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Regione, Manichedda: “Roma si tiene 600 Milioni. Aprire lo scontro con il Governo”

Partito dei sardi: Questo scippo degli accantonamenti non è più possibile

Pubblicato:16-12-2016 13:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:26

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CAGLIARI – “Nonostante la Sardegna si paghi per intero tutta la sua sanità, qualunque cosa accada, il Governo italiano si tiene la bellezza di quasi 600 milioni di euro di accantonamenti con cui la Sardegna concorre agli equilibri finanziari della Repubblica italiana. Questo è il punto: non è né giusto, né più sostenibile, subire gli accantonamenti e pagare per intero la sanità”. Così sul suo blog l’assessore ai Lavori pubblici e presidente del Partito dei sardi Paolo Maninchedda. “Pagarci la sanità a me sta bene, perché è una condizione di sovranità, ma subire anche lo scippo degli accantonamenti non sta per niente bene– spiega Maninchedda-.

Abbiamo chiesto che sugli accantonamenti si vada a uno scontro durissimo col Governo italiano”. Maninchedda ricorda che dall’inizio della legislatura il Pds ha esplicitato una posizione diversa da quella prevalente nella coalizione “e, soprattutto, diversa da quella del presidente della Regione. Noi eravamo, siamo e saremo per una posizione di scontro dialettico con il Governo italiano, fondato sulla constatazione del conflitto dei legittimi interessi dei sardi con quelli italiani”.

Due gli argomenti messi sul tavolo dall’assessore, trasporti e sanità: “Noi siamo convinti che essere costretti a costruire una politica sarda dei trasporti sull’egemonia dei due hub italiani di Roma e di Milano sia un grave danno per la Sardegna”. È una posizione “diversa da quella di tutti gli altri, se si vuole è una posizione isolata, ma noi siamo convinti che il problema dei trasporti in Sardegna non è un problema di persone, di questo o quell’assessore, come la ferocia degli scontri politici vorrebbe fare intendere- sottolinea- ma un problema di poteri e di potere: essere costretti a pensare i trasporti sardi all’interno delle gerarchie di ruolo, di traffico e di pianificazione dell’Italia, danneggia in modo mortale la Sardegna”.


Per quanto riguarda la sanità, in base agli accordi del 2007 la Sardegna se la paga interamente: “Non vi erano e non vi sono clausole di salvaguardia. E qui casca l’asino- spiega- aumenta il costo del personale per il rinnovo dei contratti? La Sardegna paga tutto con il proprio gettito fiscale. Aumenta il costo dei farmaci? La Sardegna paga tutto. Aumentano i livelli essenziali di assistenza? La Sardegna paga tutto”. Si può dunque anche chiudere “con un lucchetto tutti gli sprechi interni, ciò nonostante vedrebbe crescere la sua spesa sanitaria”. Ma c’è di più, conclude Maninchedda, “in virtù dell’accordo stipulato nel 2007, la Sardegna non accede ai fondi nazionali che vengono messi a disposizione delle altre regioni per gli incrementi della spesa generati da processi di riforma o da semplici aggiornamenti o contrattuali o tariffari”.

di Andrea Piana, giornalista professionista

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