti di contrasto. Un altro peculiare fenomeno che il Protocollo intende combattere è quello particolarmente nuovo relativo ai crimini d’odio (hate speech); con la ratifica del Pro- tocollo la Repubblica di San Marino intende allinearsi agli altri Stati europei nell’opporsi fermamente a qualsiasi forma di incitamento all’odio, a maggior ragione a quelle poste in es- sere attraverso le nuove tecnologie.
La Direzione degli Affari Giuridici del Dipartimento Affari Esteri ha prodotto una valutazione di conformità della Convenzione e del Protocollo rispetto all’Ordinamento samma- rinese, dalla quale emerge che gran parte delle statuizioni previste dalla Convenzione sono presenti e applicabili nel diritto interno. Dovranno invece essere prodotte alcune norme, in particolare di procedura penale, per adeguare il nostro sistema normativo ai dettami della Convenzione e del Protocollo e per consentire una più efficace e celere collaborazione inter- nazionale. La Convenzione e il relativo Protocollo sono stati esaminati dalla Commissione Consiliare competente in data 7 novembre 2018, con esito positivo. Nella speranza di avere opportunamente esplicato i caratteri essenziali della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, fatta a Budapest il 23 novembre 2001 e del Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica, relativo all’incriminazione di atti di natura razzista e xenofobica commessi a mezzo di sistemi infor- matici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003, nonché l’opportunità per la Repubblica di San Marino di aderire a tali Strumenti, ho l’onore di chiedervi la ratifica”.

Davide Forcellini, Rete
Intervengo dando input che saranno poi oggetto della discussione sui contenuti del provvedimento in Commissione. La materia è piuttosto tecnica e la terza parte è anche piuttosto ostica ed occorre approfondirla. In questa sede ho più che altro richieste di chiarimento. Primo, obiettivo è andare a integrare meglio l’ambito normativo attualmente disciplinato nel 2016, piuttosto recentemente. Chiedo quindi se il provvedimento nasce dalla condivisione con l’Ordine degli Avvocati, siccome dalla relazione non si evince questa condivisione. Vorrei capire come verrà poi disciplinato l’ambito di riferimento di questo provvedimento. Vorrei sapere se queste modifiche non siano in realtà usate come pretesto per disciplinare materie ‘esterne’ alla fatispecie in oggetto.

Tony Margiotta, Indipendente
Questo Pdl nasce dalla convenzione siglata con il Consiglio d’Europa, l’obiettivo è condivisibile, sappiamo benissimo quali sono le potenzialità della tecnologie e i grandi pericoli che vi si celino, come la possiblità di creare situazioni criminose legate a pedofilia, xenofobia e a tutti quei messaggi che possono essere legati alla criminalità. La finalità del Pdl è molto importante. Anche io chiedo, come chi mi ha preceduto- visto che per affrontare questa forma nuova di criminalità si deve creare una rete di attori che la contrasti- sono stati coinvolti tutti gli attori: avvocati, tribunale, forze dell’ordine? Si sono create le condizioni per avere supporto tecnologico e operativo con tutti gli attori, anche che sono al di fuori del nostro territorio e che hanno firmato questa convenzione?

Marica Montemaggi, C10
Anche in questo caso siamo di fronte a un percorso che ha un respiro più ampio del nostro Paese, ha un respiro internazionale. Se vogliamo far parte di un contesto internazionale, è fondamentale poter contemplare nel nostro ordinamento una serie di normative che possano sempre più tutelare le persone e possano dare risposte velocemente di collaborazione. Il mondo digitale si è sviluppato in modo esponenziale in questi anni e ciò ha fatto sì che si creassero opportunità, ma anche pericoli, e difficilmente si è potuto mettere una protezione. Questa convenzione mira proprio a creare collaborazione tra Paesi e avere risposte pronte e veloci.

