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Il Molo VII del porto alla Tmt per 60 anni, Serracchiani: “Vero salto di qualità”. I lavori partiranno nel 2017

TRIESTE - "Grande soddisfazione" per la sottoscrizione della concessione sessantennale alla Trieste Marine Terminal (Tmt) del Molo Settimo

Pubblicato:16-12-2015 15:41
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:43

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TRIESTE – “Grande soddisfazione” per la sottoscrizione della concessione sessantennale alla Trieste Marine Terminal (Tmt) del Molo Settimo del Porto di Trieste collegata a “un investimento privato estremamente importante” è stata espressa oggi della presidente della Regione, Debora Serracchiani.
“Si tratta di un privato che sta investendo ancora una volta sul porto di Trieste – ha spiegato oggi la presidente della Regione – e questo investimento si accompagna a risorse pubbliche, tra cui i 50 milioni sulla parte ferroviaria di Campo Marzio che permetteranno alle infrastrutture del porto di Trieste di fare davvero un vero salto di qualità“.
La concessione, firmata lo scorso 1 dicembre dall’Autorità portuale di Trieste, è stata resa nota e illustrata in una conferenza stampa nel Palazzo della Regione cui sono intervenuti, insieme a Serracchiani, il commissario straordinario dell’Autorità Portuale Zeno D’Agostino, il sindaco di Trieste Roberto Cosolini, l’azionista di riferimento di To Delta (società controllante Tmt) e presidente di Italia Marittima, Pierluigi Maneschi, e il presidente di Tmt Fabrizio Zerbini.
La concessione sessantennale fa il paio con un investimento di Tmt, come ha reso noto D’Agostino, “pari a 188 milioni di euro, di cui una prima tranche di 100 milioni ha un preciso cronoprogramma”. Si tratta di un impegno preciso, perché, ha evidenziato Serracchiani, “la concessione è stata condizionata alla realizzazione delle opere“.

Concessione che, lo ha ricordato D’Agostino, ha superato un intoppo legato a una procedura di infrazione della Commissione europea ed è anche per questo che il traguardo odierno “è collegato a un lavoro di squadra partito fin dall’inizio”. Come ha osservato il sindaco Cosolini, “per fare gli investimenti ci vogliono gli imprenditori, le autorità e la collaborazione istituzionale che oggi c’è”.

A tale proposito Serracchiani ha rimarcato l’importanza dell’azione di raccordo avviata negli ultimi tempi dal Porto di Trieste verso tutti i centri della regione. “Questo porto è sempre stato troppo distante dall’imprenditoria del Friuli Venezia Giulia e stiamo quindi rimettendo insieme i pezzi e creando il sistema di una piattaforma logistica della quale abbiamo sentito parlare in passato, ma di cui non abbiamo mai visto e toccato con mano gli effetti positivi”.
Zerbini ha illustrato gli interventi privati che si accompagnano alla concessione sessantennale a Tmt del terminal contenitori di Trieste, i cui traffici crescono sistematicamente dal 2003 (tranne il 2009) e che si candida sempre più a diventare l’anello di collegamento tra i mercati dell’Estremo Oriente e la porzione d’Europa che guarda a Est.
Il primo passo è l’allungamento di 100 metri per 400 metri di larghezza della banchina lato Sud, che vanta il maggior pescaggio del Mediterraneo (18 metri), in modo da permettere l’ormeggio contemporaneo di due navi da 14 mila teu. Il secondo step prevede un ulteriore allungamento di 100 metri per 400 metri di larghezza, mentre altri 100 metri di lunghezza sono previsti nella terza fase, più 20 metri in larghezza, per consentire l’ormeggio delle navi “feeder”, quelle unità più piccole che possono collegare Trieste ai porti dell’Adriatico dai fondali più bassi. Contemporaneamente ulteriori interventi riguardano le gru e altre infrastrutture.
I preliminari dei lavori, che avranno inizio operativo nei primi mesi del 2017 per essere completati entro la fine del 2018, sono già iniziati con i carotaggi e gli abbattimenti di alcuni magazzini e di una rampa. Secondo Pierluigi Maneschi, il porto di Trieste deve valorizzare le procedure di sdoganamento e non limitarsi a essere scalo di transito, ma è “l’unico porto d’Italia che può crescere perché c’è un mercato di circa cinque milioni di contenitori al quale possiamo partecipare, e questo vorrebbe dire dar lavoro ad altre mille persone”.
Attualmente Tmt conta 185 dipendenti diretti e tre uffici propri a Monaco, Vienna e Budapest, a riprova dell’importanza cruciale dei collegamenti ferroviari dello scalo triestino.


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