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Recapito a singhiozzo, riparte la protesta dei portalettere

Il 4 novembre sarà sciopero nazionale

Pubblicato:17-10-2016 10:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:11

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postinoBOLOGNA – Riparte la lotta dei postini dell’Emilia-Romagna. E stavolta non saranno da soli. Contro l’ulteriore privatizzazione dell’azienda, ma anche per denunciare i guasti del recapito a giorni alterni accompagnato dalle carenze di personale, parte ora un ulteriore blocco degli straordinari (24 ottobre-23 novembre) cui seguirà un nuovo sciopero, il 4 novembre.

Stavolta però la giornata di astensione dal lavoro non sarà solo regionale (come quella in Emilia-Romagna del 27 giugno scorso, con 2.000 dipendenti in corteo a Bologna), ma nazionale.

Sono annunciate anche manifestazioni di piazza. Ma al momento i sindacati stanno ragionando di farle inter-regionali, cioè di far confluire dipendenti di più regioni in una unica città; e non è escluso che i centri dell’Emilia-Romagna (che, assieme alla Sicilia, per primi hanno lanciato allarme e offensiva contro la corrispondenza a giorni alterni) ospitino una delle manifestazioni. Per il momento c’è il formale avvio della nuova fase di mobilitazione, firmato in regione da Slp-Cisl, Slc-Cgil e Failp-Cisal: nel 2016, così, per la terza volta in regione ci sarà il blocco degli straordinari dei dipendenti di Poste e stavolta sarà seguito da uno sciopero nazionale che non si vedeva dal 1997; proprio quello che avevano chiesto i delegati sindacali dell’Emilia-Romagna a fine luglio.


Oltre alla privatizzazione dell’azienda, tiene ancora banco il recapito a giorni alterni, implementato ancora da fine settembre nel bolognese e a Rimini. E’ il sistema con cui Parma e Piacenza si sono fermati fino a 50 quintali di corrispondenza, a Rimini nove; in totale, si è parlato di 150 quintali in giacenza in regione. In Parlamento si è perfino denunciato il caso di una “una lettera consegnata a pochi chilometri di distanza, 20 giorni dopo la spedizione”.

Solo che, dicono Slp, Slc e Failp “incurante del decadimento della qualità del servizio, delle proteste dei cittadini e delle iniziative dei sindacati di tutte le regioni”, per il vertice Poste “tutto funziona benissimo e continua a procedere nelle varie realtà”, assieme a “pesanti pressioni commerciali”, alla “mancata definizione degli organici degli uffici postali”, alle “reiterate minacce ai lavoratori” con l’uso “indiscriminato dei provvedimenti disciplinari”.

Nel suo periodico ai dipendenti, la Slp-Cisl, ricorda “l’implementazione del nuovo modello di recapito è fonte di criticità quasi dappertuto, in modo particolare nei capoluoghi e nelle città con oltre 30.000 abitanti. L’accordo del 25 settembre 2015 prevedeva una prima fase sperimentale, ove si sarebbero affrontate le problematiche via via insorte. Poste, negando l’evidenza, ignora i problemi ed i disservizi alla clientela e procede a ritmo sostenuto nella totale nuova riorganizzazione infischiandosene anche dei pareri autorevoli della Comunità Europea, che indica, nella raccolta e nella distribuzione di almeno cinque giorni la settimana, lo standard minimo consentito”.

Inoltre manca il progetto delle aree metropolitane. Fin qui però allarmi e denunce non hanno cambiato le cose, e allora riparte la lotta in attesa che la Corte di Giustizia dell’Ue decida sulla corrispondenza a singhiozzo. Nel frattempo, in Regione, di recente Galeazzo Bignami ed Enrico Aimi (Fi) hanno depositato una risoluzione affinchè la giunta Bonaccini solleciti il Governo a far rispettare “i principi ribaditi e votati dal Parlamento europeo sull’universalità del servizio postale che deve comprendere la consegna e il ritiro per cinque giorni la settimana e per ogni cittadino europeo”.

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