Roberto Ciavatta, Rete
Non riesco a capire perché si va a puntualizzare in una norma generale che si puniscono crimini contro la Shoà, ma sono dettagli. Certamente bisogna trovare modalità per evitare che internet diventi mezzo di trasmissione di contenuti gravi, è un tema assolutamente importante e centrato, ma anche delicato. Qui si discute di come avere la possibilità di impedire, sequestrare e togliere dalla rete una serie di contenuti e questioni che andrebbero approfondite. In un contesto più legato allo scontro, temo si possa usare queste norme per zittire chi faccia esternazioni ‘non gradite’, non vorrei quindi che domani il sito del mio gruppo politico o di un altro venga oscurato alla luce di questi dettami, per contenuti che nulla hanno a che fare con genocidio, pedofilia etc..

Denise Bronzetti, Ps
Concordo con le preoccupazioni espresse sull’adozione di testi internazionali, che devono avere sì recepiti, ma l’auspicio è che siano considerati tutti quanti gli aspetti che tengano conto di una realtà come la nostra, di un piccolo Stato. Faccio l’invito affichè ci sia tempo per verificare e approfondire il testo e le possibile modifiche, un invito quindi alla Segreteria, all’Aula e alla Commissione di un approfondimento serio, con il tempo necessario a farlo.

Gian Matteo Zeppa, Rete
Si parla nel progetto di legge di avere normativa che possa andare a rendere più difficile realizzare una serie di reati cui tutti siamo contrari. Va bene l’allineamento alle norme internazionali, ma la mia richiesta è se, nella stesura, si sia tenuto conto nell’allineamento alle politiche europee anche delle esigenze di chi opera quotidianamente su queste tipologie di reato. Non vorrei inoltre ci possa essere, in questo allineamento, un veto da parte di questo governo verso qualcosa.

Margherita Amici, Rf
Difficile non condividere l’approccio degli interventi su questo Pdl, ovvero il giudizio sull’elevato grado di tecnicismo dell’ambito di applicazione delle norme. Il mondo si sta trasformando perché tutto ciò che prima era materiale tangibile viene digitalizzato, mi riferisco in particolare ai processi. Di qui il rischio di attacchi informatici e l’adeguata tutela necessaria. Sul discorso di recepimento di norme internazionali ho sentito pareri discordanti, se da un lato si rigetta un appiattimento acritico sui trattati internazionali rispetto il loro recepimento, e si chiede un adeguamento delle norme perché si devono applicare nei singoli Paesi, dall’altro nei passaggi in cui sono state apportate modifiche queste non sono state approvate in toto. Ci sarà modo per approfondire queste modifiche in Commissione e in seconda lettura, ma su questi aspetti ho notato un po’ di confusione. Se è vero poi che bisogna parlarne con l’ordine degli avvocati, è anche vero che gli operatori che devono utilizzare le norme sono i magistrati e non vorrei questi fossero messi in secondo piano.

Gian Carlo Venturini, Pdcs

Il progetto di legge riguards temi molto delicati e difficili legati alla tutela informatica, nel recepimento bisogna tenere conto anche della nostra statualità e peculiarità e in primis coinvogere i professionisti.

Vanessa d’Ambrosio, Ssd
Saluto con favore questo Pdl in prima lettura che ratifica la Convenzione del Consiglio d’Europa, per una serie di motivi: primo perché andiamo ad attualizzare quello che è il nostro sistema con una serie di tutele. Stiamo adeguando la normativa con una convenzione del Consiglio d’Europa che non è la Commissione o il Parlamento europeo: San Marino è il 22° Stato del Consiglio d’Europa dall’88. E’ un avanzamento del nostro ordinamento: valutiamolo non solo rispetto quello che San Marino deve fare per accordi internazionali, ma anche nell’ottica degli strumenti che introduciamo nel nostro ordinamento per tutelare i nostri cittadini e le nostre imprese . Non siamo un Paese isolato, le ‘reti’ e i reati che vi passano non hanno confini. Ci sono i modi e i tempi per riuscire a sciogliere i possibili dubbi.

