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RECENSIONE NO SPOILER | Al cinema il nuovo film di Pedro Almodovar, “Dolor y Gloria”: la linea sottile tra vita e arte

Nelle sale italiane dal 17 maggio

Pubblicato:16-05-2019 22:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:28

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ROMA – La vita che diventa arte e l’arte che salva la vita. E’ questo il fulcro di “Dolor y Gloria”, il nuovo film di Pedro Almodovar, in concorso al Festival di Cannes e nelle sale italiane dal 17 maggio. In quella che e’ forse la sua opera piu’ autobiografica, il regista spagnolo rende omaggio al cinema, e, per il suo personale “8 1/2”, sceglie, come ‘suo Marcello Mastroianni’,  Antonio Banderas per interpretare Salvador Mallo. Banderas che, capello stropicciato, si cala letteralmente nei panni di Almodovar, indossandone i vestiti e interpretando il suo personaggio in una casa che e’ la perfetta riproduzione di quella del maestro, arredata con i suoi quadri e suppellettili.

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Il personaggio che interpreta e’ un regista in crisi a causa di problemi di salute. Come accaduto nella vita reale ad Almodovar, Salvador ha subito un intervento alla schiena, che gli rende impossibile tornare a lavorare. Inizia cosi’ ad assumere eroina per affrontare il dolore e la depressione, finché la visione inaspettata di un acquerello non gli riporta alla mente l’infanzia e il suo primo ricordo erotico: sara’ questa la scintilla che riaccendera’ la sua creativita’.

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Attraverso salti temporali, ricordi fatti di immagini e parole riaffiorano. Dall’infanzia degli anni ’60 nella cueva (caverna), economicamente difficile, ma lirica nel racconto e resa magica dallo sguardo del piccolo Salvador (il talentuoso Asier Flores), al grande amore degli anni ’80, fino agli ultimi istanti di vita della madre del protagonista, lentamente prende forma il quadro della vita di un artista che, anche quando pensa di “stare solamente vivendo”, in realta’ sta collezionando emozioni, a cui riuscira’ a dare vita, anche inconsapevolmente, attraverso le sue opere.

In questo viaggio vivido tra passato e presente, prende forma il ricordo di una madre dalla tempra forte e bellissima nella sua semplicita’, e del ruolo che ha avuto nella vita di suo figlio. Una donna del dopoguerra, pragmatica e determinata, interpretata nella versione giovanile da Penelope Cruz, mentre a prestarle il volto segnato dall’eta’, troviamo Julieta Serrano. In entrambi i casi il risultato non tradisce le aspettative, anche se a colpire piu’ di tutti e’ l’interpretazione sofferta e intensa di Banderas, capace di portare anche nel dolore dell’uomo, l’estro del genio artistico. Il risultato e’ un film carico di suggestioni, poetico e allo stesso tempo concreto, che chiede di essere guardato e si lascia guardare, mentre, inserito in una cornice metacinematografica, lentamente volge verso un l’epilogo che non puo’ che essere un nuovo inizio.

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