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Niger, l’attivista: “Dubito dell’Italia, in Africa in corso una guerra di posizionamento”

"Ma che cosa possono fare in Niger gli italiani che gia' non facciano i francesi e gli americani? La verita' e' che c'e' una guerra di posizionamento, in una regione chiave del mondo in termini di crescita e sviluppo".

Pubblicato:17-01-2018 13:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:21

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ROMA – “Ma che cosa possono fare in Niger gli italiani che gia’ non facciano i francesi e gli americani? La verita’ e’ che c’e’ una guerra di posizionamento, in una regione chiave del mondo in termini di crescita e sviluppo”. A parlare con la DIRE e’ Hassane Boukar, coordinatore a Niamey dell’ong Alternative Espaces Citoyens (Aec).

Il colloquio si tiene nel giorno del voto del parlamento italiano sul decreto missioni, che prevede l’invio di un contingente in Niger d’intesa con i Paesi del cosiddetto G5 Sahel. Una scelta, sottolinea Boukar, esperto di migrazioni, che la societa’ civile di Niamey non vedrebbe con favore.

Secondo l’attivista, gli orientamenti prevalenti dei nigerini rispetto ai contingenti stranieri sono gia’ stati evidenziati in uno studio europeo, firmato dal Groupe de recherche et d’information sur la paix et la securite’ e dal titolo esplicito: ‘Militari occidentali in Niger: presenza contestata, utilità da dimostrare’.


Piu’ di recente, questa settimana, l’emittente televisiva piu’ seguita di Niamey ha trasmesso uno speciale dedicato all’Italia. “I giornalisti si sono chiesti cosa possano aggiungere i vostri soldati e quali siano i veri obiettivi della missione” sottolinea Boukar.

Convinto che sull'”agenda reale” delle presenze straniere molto resti da capire. “Pochi credono che il motivo dell’intervento abbia davvero a che fare con la sicurezza” dice l’attivista: “La sicurezza sembra piuttosto un pretesto per aprire nuove basi”.

Boukar riconosce che puo’ avere un peso la vicinanza al Mali, un Paese dal 2012 ostaggio di una nuova ondata di conflitti e violenze. Allo stesso tempo, pero’, l’attivista evidenzia un giustapporsi di interventi con finalita’ non coincidenti. “Conta la volonta’ di controllare le rotte migratorie e di avere una presenza in un’area ricca di materie prime, uranio e non solo, ma ogni potenza ha i propri interessi” sottolinea Boukar.

Piu’ che un’operazione congiunta, pero’, le missioni straniere apparirebbero segnate da una competizione di fondo. Ancora il coordinatore di Alternative Espaces Citoyens: “L’Italia e’ sensibile alla questione migratoria perche’ il Niger e’ alle porte della Libia, una sua ex colonia, e forse perche’ vuole colmare un ‘ritardo’ nella regione rispetto a Paesi come la Francia o gli Stati Uniti”.

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