Sds Nicola Renzi, replica
Gli interventi hanno toccato il cuore del tema, gli aspetti positivi dell’adeguarsi alla Convenzione. L’atto che stiamo compiendo, consigliere Margiotta, è un passo che ci consente ad aderire a norme comuni, è lo strumento per aderire a forme maggiori di collaborazione come lei stesso ha indicato. Ovviamente non è sufficiente, c’è del lavoro da compiere per implementare il quadro di riferimento. Molto pertinenti le considerazioni del consigliere Ciavatta, è importante riuscire a compensare e a bilanciare le esigenze imposte della convenzione, reprimere e prevenire fenomeni di hate speech, e dall’altro garantire e tutelare la libertà di espressione e opinioni. L’auspicio che avrei è di poter confrontarsi poi sul 199 ter quando si avrà possibilità di condivisione.

Comma 5. Progetto di legge “Misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo, della proliferazione delle armi di distruzione di massa e l’attività dei paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”. (Prima lettura)

Nicola Renzi, Sds Affari Esteri dà lettura della relazione
“L’articolato normativo in oggetto è frutto del ripensamento dell’attuale normativa in materia di prevenzione, contrasto e repressione del finanziamento del terrorismo e dell’attivituà dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale alla luce dei più recenti sviluppi che hanno interessato il quadro internazionale in materia. Attualmente la normativa di riferimento è parte integrante della Legge n. 92 del 17 giugno 2008 (di seguito “Legge antiriciclaggio”), nello specilico il Titolo IV; tali norme disciplinano misure per prevenire e contrastare il terrorismo e il suo finanziamento in attuazione degli standard internazionali che dispongono in materia (principalmente le Raccomandazioni del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale), nonché delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell ‘ONU in cui gli stessi standard trovano fondamento. Un’analisi approfondita di tale quadro internazionale, nonché delle tendenze adottate in sede di valutazione (esterna) dei livelli di attuazione degli stessi, ha fatto emergere come la normativa sopra citata non risulti, ad oggi, pienamente in linea con quella internazionale. Da tali valutazioni è sorta dunque l’esigenza di revisione e miglioramento della stessa, anche in vista di future valutazioni della nostra Repubblica da parte degli organismi internazionali competenti in materia (in particolare, il Moneyval). È proprio in tale prospettiva, infatti, che le proposte di modifica oggi presentate tengono in forte considerazione le criticità sollevate dal Moneyval, sia a livello normativo che a livello di effettività del sistema, nel corso dell’ultimo ciclo di valutazione della Repubblica e, con riferimento ad esse, mirano a elaborare delle soluzioni effettive. Riflessioni verso una revisione della normativa in oggetto sono state sollecitate altresì dal fatto che, dall’ultima valutazione di San Marino (risalente al 2011), gli standard internazionali di riferimento sono stati aggiornati e ampliati: ciò ha spinto, a maggior ragione, a tenere in considerazione una possibile revisione e aggiornamento della normativa interna di attuazione. A titolo esemplificativo, si riporta il caso della Raccomandazione 7 del GAFI, introdotta nel corpo degli standard di cui trattasi (ad oggi 40 Raccomandazioni) nel 2012, secondo cui gli Stati devono applicare le sanzioni finanziarie adottate in seno al Consiglio di Sicurezza per contrastare programmi nucleari e la proliferazione delle armi di distmzione di massa e dotarsi di procedure a ciò funzionali in conformità al sistema istituito dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che dispongono in materia.
Di conseguenza, la nostra Repubblica non può che dare seguito a tali sviluppi attraverso l’adeguamento della normativa attualmente in vigore, pena la non conformità con lo stesso sistema delle Nazioni Unite e, in particolare, con quelle risoluzioni vincolanti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU adottate ai sensi del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite. Tenuto conto del sensibile ampliamento che la normativa nazionale in oggetto subirebbe a seguito delle modifiche e integrazioni proposte, è sembrato opportuno elaborare un corpo di norme ad hoc, formalmente distinto dalla Legge antiriciclaggio in cui la materia è attualmente incorporata. (…). Alla luce di quanto sopra esposto, si sottolinea l’importanza del progetto di legge allegato alfine di garantire la piena conformità dell’ordinamento sammarinese alle disposizioni vincolanti adottate in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e alle Raccomandazioni del Gafi, di conseguenza, si confida nel suo favorevole accoglimento da parte del Consiglio Grande e Generale.

