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Agromafie, più esposta la Romagna. E la città più a rischio è Rimini

BOLOGNA - L'indice di diffusione delle agromafie in Emilia-Romagna è

Pubblicato:17-02-2016 13:52
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:59

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agromafieBOLOGNA – L’indice di diffusione delle agromafie in Emilia-Romagna è al di sotto della media nazionale, ma emerge comunque “una penetrazione della malavita che mette a rischio la concorrenza e il libero mercato legale, soffocando l’imprenditoria onesta e compromettendo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”. Lo segnala Coldiretti Emilia-Romagna, considerando l’indice di organizzazione criminale (Ioc) elaborato da Eurispes nell’ambito del quarto Rapporto agromafie portato avanti con la stessa Coldiretti e l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

A conti fatti, in Emilia-Romagna, rileva la Coldiretti regionale, il grado di penetrazione malavitoso è più evidente nelle zone romagnole, anche se appunto risulta complessivamente contenuto rispetto al resto della penisola. Nella classifica ricavata da Eurispes tramite l’indice Ioc, la prima provincia in regione per presenza della criminalità è quella di Rimini con un indice del 21,7, che vale il primo posto in Emilia-Romagna e il 61esimo in Italia. Insieme con Rimini, al livello medio-basso (tra il 56esimo e l’81esimo posto) si collocano in 75esima posizione Bologna (Ioc a 15,2), in 77esima Ravenna e in 79esima Forlì-Cesena. Si piazzano invece nella parte bassa della classifica (dalla posizione 82 alla 110) Reggio Emilia (87esimo posto; Ioc di 10,4), Modena (91esimo; 8,7), Piacenza (93esimo; 8,1), Parma (94esimo; 7,7) e Ferrara (95esimo; 6,4). Le province emiliano-romagnole, commenta dunque Coldiretti, “si collocano tutte al di sotto della media nazionale dello Ioc, pari al 29,1, però emerge una penetrazione della malavita che mette a rischio la concorrenza e il libero mercato legale”.

mafie_fumetto8In ogni caso, è stato possibile anche in Emilia-Romagna confiscare beni immobili e aziende alla criminalità organizzata. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale competente, in regione sono stati sequestrati 230 beni immobili, di cui 78 destinati, 145 in gestione totale e 7 usciti dalla gestione; le aziende sequestrate sono state 44, di cui 13 destinate, 19 in gestione e 12 già uscite dalla gestione”. L’agricoltura e l’agroalimentare dell’Emilia Romagna, inoltre, restano sotto l’influenza della malavita soprattutto per quanto riguarda furti e frodi; e i furti nelle aziende agricole hanno registrato una forte escalation proprio dall’estate 2015, “con razzie di raccolti nei campi, in particolare ortaggi, cocomeri in testa, e poi con furti di gasolio agricolo e di attrezzi e mezzi agricoli, in particolare trattori”.
Secondo quanto emerso dal rapporto sulle agromafie, inoltre, in Emilia-Romagna in testa alla classifica dei prodotti più falsificati ci sono i formaggi, prima di tutto il Parmigiano Reggiano, che deve far fronte a “imitazioni in tutto il mondo”, ma anche prodotti come prosciutto di Parma, aceto balsamico, conserve di pomodoro. “La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo, il cosiddetto italian sounding, supera per fatturato i 60 miliardi di euro”, dei quali 8 miliardi di euro riguardano prodotti dell’Emilia-Romagna, “con quasi due prodotti apparentemente italiani su tre in vendita sul mercato internazionale”, osserva ancora l’associazione agricola. In questo senso “un segnale incoraggiante” arriva dal piano per l’export annunciato dal Governo, che “prevede, per la prima volta, azioni di contrasto all’Italian sounding a livello internazionale”.


di Luca Donigaglia, giornalista professionista

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