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In Italia 70.000 casi l’anno di tumori della pelle

ROMA - Il numero di casi di

Pubblicato:17-06-2015 14:22
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:23

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tumori della pelleROMA – Il numero di casi di neoplasie della pelle è in continua crescita in tutti i Paesi del mondo, inclusa l’Italia. Con una incidenza annuale intorno ai 40-140 casi ogni 100mila abitanti, nel nostro Paese si stima che vengano diagnosticati circa 70mila casi (40mila nei maschi e 30mila nelle femmine) di tumori non melanoma, ovvero quelli più diffusi e anche meno conosciuti. Se n’è discusso oggi a Montecitorio, nel corso di una conferenza stampa sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori cutanei, organizzata dall’Euromelanoma, in collaborazione con la Camera dei Deputati e SIDeMaST.

“L’incidenza del melanoma, il cancro cutaneo più conosciuto e terza diagnosi di carcinoma più frequente sopra i 45 anni– ha detto Ketty Peris, direttrice della Clinica dermatologica dell’Università Cattolica Sacro Cuore Policlinico A. Gemelli di Roma- è quasi triplicata in poco meno di un ventennio, mentre i tumori non melanoma, meno aggressivi e conosciuti, ma molto più diffusi, rappresentano il 20% di tutti i tipi di tumori”.

L’età più a rischio per l’insorgenza di questi tumori, è emerso dalla conferenza, è quella tra i 40 e gli 80 anni. “Sono più frequenti negli uomini- ha sottolineato ancora Peris- e si localizzano principalmente nelle aree fotoesposte: viso, cuoio capelluto, collo e braccia”. Il carcinoma basocellulare, in particolare, è un tumore cutaneo “a lenta crescita e di diverse forme, che spesso insorge su aree cutanee cronicamente esposte al sole. Origina spesso da una cheratosi attinica non trattata e si presenta come un nodulo duro, aderente, che si ulcera”. Ma cos’è la cheratosi attinica? “Una lesione tumorale della pelle- hanno spiegato gli esperti- che si sviluppa spontaneamente in seguito ad una prolungata esposizione ai raggi del sole ed è il secondo tumore della pelle per diffusione. Muratori, agricoltori, contadini, marinai e pescatori, ma anche sciatori, velisti, tennisti, sono fra le categorie maggiormente a rischio di svilupparla, perché trascorrono gran parte del proprio tempo al sole”.


Ha spiegato Giampiero Girolomoni, presidente SIDeMaST e professore ordinario di Dermatologia presso l’Università di Verona: “Si ritiene che di questa patologia ne sia affetto circa il 16% della popolazione generale di età compresa tra i 30 ed i 70 anni. Ma oggi, fortunatamente, sono numerose le opzioni terapeutiche per fronteggiare la cheratosi attinica. La principale è costituita dall’ingenolo mebutato, un gel che il paziente applica quotidianamente sull’area interessata per tre giorni consecutivi (viso) o per due giorni (corpo) a seconda della localizzazione delle lesioni. Questo trattamento topico garantisce un’elevata efficacia anche per la prevedibile aderenza da parte del paziente ad una terapia di così breve durata”.

Ha quindi concluso Pierpaolo Vargiu, presidente della XII Commissione Affari Sociali: “E’ fondamentale investire in ricerca, innovazione terapeutica e programmi di screening- ha sottolineato- e non solo per i pazienti e per la comunità scientifica. Tutto questo, infatti, si riflette sul sistema sanitario nazionale e sulle sue necessità in termini di contenimento dei costi. Se consideriamo i tumori della pelle dal punto di vista dell’epidemiologia, l’allungamento della vita media della popolazione determinerà un progressivo incremento dell’incidenza di tali neoplasie. In quest’ottica, la diagnosi precoce riveste dunque un ruolo fondamentale– ha concluso- nell’ambito di costi assistenziali e numero di ricoveri ospedalieri”.

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