Comma 6. Progetto di legge “Riforma della Consulta dei cittadini sammarinesi residenti all’estero” (prima lettura).

Nicola Renzi, Segretario di Stato per gli Affari Esteri
Questa normativa vuole riformare l’organizzazione della Consulta dei cittadini residenti all’estero e si prefigge di dare maggiore organicità alle sue attività. La proposta che ho formulato, oggetto di lunghi confronti con le Consulte precedenti e con le Comunità, è volta a portare da due a uno il numero delle Consulte, iniziando a usare strumenti telematici che ci consentono di comunicare con le comunità, ampliando il numero della durata delle Consulte e il numero dei partecipanti. Rispetto alla proposta di legge che contine l’innalzamento del numero di 10 unità, a seguito del confronto con le Comunità, si è previsto un aumento di 12 partecipanti- che condivido- divisi per anelli. Quando arriveremo in Commissione potremo spiegare in modo più approfondito la modifica. Credo in questo modo si rendano più organici e strutturati i lavori della Consulta e se questa riforma sarà combinata con la razionalizzazione nell’organizzazione dei viaggi dei nostri concittadini che partecipano ala Consulta, potrà consentire anche una consistente riduzione dei costi, senza alterare il mantenimento del confronto fra cittadini residenti all’estero e in territorio.

Matteo Ciacci, C10

Questo Pdl riguarda la Consulta, organismo che ha comunque l’esigenza da un lato di confrontarsi sulle dinamiche che ci sono all’interno del paese, da un punto di vista politico, dal punto di vista strutturale e sociale, e dall’altro ovviamente anche di spronare la politica e anche di fungere in qualità di organismo capace di dettare alcuni indirizzi politici importanti che il Paese e le istituzioni fanno propri. Sono affrontati nella mormativi alcuni aspetti tecnici, viene prevista una nuova conformazione dell’assemblea. Credo che oltre alla riforma introdotta, altro aspetto importante è il ruolo che i residenti all’estero hanno e il senso di appartenanza che hanno nei confronti del nostro Paese. Il sottoscritto ha avuto la fortuna e il modo di incontrare le comunità di Detroit e New York, e ti rendi conto quanto i cittadini siao attaccati alla nostra comunità, anche quelli delle nuove generazioni sentono attaccamento molto forte. Ne ho avuto contezza personalmente nella mia esperienza del semestre regganziale. Questo è ovviamente un passaggio importante ma parallelamento, ci sono altri strumenti ch possono accrescere le collaborazioni con altri cittadini residenti all’estero, come lo scambio

di carattere cuturale, ma anche collaborazioni possibili da un punto di vista artistico sportivo e persino professionale. Sosteniamo con favore questa riforma, non però il limitandosi a produrre squisitamente l’articolato, ma affinché questo possa essere da sprone per la parte politica per dotare a livello istituzionale

la Consulta di strumenti in modo che sia seguita e ancora più utile al al nostro caro Paese.

Pasquale Valentini, Pdcs
La Consulta avrebbe bisogno di essere rinnovata effettivamente, ma bisogna che una volta per tutte definiamo che rapporto vogliamo con i cittadni sammarinesi residenti all’estero, questo punto non è stato risolto. E questo è il nodo di fondo, ogni volta che la Consulta si riunisce si chiede ‘cosa rappresentiamo noi per San Marino”? E sapete benissimo che la cittadinanza coincide con il diritto di voto, ma i cittadini a seconda della zona del mondo in cui risiedono hanno un diritto limitato e non possono esercitarlo liberamente, visto che noi lo esercitiamo solo venendo a votare nel nostro Paese. Non abbiamo mai voluto risolvere questo problema, che tipo di rapporto vogliamo con i cittadini sammarinesi residenti all’estero? Analogo o diversificato rispetto quello che si ha con chi risiede a San Marino?

