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Ecomafie, alto impatto di discariche e aree inquinate a Priolo, Milazzo e Gela

Si è conclusa la terza missione in Sicilia

Pubblicato:17-04-2015 16:59
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:16

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gela industrieSi è conclusa la terza missione in Sicilia della commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti,la ‘Ecomafie’. La delegazione, guidata dal vice presidente onorevole Stefano Vignaroli, era composta dai senatori Paolo Arrigoni, Giuseppe Compagnone e Bartolomeo Pepe e dai deputati Stella Bianchi, Renata Polverini, Michela Rostan e Alberto Zolezzi. I parlamentari hanno approfondito la situazione della gestione dei rifiuti urbani delle province di Messina, Siracusa e Ragusa e dei siti d’interesse nazionale interessati dalle attività di bonifica. Sono state visitate le discariche di Mazzarà Sant’Andrea e di Siculiana, i Siti di interesse nazionale- Sin di Milazzo, di Gela e di Priolo.

Il tema delle contaminazioni – e delle relative bonifiche – delle aree delle industrie petrolchimiche e del cemento, che occupano diversi chilometri di costa, è stato affrontato nel corso delle audizioni svolte a Siracusa. “Le pesanti conseguenze di decenni di intensa attività industriale ad alto impatto sull’ambiente e sulla salute umana caratterizzano questa parte del territorio siciliano”, ha sottolineato il prefetto di Siracusa. La Procura di Siracusa ha sottolineato “la debolezza dell’attuale legislazione, che contempla il reato di omessa bonifica come mera contravvenzione, dando pochi poteri d’indagine alla magistratura”.

La procura di Gela ha illustrato lo stato dei tanti procedimenti penali aperti sul polo dedicato alla raffinazione degli idrocarburi, che ha cessato le attività lo scorso anno. Il quadro emerso nel corso dell’audizione “ha tinte drammatiche”. Gli impianti, secondo il procuratore Lucia Lotti, “hanno sofferto un graduale e sostanziale abbandono, con un impatto grave sul territorio, tanto da far ipotizzare il disastro ambientale”.


“Accanto ad esperienze di reale recupero, ad esempio il parco dei fosfogessi”, la Procura di Gela ha rilevato, tra l’altro, “uno stato di forte compromissione delle falde acquifere e il mancato funzionamento di impianti di recupero costati diversi milioni di euro”.

La Procura di Siracusa ha illustrato le inchieste recentemente concluse che hanno riguardato in modo particolare il tema delle mancate bonifiche. In generale i magistrati hanno evidenziato come “la frammentazione delle competenze in materia di intervento nei siti contaminati sia un problema centrale, accanto alla già evidenziata difficoltà nell’intervento giudiziario”.

L’Azienda sanitaria provinciale di Siracusa – che da anni conduce studi epidemiologici sulla popolazione residente nelle zone contaminate – ha confermato, nel corso dell’audizione, la “relazione diretta tra l’inquinamento dell’aria e delle acque con l’aumento dell’incidenza di tumori e malformazioni, fornendo alla commissione i dati raccolti ed elaborati secondo criteri scientifici”. Rilievo, questo, che “rafforza la necessità di ridurre i tempi per gli interventi di bonifica, a tutela della salute della popolazione attuale e futura”.

Anche nel corso di questa missione è stata rilevata “l’assenza di siti idonei di stoccaggio e smaltimento dell’amianto, che nei rari casi in cui è smaltito a norma viene inviato fuori regione, con aggravio di spesa e sottrazione di risorse”. L’Arpa Sicilia ha poi segnalato “progetti di impianti di combustione dell’amianto privi di validazione nazionale”.

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