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Roma, pecore tosa erba? Parla l’esperta: “Al circo massimo ne bastano 50”

"E' una cosa fattibile. Alla Caffarella funziona. Noi con l'Ente Parco abbiamo stabilito delle aree verdi agricole dove far pascolare le pecore. Io ho un ovile dove tenerle durante la notte e poi serve un pastore che le controlli".

Pubblicato:17-05-2018 15:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:54
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ROMA – “Al Circo Massimo, che sono circa 7 ettari, 50 o 60 pecore dovrebbero bastare per tenere sotto controllo la crescita dell’erba. Le pecore pascolano ogni giorno, quindi il loro effetto si moltiplica: 50 pecore in due giorni brucano per 100, in tre giorni per 150 perchè l’erba non ha il tempo di riscrescere”. A parlare è ‘un’esperta’, la signora Anna Innocenzi dell’azienda agricola La Caffarella Riccioni che si trova nell’omonimo parco all’Appio-Latino.

Da trent’anni la sua azienda alleva bestiame: cavalli, galline e pecore. Oggi il suo gregge conta circa duemila capi e buona parte di questi pascolano all’interno dell’area verde. Tra le molte cose da fare ogni giorno, in queste ore trova il tempo per rispondere ai giornalisti in merito alla proposta lanciata dalla sindaca Raggi e dell’assessore all’ambiente Montanari, di utilizzare ovini e bovini taglia erba nei parchi comunali.

Per la signora Innocenzi non c’è dubbio: “E’ una cosa fattibile. Alla Caffarella funziona. Noi con l’Ente Parco abbiamo stabilito delle aree verdi agricole dove far pascolare le pecore. Io ho un ovile dove tenerle durante la notte- spiega- e poi serve un pastore che le controlli”.


In merito al progetto spiega che non si può improvvisare nulla perchè ogni pecora per legge “deve avere un determinato quantitativo di terreno per pascolare”. E a proposito di eventuali rischi per i cittadini aggiunge: “Le pecore non si lasciano avvicinare da nessuno, brucano e non fanno danni al terreno come nessun altro animale erbivoro”.

Rischi per l’igiene? La presenza di zecche? “Per il discorso sanitario c’è una prassi della Asl,- spiega l’allevatrice- e ogni pecora ha un numero identificativo, esiste un registro di stalla e ogni capo deve fare una profilassi sanitaria. Tutte le mie pecore hanno il bolo o il microchip e sono identificabili. Ciò significa che se la Asl dice che questo è un pascolo e ci possono stare delle pecore, queste sono sane e non c’è alcun rischio di malattie”, conclude.

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