Mara Valentini, Rf
La novità fondamentale di questo Pdl è quella di spostare il baricentro dalla quantità alla qualità, a beneficio della peculiarità della Consulta stessa. L’indirizzo intrapreso dal Segretario Renzi va proprio verso la valorizzazione e l’approfondimento del rapporto con le nostre comunità estere. Prevedere una riunione una sola volta all’anno non va a discapito dell’approfondimento, ma aumentando i giorni di incontro, anche a 4, fa sì che i rapporti si consolidino e si raggiunga maggiore comprensione. Il contenimento delle spese dei viaggi va ad incrementare un rapporto di collegamento tra istituzioni e cittadini residenti all’estero.

Denise Bronzetti, Ps
Che tipo di rapporto vogliamo e ricerchiamo con la Consulta e con i nostri concittadini residenti all’estero? Questo è il dilemma cui ancora non è stata data precisa risposta. Con questo Pdl non mi pare che le risposte siano in qualche modo fornite. Della Consulta abbiamo parlato nella Commissione esteri, a seguito di una modifica di legge sulla modalità diversa di affrontare le risoluzioni finali delle Consulte che per anni non sono state dibattute all’interno del Consiglio, non riservando loro la dovuta attenzione e senza rispettare quanto previsto dalle precedenti leggi sulla Consulta. Abbiamo discusso su che cosa dovesse diventare la Consulta, o almeno l’opposizione ci ha provato in quella Commissione. Era solo una piccola parte del ragionamento necessario da fare. Mi piacerebbe capire, Segretario, quale è la posizione della Consulta rispetto questo Pdl. Le forze di opposizione non sono state coinvolte, faremo la nostra parte comunque in Commissione, ma non c’è stato un ambito dove confrontarsi. Peccato perchè non si può ritenere la Consulta un organo di proprietà del governo. Si parla di nostri concittadini. Non si può poi non ricordare uno dei temi più cari alla Consulta è la legge sulla cittadinanza. Non si può ridurre il tutto a una mera questione di costi, l’impressione del Pdl è che si voglia ridurre gli incontri della Consulta per una questione di costi, va data molta più dignità.

Davide Forcellini, Rete
Ritengo la questione importante e da tanto tempo si parla in questa Aula della problematica che tutte le volte le Comunità appunto all’estero fanno notare. Ma nonostante quanto sbandierato dalla maggioranza- per esempio il consigliere Mara Valentini parla di valorizzazione del rapporto con le consulte – le parole secondo me vanno usate con doveroso peso, nel senso che, se effettivamente si vuole valorizzare il rapporto con le consulte, non significa semplicemente andare a quantificare e considerare sulla bilancia quello che può essere il risparmio per fare una riunione all’anno, piuttosto che due. Il problema non l’avete proprio centrato, anzi, avete preso un bell’abbaglio, non credo che le comunità all’estero richiedano questo, ma ben altro. Per esempio, c’era il discorso del superamento della dichiarazione del mantenimento della cittadinanza per quanto riguarda i giovani. Un altro discorso importante secondo me è che le consulte non vanno viste sempre e solo durante le elezioni e come espressione appunto del voto elettorale. Secondo me ci vuole una visione molto più ampia della questione.

Tony Margiotta, Indipendente
Se vogliamo rafforzare questo rapporto, come mai si è deciso di diminuire il numero dellw Consulte da due a uno? Si è evidenziata la questione economica, ma abbiamo aumentato i membri della Consulta di 12, non si va allora nella direzione del contenimento economico. Se la maggioranza vuole andare verso un rafforzamento del rapporto, questo Pdl non va in questa direzione.

