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Napoli, ecco cosa prevede la direttiva che consente ai migranti l’iscrizione all’anagrafe

NAPOLI - "Non stiamo disattendendo la legge ma la osserviamo in maniera costituzionalmente orientata. Rispettiamo quanto dettato dal regolamento anagrafico

Pubblicato:17-01-2019 15:31
Ultimo aggiornamento:17-01-2019 15:31
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NAPOLI – “Non stiamo disattendendo la legge ma la osserviamo in maniera costituzionalmente orientata. Rispettiamo quanto dettato dal regolamento anagrafico e quanto dispongono le normative europee in materia di tutela dei diritti umani”. Cosi’, alla Dire, Laura Marmorale, assessore ai Diritti di cittadinanza del Comune di Napoli con delega all’immigrazione e alle politiche di integrazione, spiegando le ragioni che hanno spinto il sindaco Luigi de Magistris a firmare la direttiva che da’ disposizione agli uffici comunali di procedere con l’inserimento anagrafico dei cittadini migranti in possesso del permesso di soggiorno temporaneo per richiedenti asilo.

La direttiva viene stimolata dall’articolo 13 del decreto sicurezza convertito in legge secondo cui il permesso di soggiorno provvisorio rilasciato ai richiedenti asilo “non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”. “Salvini dice che per i richiedenti asilo – sottolinea Marmorale – la residenza non serve ma e’ sufficiente il domicilio. Eppure per un qualsiasi contratto di lavoro, il datore ha bisogno di una residenza, non solo del domicilio. Per cure sanitarie specialistiche serve una residenza, non un domicilio”.

Insomma, l’articolo 13 impedirebbe ai richiedenti asilo la possibilita’ di lavorare e di ricevere cure complesse. Ma non solo. “Salvini – prosegue l’assessore – non tiene conto del fatto che nelle grandi citta’, e a Napoli in particolare, molti richiedenti asilo sono fuori dalle strutture di accoglienza. Sono usciti dai Centri d’Accoglienza Straordinaria per varie ragioni eppure sono in possesso del permesso temporaneo, quindi sono regolari”. Queste persone non potrebbero in alcun modo essere raggiunte dalla questura di Napoli che ha bisogno di comunicare ai migranti le date per i colloqui, precondizione per il rinnovo dei permessi di soggiorno temporanei per i richiedenti asilo e, quindi, per completare il percorso di regolarizzazione. “E’ richiesta l’iscrizione anagrafica e un indirizzo Pec. Allora, come facciamo a capire chi e’ regolare e chi no, chi deve completare i percorsi di regolarizzazione?”, si chiede Marmorale.


Cosi’ il Comune di Napoli, come sancito dalla direttiva firmata da de Magistris, ha deciso di dare la possibilita’ ai titolari di un permesso di soggiorno temporaneo per richiedenti asilo di essere inseriti nello schedario della popolazione temporanea, previsto dall’articolo 32 del Dpr 223 del 1989, ovvero il nuovo regolamento anagrafico. Questo permettera’ a quelle persone di avere una sorta di residenza di prossimita’ nella sede del servizio comunale di Contrasto alle Nuove poverta’, con sede a Napoli in via Santa Margherita Fonseca, al civico 19, un luogo e un indirizzo Pec che permettera’ ai richiedenti asilo con permesso temporaneo di essere rintracciati dalla questura e dalle commissione territoriali, in modo da “agevolare le pratiche di regolarizzazione dei migranti. Questo schedario – aggiunge Marmorale – esiste per tutti, italiani e stranieri”.
Nella direttiva voluta dal sindaco de Magistris, si specifica, tra l’altro, come il sopracitato articolo 32 della legge voluta dal ministero dell’Interno presenti “rilievi di palese incostituzionalita’” rispetto all’articolo 3 della Costituzione e sarebbe “in palese violazione della giurisprudenza della corte di giustizia europea”. Si cita, infatti, una sentenza che fa riferimento alla Convenzione di Ginevra, secondo cui non potrebbe essere “inibito ai cittadini stranieri sottoposti a protezione internazionale il diritto di libera circolazione e, in particolare, la facolta’ di scegliere il luogo della propria residenza nel territorio dello Stato membro dove e’ stata proposta la domanda di protezione internazionale”. Una violazione delle fonti comunitarie secondo la direttiva, oltre che del trattato di Lisbona e di direttive dell’Unione europee ribadite dalla Corte di Giustizia.

“L’articolo 13 della legge Salvini e’ discriminante perche’ le persone, tutte, hanno diritto a una residenza. La direttiva che abbiamo predisposto a Napoli – annuncia Marmorale – tiene conto delle difficolta’ a cui va incontro la nostra citta’ dopo l’entrata in vigore della legge. E’ chiaro che ogni Comune ha dei disagi diversi ma ieri abbiamo deciso di consegnare la direttiva all’Anci, perche’ possa farla propria e sottoporla a altri Comuni che vogliano analizzarla”.

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