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Bologna, fumata nera per la chiusura della Mandarina Duck

I coreani di E-Land hanno "confermato la volontà di chiudere il sito di Cadriano, in provincia di Bologna, trasferendo 19 delle 39 persone a Milano, e mettendo i restanti 20 dipendenti in mobilità"

Pubblicato:17-03-2015 15:58
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:11

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presidio mandarina (700 x 525)BOLOGNA – Fumata nera per Mandarina Duck. Oggi, al tavolo di crisi della Città metropolitana, i coreani di E-Land hanno “confermato la volontà di chiudere il sito di Cadriano, in provincia di Bologna, trasferendo 19 delle 39 persone a Milano, e mettendo i restanti 20 dipendenti in mobilità”. L’azienda ha motivato la propria decisione dicendo di “dover abbattere ulteriormente i costi di gestione”. A riferire l’esito dell’incontro è una nota della Cgil in cui si annuncia che, stante la situazione, e in vista del prossimo incontro del 2 aprile, lavoratori e sindacato “si riservano di indire, da qui a quella data, altre iniziative di lotta e di sensibilizzazione della cittadinanza, per mantenere alta l’attenzione sulla vicenda”. Già oggi, in attesa dell’esito del vertice i dipendenti di Mandarina hanno scioperato per otto ore dando vita a un presidio davanti in via Zamboni.

Con la sua scelta, E-Land viene accusata di disdettare “un accordo siglato nel 2013 con i sindacati e le Istituzioni in cui ci si impegnava a mantenere il sito bolognese”, e di produrre “un’ulteriore perdita di professionalità che condannerebbe l’azienda a un ulteriore declino e alla mancanza di prospettiva”. Un errore dopo l’altro, per la Cgil quando invece “ci sono tutte le condizioni per discutere del mantenimento della sede a Bologna” visto anche che, “a fronte del trasferimento a Milano dei dipendenti, l’azienda non ha presentato alcun piano di rilancio”, ribatte Ignazio Reina della Filctem. “Per noi, ragionare solo in termini di tagli significherebbe la scomparsa di un marchio importante del nostro territorio, e quindi non solo una considerevole perdita economico-produttiva ma anche di un importante patrimonio di know how e di competenze dei lavoratori che hanno reso grande il marchio negli anni”, conclude Reina.


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