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Il comune di Roma ‘sfratta’ l’ippodromo di Capannelle: ma non farà la fine del Flaminio

Chieste le chiavi ai gestori. "Chiediamo che Frongia ci incontri"

Pubblicato:17-01-2018 17:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:21

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ROMA – Dopo 72 anni di gestione continuata da parte della società Hippo Group, il Campidoglio ha chiesto la restituzione delle chiavi dello storico ippodromo di Capannelle – da destinare a bando pubblico con il nuovo regolamento capitolino in dirittura d’arrivo – che con i suoi 150 ettari di estensione rappresenta il più grande impianto sportivo di proprietà di Roma Capitale e che stamattina è stato oggetto di un sopralluogo da parte della commissione Sport, presieduta da Angelo Diario (M5S), a cui l’agenzia Dire ha partecipato.

Dal 19 maggio Capannelle potrebbe così trovarsi a rischio chiusura, con l’attuale concessionaria che smantellerebbe tutto, dalle piste all’illuminazione, fino alla vigilanza. Comprese, ovviamente, le utenze, che consentono la sopravvivenza non solo agli oltre 700 cavalli stanziali che ‘abitano’ l’ippodromo, ma anche alle 42 famiglie di occupanti abusivi che negli anni si sono insediate nei piani superiori delle stalle, ricevendo addirittura il riconoscimento della residenza dal Municipio. Nel mirino del Campidoglio soprattutto il canone corrisposto dai concessionari, che negli anni è passato da 2 milioni a circa 66mila euro.

I GESTORI DELL’IPPODROMO: ABBIAMO INVESTITO 20 MLN, FRONGIA CI INCONTRI

A spiegare all’agenzia Dire la situazione dell’impianto è stato Danilo Di Caprio, direttore esecutivo dell’ippodromo di Capannelle per conto del concessionatio Hippo Group, che ha accompagnato la commissione capitolina nella visita di oggi.

Attualmente, ha detto, “la società ha ricevuto il 20 novembre 2017 una determina del dipartimento Sport del Campidoglio per il rilascio entro 180 giorni dell’impianto di Capannelle. La società ha così fatto ricorso al Tar, soprattutto per il riconoscimento dei danni per un eventuale indennizzo, perché dal 2002 a oggi sono stati effettuati 20 milioni di euro di investimenti”.

Nel 2011, poi, “la società ha fatto un concordato preventivo perché non riusciva più a pagare il canone di 2 milioni di euro previsto dal bando di gara, il Tribunale ha accettato e a dicembre 2012 ha omologato il concordato perché la società si era impegnata con 4 milioni di euro di fideiussioni e investimenti per la pista all-weather, l’impianto di illuminazione e la manutenzione ordinaria e straordinaria”. Dopodiché, ha continuato il direttore di Capannelle, “nel 2013 Alemanno obbligò la società a fare anche l’ippodromo di trotto per sostituire quello di Tor di Valle che era nell’area dove si doveva costruire il nuovo stadio della Roma, chiedendoci di fare un nuovo investimento. Per questo motivo c’è stato in cambio del piano economico finanziario e siamo andati di nuovo al Tribunale fallimentare che ha dato l’ok al piano, infine la Giunta e l’Assemblea hanno dato il via libera alla concessione dell’impianto fino al 2028 senza però ratificare il piano. Poi è caduto Alemanno, abbiamo ripresentato la documentazione al sindaco Marino ma non c’è stata risposta così come da Tronca”.

Ora, però, “con il M5S tutti i prolungamenti dal 2006 a oggi sono stati considerati illegittimi. Come tutti gli altri 164 impianti sportivi comunali di Roma, anche noi abbiamo fatto investimenti in previsione di un prolungamento che poi non c’è stato dato, ma c’è comunque la delibera 199 che avalla la nostra presenza al fino 2028″.

Secondo Di Caprio, per il Comune “il vero problema è la avvenuta riduzione del canone, visto che siamo passati dai 2 milioni del bando a 1 milione dopo il concordato, fino ai 66mila euro che abbiamo inserito nel piano economico finanziario perché sennò la società non sta in piedi, considerato che noi abbiamo un unico cliente, il Mipaaf, che ha ridotto le sovvenzioni agli ippodromi mentre prima avevamo una convenzione. I 66mila euro sono una cifra adatta per la gestione dell’impianto al netto degli investimenti, si tratta di un’area di 150 ettari che ha costi vivi da 500 a 550 mila euro al mese, quindi quasi 6 milioni annui tra dipendenti, vigilanza, manutenzione delle piste e del verde”.

Per questo, ha spiegato il direttore, “abbiamo chiesto più volte un incontro con l’assessore Frongia, c’è la disponibilità della societa per trovare un accordo sul prolunganenro e sul canone anche facendo ulteriori investimenti in caso di nostra permanenza fino al 2028, tra l’altro con un beneficio del Comune perché realizzeremmo unità abitative e ricettive turistiche, attività di associazionismo sportivo, ristrutturazione delle aree con rifacimento dei box e molti altri interventi, solo ovviamente a fronte del prolungamento e di un riconoscimento del costo adeguato perché tenere aperto l’impianto di 6 mesi in 6 mesi aumentando le passività alla società non converrebbe. Ad oggi, però, non c’è mai stato alcun incontro con l’assessore nonostante abbiamo più volte fatto richieste”.  

CAPANNELLE NON È SOLO CORSE E CAVALLI”

A Capannelle, ha chiosato Di Caprio, “non c’è solo l’ippodromo: c’è l’associazione Running Camp Capannelle di atletica, un campo pony per bimbi che la domenica è gratis, varie manifestazioni sportive dalla Fidal alle corse campestri fino al ciclocross e molte altre. Tutte attività che vengono a portare pubblico e portano i romani a conoscere l’impianto, come la domenica con il mercato contadino a km 0″.

Non solo però, perché “se dal 19 maggio la società resta fuori, in quel mese che ci separa dal festival Rock in Roma non so chi potrà gestire l’area insieme alle utenze che giustamente, andando via, staccheremmo. Sarebbe un problema- ha concluso il direttore- anche per gli 700 cavalli stanziali e le 42 famiglie di occupanti. Anche la vigilanza cesserebbe e chiunque potrebbe entrare, un ingresso che peraltro già avviene con 300mila euro di danni che ci fanno i nomadi de La Barbuta, campo adiacente all’ippodromo. Così si mettono in pericolo cavalli e operatori che la mattina si allenano sulle piste”

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