Sandra Giardi, Rete
Il Pdl non va nella direzione di stravolgere l’organismo della Consulta, ha apportato modifiche funzionali, diminuendo il numero delle giornate si è voluto incidere sull’aspetto economico. Io l’ho sempre ritenuto un organismo importante per la sua funzione culturale e formativa, inserirei all’interno del Pdl un articolo con delle finalità, definire cosa vogliamo dalle Comunità, per dare loro una importanza e definirla.

Federico Pedini Amati, Mdsi
Il problema principale sollevato negli anni dalla Consulta è legato piuttosto alla possibilità di voto, poiché c’è il cittadino sammariese residente a Rimini e quello residente in America. Avete affrontato il tema in Consulta del possibile voto telematico?

Teodoro Lonfernini, Pdcs
La riduzione dei costi è un motivazione del pdl e ha un suo valore, la logica della riduzione e del contenimento della spesa corrente deve riguardare tutti e anche l’organismo della Consulta, anche se non è certo la doppia occasione di incontro che fa lievitare i costi. Altro elemento è la maggiore organicità e qui siamo d’accordo, i nostri organismi devono funzionare, non esistere solo perché sono previsti.

Alessandro Bevitori, Ssd
Per sottolineare il parere di Ssd al sostegno a questa riforma della Consulta dei cittadini all’estero, qualcosa che prendiamo con grande favore, essendo una proposta in prima lettura che sarà oggetto di dibattito in seconda lettura e di approfondimento e miglioramento sulla base dei suggerimenti che potranno provenire anche dall’opposizione. E’ una buona base di partenza su cui iniziare un ragionamento.

Sds Nicola Renzi, replica
Qualcuno mi ha chiesto se il Pdl è stato condiviso con le comunità, la risposta è assolutamente sì, l’ultima consultazione è avvenuta a dicembre, ma è da un anno che va avanti il confronto. Il testo che vedete è già stato confrontato con le comunità e già integrato con le loro proposte. Il fatto di portare a un numero maggiore dei partecipanti non vuole essere un ‘contentino’ o un bilanciamento. E’ stato fatto un regolamento, prima di questo intervento, sull’iscrizione alle Comunità. Si sono così responsabilizzati i presidenti delle Comunità, i primi ad essere contenti di questa iniziativa. L’atto di iscrizione alla Comunità è un atto riconosciuto e valorizzato. Il Pdl sulla cittadinanza che è all’Odg e porta a una risoluzione finalmente che la Consulta stessa ci chiedeva.

Credo di essere stato il primo Segretario di Stato ad aver fatto una relazione alle risoluzioni delle Consulte precedenti, credo siano cose doverose e dovute che la stessa Consulta ha apprezzato e lo facciamo non per fare un favore, ma perché crediamo che il rapporto con le Comunità estere sia importante ma non debba essere distorsivo. Questo Pdl non è una rivoluzione copernicana, ma il tentativo di dare maggiore organicità ai lavori della Consulta.

Comma 7. Progetto di legge “Istituzione di organismi impegnati nella lotta al terrorismo internazionale” (2^lettura)/ APPROVATO con 47 voti a favore e nessun contrario.

Margherita Amici, Rf, dà lettura relazione unica
Il presente Progetto di Legge è stato licenziato dalla Commissione Consiliare Permanente Affari Esteri, Emigrazione ed Immigrazione, Sicurezza e Ordine Pubblico, Informazione in data 1 agosto 2018. La Commissione ha accolto con favore il testo di legge, nel suo intento fondamentale, ossia quello di rendere la Repubblica di San Marino sempre più concretamente impegnata nella lotta al terrorismo di portata internazionale.

