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Firenze vista e raccontata dagli immigrati, Haswell Beni e il progetto Migrantour

FIRENZE  - Far conoscere le città attraverso gli occhi dei loro abitanti immigrati e ascoltandone le loro storie.

Pubblicato:17-12-2015 11:38
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:43

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FIRENZE  – Far conoscere le città attraverso gli occhi dei loro abitanti immigrati e ascoltandone le loro storie. E’ l’idea alla base del progetto “Migrantour”, l’iniziativa nata a Torino da un’idea del tour operator di turismo responsabile “Viaggi Solidali” in collaborazione con le ong Oxfam Italia ed Acr.  A Firenze, a tenere vivo questo progetto è   Haswell Beni, che arriva in città all’inizio degli anni ’90, dal Malawi, uno stato dell’Africa orientale, per seguire “una ragazza italiana” incontrata nel suo Paese. Una ‘ragazza’ che poi è diventata la sua attuale moglie. Alla ‘Dire’ Beni racconta la sua attività con il progetto “Migrantour“, per il quale è diventato accompagnatore interculturale dopo aver seguito un corso co-finanziato dalla Commissione Europea.

“Raccontare come ti trovi nel posto dove vivi è un metodo molto efficace per integrare una persona nuova e per fare nuove amicizie” spiega. Le passeggiate organizzate a Firenze si svolgono nel centro storico. Uno degli itinerari parte dalla chiesa di Sant’Ambrogio, per poi proseguire verso la “casa di preghiera dei musulmani“, dove i visitatori sono accolti da un altro accompagnatore interculturale, che spiega le specificità di questo culto. “Da là si va alla sinagoga“, spiega ancora Haswell, dove la visita è assicurata dalle guide della sinagoga.

Chi passeggia con Migrantour a Firenze, inoltre, può conoscere, in via Palazzuolo o in zona San Lorenzo, “i negozi etnici, le macellerie halal, l’artigianato afgano, gli abiti sudamericani e i prodotti tipici africani e di tanti altri paesi. In meno di 400 metri vai dall’Europa all’Asia, passando per il Medio Oriente e l’Africa” racconta Haswell.
La passeggiata dura almeno due ore, il tempo di ascoltare “le storie delle persone che lavorano in attività e associazioni”, che non sono solo religiose, ma anche culturali e di promozione sociale. Tutto sotto una prospettiva che mette al centro della ricchezza culturale di Firenze gli scambi tra popoli lontani: Haswell ricorda “il grande interesse che avevano i Medici per le altre culture- e conclude- sono orgoglioso di essere a Firenze, i fiorentini di oggi siamo noi”.


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