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Entro il 2016, via altri 815 posti letto negli ospedali dell’Emilia-Romagna

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Pubblicato:17-11-2015 18:40
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:35

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L'assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi

L’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi

In Emilia-Romagna dal 2012 ad oggi c’è già stata una riduzione di 1.725 posti letto in ospedale: entro il dicembre del prossimo anno “dovrà realizzarsi un calo di almeno 815 posti letto“, passando dai 18.145 posti letto attuali “a non più di 17.330”. In commissione la giunta Bonaccini ha confermato l’obiettivo della riorganizzazione della rete ospedaliera. Occorre “portare la dotazione dei posti letto pubblici e privati accreditati regionali a 3,7 posti letto per 1000 abitanti, comprensivi di 0,7 per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie (tenuto conto del saldo di mobilità), cioè l’obiettivo indicato dal decreto ministeriale 70/2015″, ha spiegato l’assessorato: e farlo “mantenendo una visione di carattere regionale, migliorando il livello di efficienza complessiva delle attività ospedaliere, riconducendo le attività erogate in day hospital, day surgery e ordinario programmato 0-1 giorno al regime ambulatoriale e rafforzando l’introduzione di modelli innovativi, anche completando il percorso di realizzazione degli ospedali di comunità”.

Secondo la giunta regionale bisogna poi “completare la definizione dei bacini di utenza e concentrazione delle Unità operative complesse (Uoc)” e “attuare una riorganizzazione che tenga conto dei volumi e degli esiti per le principali patologie in cui è comprovato che all’aumentare dei volumi le complicanze si riducono”. L’evoluzione delle “metodiche chirurgiche e mediche- ha precisato l’assessore alla Sanità, Sergio Venturi– ha creato negli ultimi decenni i presupposti per un trasferimento di attività verso il regime ambulatoriale. La riduzione di posti letto non significa minore efficienza, verrà posta particolare attenzione agli standard strutturali, organizzativi, tecnologici e qualitativi”.

In commissione Venturi ha poi sottolineato l’importanza della “gestione dei picchi di afflusso e della valorizzazione delle professionalità”. Dalle indicazioni del decreto e della “necessità di rendere coerente la classificazione delle strutture rispetto alla tipologia di attività che ospitano e alla casistica che assistono ogni ambito territoriale dovrà procedere a una analisi su scala locale, senza trascurare le diverse caratteristiche geografiche e le specifiche vocazioni. Non verranno tolte risorse al territorio”. In casa Pd il refrain è “meno posti letto non significa minore qualità”. Però, sottolinea in una nota il presidente della commissione Paolo Zoffoli, “se da un lato nuove tecniche chirurgiche hanno permesso di curare il paziente con procedure meno invasive, riducendo il numero di giorni di convalescenza post-operatoria e quindi la permanenza nella struttura ospedaliera, dall’altro è aumentato il numero di cittadini anziani affetti da patologie croniche”.


Gabriele Delmonte e Daniele Marchetti della Lega hanno rilevato la necessità di “garantire particolare peso al criterio della clinical competence (competenze professionali del personale medico)”, oltre a chiedere “l’attuazione di un canale di comunicazione più efficace con l’assessorato”. Il tema della clinical competence è stato condiviso anche dalla consigliera Raffaella Sensoli (M5s). Infine, Igor Taruffi (Sel) ha ribadito “l’importanza di condividere le nuove scelte con i territori, mettendo in campo tutte le strategie necessarie prima di sospendere un servizio, in particolare nelle aree più periferiche”.

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