Da anni la nostra Repubblica ha intrapreso un percorso virtuoso che è puntualmente riconfermato oggi con il presente Progetto di Legge: un percorso che non solo consente al Paese di riacquisire una credibilità perduta negli anni, durante i quali San Marino era sfornito di un apparato normativo solido e strutturato per il contrasto ai fenomeni di riciclaggio e di terrorismo, ma che valorizza il ruolo che i Piccoli Stati possono avere sul piano della cooperazione internazionale. Le nostre dimensioni territoriali non possono e non devono essere un’esimente dall’impegno che ogni Stato Sovrano, degno di essere chiamato tale, ha il dovere di assumere in un mondo che sempre più è minacciato dalla criminalità organizzata, in tutte le forme che questa assume, compreso il terrorismo internazionale.

Il processo di adeguamento agli standard internazionali che la Repubblica di San Marino ha intrapreso in maniera strutturale con la Legge 17 giugno 2008, n. 92 (“Disposizioni in

materia di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo”), sebbene prima di allora alcune modi’fiche legislative,.in tal senso siano occorse nell’ordinamento sammarinese, non deve e non può arréstarsi. Ritenere che un apparato normativo, per quanto organico ed equilibrato, possa continuare a rispon.dere alle esigenze di tutela della collettività e della sicurezza degli Stati senza una costante revisione delle normative a presidio degli enunciati beni giuridici, è impensabile. Tanto è vero che la Legge n. 92 del 2008 è stata costantemente revisionata, modificata e integrata proprio per le suddette ragioni.

Il riferimento alla Legge del 2008 non è un caso: il Progetto di Legge in esame ha una stretta connessione, funzionale e teleologica, rispetto alla normativa anti-riciclaggio, dal momento che ne va a potenziare l’efficacia, mediante la creazione di organismi impegnati nella lotta al terrorismo internazionale, rispetto al quale i fenomeni di riciclaggio si pongono in un rapporto di presupposizione o consequenzialità, a seconda che si ricorra alla fattispecie di reato de quo allo scopo di finanziare il terrorismo internazionale ovvero come mezzo per assicurarsi il prezzo, prodotto, profitto dei reati di terrorismo internazionale.

Esaurite queste necessarie premesse, che consentono di inquadrare correttamente il presente Progetto di Legge, le previsioni contenute nello stesso consistono nella creazione di tre organismi, il cui funzionamento sarà disciplinato da apposito Regolamento adottato dal Congresso di Stato.

In particolare, vengono istituiti i seguenti organismi:
1) Commissione Permanente Antiterrorismo, il cui compito è discutere e analizzare le

tematiche relative al fenomeno del terrorismo internazionale sulla base delle informazioni delle quali i membri dispongono, nonché degli studi e sviluppi elaborati sul tema nelle competenti sedi nazionali e internazionali. Oltre a ciò, la Commissione dovrà redarre la Strategia e il Piano Nazionale di Sicurezza sul Terrorismo, recanti le linee di azione in materia di perseguimento, prevenzione, protezione e reazione al fenomeno terroristico internazionale.

  1. 2)  Nucleo Operativo Antiterrorismo, le cui funzioni consistono nel definire i gradi di allerta in relazione al rischio di possibili minacce di natura terroristica; esaminare le informazioni acquisite, al fine di pianificare e predisporre misure per la prevenzione di attentati terroristici; attivare l’Unità di Crisi Antiterrorismo (terzo organismo istituito dal PdL) fornendo alla medesima ogni dato o informazione rilevante per lo svolgimento delle sue funzioni.
  2. 3)  Unità di Crisi Antiterrorismo, che si riunisce qualora si sia verificato un attacco terroristico o vi sia un rischio elevato di minaccia terroristica. AI fine di agevolare l’operatività dell’Unità di Crisi, questa viene convocata senza obbligo di forma e senza necessità di preavviso. Le sue funzioni consistono nel coordinare le azioni di tutti gli organismi competenti, al fine di dare piena ed efficace attuazione alla Strategia e al Piano Nazionale di Sicurezza sul Terrorismo. L’Unità di Crisi adotta altresì ogni iniziativa utile per la diffusione delle informazioni relative alle situazioni di emergenza verificatesi, al fine di garantire l’adeguata comprensione, da parte della popolazione, della minaccia e dei comportamenti da adottare.

