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Italiani scontenti del Servizio sanitario, più di uno su quattro rinuncia alle cure

L'insoddisfazione cresce in particolare nei confronti degli ospedali

Pubblicato:17-01-2018 13:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:21

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ROMA  – Gli italiani sono sempre più scontenti del Servizio sanitario nazionale. E l’insoddisfazione per il Ssn cresce dal 21,3% (rilevato nel 2015) al 32,2% nel 2017, percentuale che sale al 51,3% nel Mezzogiorno. Ad aumentare, in particolare, quella nei confronti degli ospedali: in un solo anno si è passati dal 22,7% al 30,2% (50,6% al sud).

I dati emergono dal 15esimo Rapporto annuale ‘Ospedali & Salute/2017’, promosso all’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) e realizzato dalla società Ermeneia-Studi & Strategie di Sistema di Roma, presentato oggi al Senato.

Il peggioramento del trattamento dei pazienti, soprattutto nelle strutture ospedaliere pubbliche, viene percepito in crescita, con riferimento agli ultimi 2 anni, passando dal 15,2% del 2015 al 18% del 2017. Un fenomeno che spesso porta al rimando e/o alla rinuncia a una o più prestazioni sanitarie da parte del caregiver o di altri membri della famiglia interessata: nel 2017, ha preso questa decisione il 26,8% degli aventi bisogno. Rinunce e rimandi già sperimentati dalle stesse persone nei 2 anni precedenti (20% nel 2016 e 16,5% nel 2015).


In questo quadro, il ricorso a ospedali privati accreditati o a cliniche private a pagamento, in alternativa alle strutture pubbliche, risulta essere una decisione che si stabilizza, negli ultimi 3 anni, attorno al 41% dei caregiver per la prima scelta e al 20% per la seconda. Aumenta parallelamente il livello di consapevolezza sull’opportunità di utilizzare ospedali privati accreditati in alternativa a quelli pubblici senza oneri aggiuntivi per gli utenti (dal 35,5% del 2009 al 39,3% del 2017), di rivolgersi a ospedali situati al di fuori della propria regione (da parte di più del 30% dei cittadini intervistati), o addirittura di recarsi in strutture situate in altri Paesi dell’Unione europea (dal 14,1% del 2013 al 18,5% del 2017).

Per quanto riguarda l’utilizzo di strutture ospedaliere presenti in altre regioni rispetto a quella di residenza, i caregiver intervistati che hanno fatto e/o sono orientati a fare concretamente tale esperienza o a prenderla in considerazione in caso di bisogno erano il 28,2% nel 2016, ma diventano il 47,7% nel 2017: tale orientamento viene del resto confermato dai dati oggettivi della mobilità sanitaria, espressa attraverso il numero dei ricoveri extra-regione sul totale dei ricoveri nazionali, che sale dall’8,2% del 2010 all’8,9% del 2014 e al 9,2% del 2015, mentre diminuisce il totale dei ricoveri nella misura del 18,7%. Infine, il report Aiop segnala la scarsa o nulla sensazione di ‘essere messi al centro’ come pazienti, espressa dal 19,3% del campione nel 2014 e dal 32,4% nel 2017 (41,3% nel Mezzogiorno); e la debolezza di una prima ‘giunzione’, quella che riguarda il momento della scelta dell’ospedale, nella quale risulta difficile trovare informazioni affidabili sulla struttura verso cui dirigersi: molti affermano che il medico di medicina generale non è stato in grado di indirizzare adeguatamente il paziente (dal 27,3% al 32,9% nel triennio).

Infine si ammette come si sia dovuto aspettare troppo a lungo l’accesso ai servizi, poiché non c’era posto al momento del bisogno. Il peggioramento è evidente se si considera che il 24,2% degli intervistati era di questa opinione nel 2014, ma sale al 54,1% nel 2017.

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