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In Italia 2,7 milioni di anziani non autosufficienti

Lo sostiene il Rapporto Oasi 2016, l'Osservatorio sulle aziende e sul Sistema sanitario del nostro Paese, presentato dai ricercatori del Cergas Bocconi

Pubblicato:16-11-2016 10:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:18

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anzianoROMA – L’assistenza agli anziani non autosufficienti rappresenta la grande sfida che attende la sanità e il welfare in Italia nei prossimi anni. Lo sostiene il Rapporto Oasi 2016, l’Osservatorio sulle aziende e sul Sistema sanitario del nostro Paese, presentato dai ricercatori del Cergas Bocconi (Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale): secondo lo studio, infatti, dei 2,7 milioni di anziani non autosufficienti presenti in Italia, solo 200mila sono presi compiutamente in carico all’interno di strutture a loro dedicate.

Altri 600mila ricevono un’assistenza non proporzionale ai propri bisogni presso il domicilio, mentre i restanti, circa 1,1 milioni, si riversano nel Sistema sanitario nazionale, alla ricerca di assistenza e cure, specialmente se gratuite. In questo scenario diventa inevitabile l’ospedale o il ricorso alle badanti.

Parlano chiaro, riporta il sito della cooperativa Osa, i numeri nazionali relativi alla presa in carico di questi pazienti all’interno di strutture residenziali. In alcune aree del Nord si attesta intorno al 40%, mentre è quasi inesistente al Sud, con una media su tutto il territorio del 20%. Questo significa che l’80% degli anziani è gestito da famiglie e badanti. Un modus operanti che – secondo il rapporto – impatta in maniera pericolosa sulla spesa pubblica, se pensiamo agli esiti di una mancata risposta sul territorio ai reali bisogni della popolazione.


Per quanto riguarda le risorse finanziarie impiegate, il rapporto indica che nel 2015 il settore dell’assistenza sanitaria ha mobilitato complessivamente 149 miliardi in tema di spesa sanitaria. Di questi 115 miliardi sono stati finanziati dal Ssn, mentre 34 sono rappresentati dai consumi sanitari privati. Lo 0,9% di crescita rilevata rispetto all’anno precedente è da ricondurre al settore privato che costituisce il 23% della spesa totale e il 2,1% del Pil. L

a ricerca sottolinea che, relativamente alla spesa sanitaria privata, si registra un lieve aumento in ordine soprattutto a un reddito minore a disposizione dei nuclei familiari, mentre rimangono le disparità tra le regioni. Ad esempio, in Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna e in Veneto si registra una spesa di 750 euro per abitante, mentre è di 375 euro, sempre per abitante, la spesa privata in Campania, Sardegna e Calabria. Flessione pari al -1,4% per la spesa sanitaria pubblica, in riferimento all’arco temporale che va dal 2010 al 2014. Un dato – si legge infine sempre sul sito della cooperativa Osa – che classifica l’Italia al quarto posto nel panorama dell’Unione europea in termini di diminuzione delle risorse per la protezione sanitaria, dopo Grecia, Portogallo e Lussemburgo.

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