Oltre all’istituzione dei suddetti organismi, il Progetto di Legge definisce la condizione di “Stato di Emergenza”, che deve essere dichiarata con Ordinanza dal Segretario di Stato per gli Affari Interni. Questa potrà contenere precetti, imporre obblighi e divieti e prescrivere misure speciali per fronteggiare la situazione di emergenza dichiarata.

Viene infine prevista l’estensione dell’istituto del Segreto d’Ufficio – già previsto dal nostro ordinamento in determinati casi – anche agli organismi istituiti dallo stesso Progetto di Legge, ferma restando l’inopponibilità del segreto medesimo all’Autorità Giudiziaria.Il presente Progetto di Legge, nella sua semplicità e linearità, rafforza ulteriormente l’apparato legislativo della Repubblica di San Marino, confermandone l’impegno nella lotta e nel contrasto ai fenomeni di ricie/aggio e terrorismo internazionale, strettamente connessi per le indicate ragioni. La ratio del Progetto di Legge e la sua importanza ai fini del costante accreditamento del nostro Paese nelle sedi internazionali sono state comprese e condivise da tutti i Commissari della Commissione Permanente competente: la scelta di predisporre una relazione unica è segno di questa convergenza che, su temi del genere, non conosce colore politico.

Dichiarazioni di voto

Davide Forcellini, Rete
Come movimento Rete siamo a sostenere questo provvedimento, il tema è così importante e condiviso per motivi etici e che vanno oltre quello che è l’aspetto propriamente politico, è obbligo che il nostro paese si esprima in maniera condivisa in ambiti internazionali. Inoltre il provvedimento mette in luce l’apertura mentale del parlamento su questioni non legate ad aspetti contingenti. Lo sosterremo.

Giuseppe Maria Morganti, Ssd
A nome di tutta la maggioranza esprimo condivisione e voto positivo, sottolineo come l’intera Aula si sia ritrovata su un provvedimento che allinea il nostro Paese alle pratiche internazionali nella lotta al terrorismo.

Iro Belluzzi, Psd
Esprimo voto favorevole a questa norma che va a sostanziare accordi internazionali e l’adeguamento della nostra normativa per integrarsi con l’Ue, aono norme tecniche che hanno un grande valore

Alessandro Mancini, Ps
Per esprimere voto favorevole a un Pdl che non solo armonizza il nostro ordinamento a quello degli Stati europei, ma è sicuramente un passo in avanti verso il nostro percorso di avvicinamento all’Europa. In Commissione questo Pdl non ha diviso l’aula che ha lanciato un messaggio unitario, anche in questa sede il Ps voterà favorevolmente.

Teodoro Lonfernini, Pdcs
Per esprimere a nome del gruppo Pdcs voto favorevole al Pdl in seconda lettura. La sensibilità unanime tradotta in voto unanime da parte dell’Aula, su temi che posson far emergere una pagina positiva del nostro Paese , credo sia buonissima cosa. Lottare contro il terrorismo internazionale può sembrare per il nostro Paese qualcosa di lontano, ma riteniamo non sia così e il voto unanime lo dimostra.

Federico Pedini Amati, Mdsi
Almeno sulle leggi di questo tipo c’è da cogliere una parte positiva che l’intero Paese e l’intero Consiglio non solo oggi, ma anche in passato, hanno sempre agito in maniera univoca, lo si deve dire rispetto tutte le organizzazioni criminali che pensano di poter trovare nei piccoli paesi come il nostro meno ambiti normativi che possano contrastarle. Movimento Democrativo voterà favorevolmente il provvedimento con convinzione.

Giovanna Cecchetti, Indipendenti
Per esprimere voto favorevole dai consiglieri indipendenti Margiotta, Riccardi e dalla sottoscritta.

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