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Omicidio Serena Mollicone, il papà. “Uccisa perché voleva denunciare traffico di droga”

Gli indagati, con le ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere, sono l'ex maresciallo dei carabinieri, Franco Mottola, la moglie e il figlio

Pubblicato:17-11-2017 13:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:54

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ROMA – Serena Mollicone, la 18enne di Arce, nel Frusinate, scomparsa l’1 giugno 2001 e ritrovata morta due giorni dopo in un boschetto, sarebbe stata picchiata con violenza e poi soffocata, probabilmente con un sacchetto intorno alla testa.

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In base a quanto trapelato dai risultati della nuova perizia medico legale, le lesioni al capo sarebbero “compatibili” con l’urto su una porta sequestrata in un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce.


Ricordiamo che per la morte di Serena Mollicone gli unici indagati, con le ipotesi di omicidio volontario e occultamento di cadavere, sono: l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie e il figlio.

Serena sarebbe andata nella caserma di Arce per denunciare lo spaccio di droga accusando in particolare Marco, il figlio del maresciallo Mottola, e lì avrebbe trovato la morte.

Guglielmo Mollicone, il papà della ragazza, alla luce dei nuovi sviluppi, si è sfogato ai microfoni di Radio Cusano Campus intervenendo a “La Storia Oscura”, trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci.

“Quel terribile primo giugno 2001 – ha dichiarato Guglielmo Mollicone- io non sapevo che Serena aveva deciso di andare nella caserma dei carabinieri di Arce per denunciare lo spaccio di droga che all’epoca caratterizzava il nostro paese. Se me lo avesse detto l’avrei consigliata diversamente: le avrei detto di andare in un’altra caserma e non nella tana del lupo. Ho sempre sostenuto che Serena fu uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce e i fatti recenti mi stanno dando ragione. In precedenza con mia figlia avevamo parlato di questa spiacevole situazione e lei era disgustata da quello che succedeva e soprattutto dal fatto che nessuno prendeva provvedimenti: né la caserma dei carabinieri, né la parrocchia, né il Comune. Peraltro, Serena era amica di Marco, il figlio del maresciallo Mottola, visto che avevano fatto insieme le scuole medie. Il loro rapporto di amicizia si deteriorò nel momento in cui Marco cominciò a far uso di sostanze stupefacenti e a spacciare droga. Serena cercò di farlo ravvedere, ma, evidentemente lui decise di continuare sulla strada della perdizione”.

“Per quanto riguarda il grande traffico di droga che all’epoca c’era ad Arce- ha aggiunto il padre di Serena Mollicone a Radio Cusano Campus- i miei purtroppo non erano solo sospetti ma la realtà. Perché vedevo continuamente di fronte al mio negozio di cartoleria lo scambio di bustine e di dosi di droga senza che nessuno delle forze dell’ordine intervenisse. E non si trattava solo di piccola criminalità, ma dietro c’era anche la criminalità organizzata. Non bisogna dimenticare infatti che ad Arce, un mese dopo la morte di mia figlia fu scoperta la villa di un camorrista legato al clan degli ‘scissionisti’. Basti pensare che in quel periodo Arce dopo Roma e Napoli era la terza piazza italiana per spaccio di droga. Arce è risorta soltanto dopo la morte di Serena, visto che da 16 anni a questa parte non si sono più registrate morti per overdose. Per questo mia figlia è da considerare un eroe: il suo sacrificio ha messo fine a un pessimo andazzo e ha salvato la vita a tanti giovani. Serena insomma ha fatto quello che tanti amministratori, tanti uomini delle forze dell’ordine e tanti magistrati non hanno fatto”.

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