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Presidio Lgbt in Emilia-Romagna: “Legge contro omofobia subito”

Tanti impegni, ma la legge regionale contro l'omotransnegatività tarda ad arrivare

Pubblicato:17-05-2018 16:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:54

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Franco Grillini

BOLOGNA – “Cosa stanno aspettando?“. È questa la domanda che si sono fatte questa mattina le delegazioni di 20 associazioni Lgbti dell’Emilia-Romagna, in presidio davanti alla sede dell’Assemblea legislativa, a fronte di una legge regionale contro l’omotransnegatività che tarda ad arrivare. A capo dei manifestanti (circa 50) Franco Grillini, storico esponente della comunità gay, firmatario della proposta di legge “contro omo-bi-trans-negatività” depositata nella scorsa legislatura poi arenatasi in seguito alle dimissioni di Vasco Errani nel 2014.

La Regione Emilia-Romagna non può essere l’ultima in Italia a ottenere una legge di questo genere. Ci menano per strada, ci buttano fuori dagli alberghi, fanno le veglie contro di noi. Cos’è questa storia? Cosa aspetta la Regione a fare una legge che funzioni e a farla adesso?”, grida un attivista. Tra gli striscioni arcobaleno, Grillini ricorda infatti che altre regioni sono già riuscite a fare approvare una legge basata proprio sull’impianto di quella dell’Emilia-Romagna, come ad esempio l’Umbria. Qui, invece, tarda ad arrivare, nonostante anche qui “ci siano state aggressioni anche piuttosto brutali”, prosegue Grillini.

Nessuna città, nessuna regione è immune, anche nei luoghi dove la battaglia è quarantennale, come qui a Bologna”. Per questo, bisogna “intervenire con una legge”. E per questo le associazioni chiedono “di mantenere i patti” dopo “la parola data”, riferendosi alle rassicurazioni in merito del presidente della Regione Stefano Bonaccini. Sul piatto infatti non c’è solo la legge ma “un percorso” che potrebbe durare “anni”, con cause che riguardano “terza età, marginalità, migranti”, finora “totalmente delegate al terzo settore e all’associazionismo”, che “in autonomia e solitudine se ne occupa creando reti”, spiega Vincenzo Branà, presidente dell’Arcigay bolognese.


Questa regione aveva preso degli impegni concreti, ora questa legge si sta trasformando in una legge di iniziativa popolare e non più di iniziativa d’aula”, aggiunge Branà. Che prima del sit-in è intervenuto anche ai microfoni di Radio Città del capo, ‘puntando’ il gruppo Pd in viale Aldo Moro.

Se la legge non va in aula “è perchè una parte del Pd tenta di non farlo“, afferma il presidente del Cassero: “La volontà di una parte dei componenti dell’Aula c’è e c’è anche un impegno molto tenace, però questa parte di Assemblea legislativa si è trovata di fronte a un muro”, ed è “doloroso” dover prendere atto che serve un “meccanismo inedito” come l’iniziativa presa dei Comuni: vuol dire che “quando si parla di omosessuali, bisogna trovare un’altra strada”.




A supporto della causa, sotto la sede di viale Aldo Moro 50 sono presenti anche alcuni consiglieri regionali: Silvia Prodi (Art.1-Mdp), Igor Taruffi e Yuri Torri (Sinistra italiana), Roberta Mori e Antonio Mumolo (Pd). Proprio Taruffi, rispondendo a qualche protesta degli attivisti, ha posto l’accento sul fatto che “basterebbero 26 voti favorevoli” per approvare la legge, ricordando che ad esempio il gruppo Pd è composto da 29 consiglieri e da solo sarebbe sufficiente. Taruffi però non si sofferma solo sul Pd ma anche sugli altri gruppi consiliari: l’obiettivo, infatti, è “semplicemente di farlo passare in aula”, in modo che “le forze politiche si assumano le loro responsabilità”.

A essere presi di mira, citando Manzoni, sono “quei consiglieri che agiscono come i bravi con Don Abbondio nei Promessi sposi, affinché quel testo resti insabbiato- si legge in una nota dell’Arcigay Gioconda di Reggio Emilia, presente al presidio- noi invece diciamo che quella legge ‘s’ha da fare’, perché l’odio e la discriminazione nei confronti delle persone Lgbti nel nostro Paese sono molto concreti e necessitano di risposte altrettanto concrete”.

Roberta Mori, presidente della commissione di Parità, vorrebbe invece una posizione più trasversale: “I diritti delle persone- spiega la dem- sono un impegno che deve coinvolgere tutte le forze politiche e bisogna dare loro il tempo di maturare una posizione. Se questo avverrà bene, altrimenti si porterà in aula la legge”.

(Immagini di Davide Landi)

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