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Giorno della Memoria, Servillo: “La musica ha sempre un valore civile”

Il concerto del 26 gennaio all'auditorium Parco della Musica di Roma aprirà le celebrazioni per la Giornata della Memoria

Pubblicato:18-01-2017 12:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:48

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ROMA – Sarà una “Serata Colorata“, il concerto del 26 gennaio all’auditorium Parco della Musica di Roma, ad aprire le manifestazioni previste per la Giornata della Memoria. Una serata musicale costruita sulle note composte da ebrei e internati del più grande campo di internamento fascista in Italia, quello di Ferramonti, in Calabria. Sul palco i musicisti Fabrizio Bosso, il virtuoso della fisarmonica Vince Abbracciante, il contrabbassista Giuseppe Bassi, Seby Burgio e ancora Andrea Campanella, Daniel Hoffman e Eyal Lerner. Le voci quelle di Lee Colbert, Myriam Fuks, Giuseppe Naviglio e del Coro Petrassi e Coro C.Casini dell’università di Roma Tor Vergata. A fare da trade union la voce narrante di Peppe Servillo.

“Nel raccontare questa vicenda in tutta la sua interezza – sottolinea il front man degli Avion Travel a diregiovani.it – con tutti gli aspetti che ha, il dato storico è importante“. Dietro il lavoro “ci sono state anche delle consulenze di ordine storico per poter dire alla platea cose precise riguardo a una vicenda così drammatica, così importante. Vogliamo rendere testimonianza di una vicenda così enorme che non vogliamo assolutamente oscurare e dimenticare. Un campo di concentramento, il più grande d’Italia, in Calabria, che era custodito solo da milizie fasciste e quindi da italiani dove nessun ebreo è stato ucciso o torturato e dove la qualità delle relazioni umane all’interno del campo e anche tra gli internati e tra questi e la popolazione circostante è stata degna. La musica in tutto questo ha svolto un ruolo molto importante. Quasi salvifico”.


Il concerto propone un repertorio tipico degli Anni Trenta – jazz, kabarett, canzonette, avanspettacolo – ma anche brani di musica classica, canto corale e pezzi tratti dal repertorio ebraico, tra cui uno struggente Kaddish. La ricostruzione storica in senso stretto e musicale è del musicologo del conservatorio ‘G. Verdi’ di Milano Raffaele Deluca. Tra le sue mani spartiti decorati con disegni ed annotazione a margine ma anche fotografie, diari, lettere. Testimonianze che raccontano di privazioni, di prigionia, di stenti ma anche della generosità della popolazione locale e l’umanità di alcune guardie. “Qualcuno chiede ha senso fare questo? In particolare – spiega ancora Servillo – ha senso testimoniare la vicenda di Ferramonti per le ragioni che ho detto prima ma poi in generale coltivare la memoria come valore ha sempre senso perché fonda la nostra identità e ci proietta nel futuro. La memoria va salvaguardata in maniera integra tenendo conto di tutto il bene e il male che ha attraversato la nostra storia. Non credo che questa serata per come è stata curata rischi di cadere nel rituale e quindi nello svuotamento del contenuto dovuto alla ripetizione abitudinaria e consolatoria. C’è il desiderio di mantenere integra una memoria perché significa alimentare la speranza di poter rigenerare i valori e opporsi ai disvalori che ancora oggi separano le comunità da un punto di vista religioso, politico, etnico, generale, sociale”.

La foto di un concerto a Ferramonti

L’arte quindi come portatrice di valori e depositaria della memoria collettiva. “Negli anni ’70 – sottolinea ancora – spesso l’impegno era un contenuto che qualificava artisticamente un personaggio ma non è detto che questo, con l’andar del tempo, fosse un valore riconosciuto sotto il profilo squisitamente artistico. Molto spesso in nome dell’impegno civile si scrivevano anche brutte canzoni. Ancora oggi ci sono degli artisti che fanno direttamente riferimento a un contenuto civile esprimendo al tempo stesso canzoni che sono bellissime. L’espressione artistica colloca l’artista in stretta relazione con la platea e non è mai separato dal mondo se non per scelta. Anche quando il contenuto non è esplicitamente di carattere civile ha sempre un valore civile e sociale, l’arte quando è fatta in maniera onesta, da un punto di vista intellettuale, ha sempre– conclude Servillo- un valore civile e sociale anche quando parla di cose apparentemente distanti dall’impegno”.

 Le foto sono tratte dal sito Memoria in Musica

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