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Regione Emilia-Romagna, arriva stretta sul personale: pause caffè cronometrate e telecamere

Dopo il caso dei 'furbetti' dell'Ibc, arriva un giro di vita dall'amministrazione di viale Aldo Moro che ora prevede rigorosi controlli sui dipendenti

Pubblicato:17-05-2017 14:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:14

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BOLOGNA – Sigaretta col cronometro, marca-tempo all’entrata della buvette, tempi stabiliti per spostarsi da una sede all’altra e ‘dress code‘. Scottata dal caso Ibc, la Regione Emilia-Romagna stringe le maglie dei controlli sui propri dipendenti, mettendo in campo anche l’utilizzo delle telecamere in caso di comportamento illecito. E’ tutto scritto nel nuovo documento stilato dall’amministrazione di viale Aldo Moro (di cui l’agenzia DIRE è in possesso) che riguarda la regolamentazione dell’attestazione di presenza al lavoro e le modalità dei controlli sul personale. Il principio cardine è che qualunque assenza dal posto di lavoro, sia per motivi di servizio sia per eventuali pause, va comunicata e attestata. In molti casi, si tratta di obblighi già previsti per il personale che nel documento vengono meglio esplicitati, perchè “non compiutamente disciplinati dalla precedente normativa”. In altri casi, sono vere e proprie “novità in relazione alle uscite per servizio e alle pause brevi”. I controlli saranno fatti dai responsabili di ogni servizio e periodicamente, almeno sei volte all’anno, selezionando a caso il 20% dei dipendenti assegnati alla struttura, “oltre a coloro che nell’ultimo mese hanno effettuato più di un inserimento manuale di timbrature in uscita”. Nel caso dei dipendenti in telelavoro, il controllo verrà fatto via telefono. Il dirigente dovrà verificare la corrispondenza tra la presenza in ufficio e le registrazioni del badge. L’eventuale assenza dovrà essere giustificata, altrimenti scatta la contestazione disciplinare. E in caso di comportamenti illeciti, “potranno essere acquisite le immagini della telecamera (ove presente) puntata sull’uscita”. Non solo. La Regione “valuterà l’opportunità di installare ulteriori impianti di videosorveglianza”.

Il giro di vite sulle presenze dei dipendenti regionali riguarda prima di tutto il bar. La pausa caffè in Regione d’ora in avanti sarà monitorata, ad esempio con un marcatempo installato all’ingresso delle buvette nel palazzo di viale Aldo Moro 50-52 e in viale Aldo Moro 21. “L’accesso a questi locali, così come l’accesso alla mensa e alla buvette dell’ottavo piano di viale Silvani, richiede l’effettuazione della timbratura”. Tolte le cosiddette pause ‘fisiologiche’ alle macchinette, previste anche dalla normativa, un dipendente regionale che vuole andare a prendere un caffè al bar dovrà dunque ogni volta strisciare il badge sia all’ingresso che all’uscita dalla sede di lavoro. Anche la pausa pranzo in ufficio dovrà essere segnalata con timbrature in uscita e in ingresso, come se si mangiasse all’esterno dell’ente. “Allo stesso modo- si precisa nel documento- si ricorda che ciò vale anche per le manifestazioni di socialità” come feste di fine anno o di pensionamento. Stesso discorso per le pause sigaretta. Dovendo uscire dal palazzo, perchè negli uffici c’è il divieto di fumo, i lavoratori dovranno timbrare il cartellino all’uscita e al rientro dopo la ‘bionda’. Per le pause di breve durata, compresa appunto quella per fumare, viene inserita dalla Regione una nuova sospensione dal lavoro di 10 minuti, sempre con l’obbligo di timbratura, che non incide sul monte ore di permessi (36 ore all’anno) ma che va recuperata alla fine del turno. Cronometrati anche gli spostamenti tra una sede all’altra dell’ente. Viene infatti esteso “l’obbligo di timbrare tutte le uscite-entrate dalle sedi di lavoro” anche ai palazzi del Fiera district, “nei limiti di percorrenza definito”.

Nel documento si parla di 15 minuti tra i palazzi della Regione in viale Aldo Moro, di 20 minuti tra queste sedi e la cosiddetta Terza Torre, di 45 minuti tra il Fiera district e viale Silvani. Queste “prime indicazioni saranno oggetto di monitoraggio nel corso del 2017- si precisa nel documento- e ove si dovessero riscontrare numerosi ampliamenti manuali dei tempi di passaggio, la tabella dei tempi sarà aggiornata a cura degli uffici”. Più in generale, al netto delle varie timbrature, viene precisato che “resta necessario comunicare al responsabile del servizio o a un suo delegato in caso di sedi multiple, i motivi dell’uscita attraverso l’uso di un registro, con pagine legate e numerate, in cui sia riportata data e ora di uscita e dove ci si reca, anche per permettere i controlli”.


E IN VISTA DELL’ESTATE SCATTA ANCHE IL ‘DRESS CODE’

Non solo l’onestà. La Regione Emilia-Romagna chiede ai propri dipendenti anche “decoro e buon gusto“, nel vestire e nei comportamenti. Lo fa nel nuovo documento, in discussione in questi giorni coi sindacati, che regola le presenze sul lavoro dei dipendenti regionali. L’ultimo paragrafo è dedicato ad alcuni “suggerimenti” sul comportamento da tenere, sulla base del principio generale che “non è sufficiente non commettere illeciti, occorre anche non dare adito a pettegolezzi“. Ovvero, è la citazione, “non basta che la moglie di Cesare sia onesta, deve anche sembrarlo”. Per far capire meglio il concetto, la Regione mette nero su bianco alcuni esempi. Le auto di servizio, ad esempio, “non possono essere usate se non per servizio. Quindi- si precisa- non per accompagnare a casa un collega o andare a pranzo”. Un po’ di decoro è richiesto anche nell’abbigliamento, soprattutto ora che inizia la stagione calda. “Senza arrivare a un ‘dress code’ aziendale- si legge nel documento- si prega di evitare, specie nel prossimo periodo estivo, abiti non consoni al ruolo. Quindi niente abiti da spiaggia o ciabatte infradito“.

Infine, la classica sosta davanti al marcatempo. “Chi aspetta lo scoccare del minuto lo fa, il più delle volte, al rientro della pausa pranzo- si spiega nel documento- perchè ha fatto una pausa più breve di mezz’ora e non vuole perdere per questo il buono pasto”. Nulla di male, dunque. Visto da fuori, sottolinea però la Regione, “il quadro che facilmente se ne ricava è di persone che aspettano che scatti il minuto per uscire, lucrando un minuto di presenza in più al giorno”. Una scena quasi fantozziana, insomma. Dunque, richiama la Regione, “è necessario essere consapevoli dell’immagine che diamo e tenerne conto anche nel nostro comportamento“. L’amministrazione di viale Aldo Moro ha ben chiaro che “non è possibile incasellare l’insieme dei comportamenti umani in regole precise”. Anzi, ammette, “più un elenco puntiglioso vuole essere completo, più si presta a essere strumentalizzato”. Quindi, si legge nel documento, “più che dettare regole precise, questo paragrafo vuole sollecitare una rinnovata attenzione di tutti i dipendenti e dei dirigenti ai propri comportamenti, che devono comunque essere improntati alle parole chiave del decoro e del buon gusto“.

di Andrea Sangermano, giornalista professionista

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