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Caso Cucchi, nuova indagine medica: Conseguenze del trauma psichico centrali nella sua morte

Il legale: "Un lavoro come questo, ben introdotto nel processo, puo' fare capire che esiste un vizio motivazionale importante che puo' portare a un eventuale annullamento"

Pubblicato:16-10-2015 13:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:39

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ROMA – “Oggi si apre una nuova speranza, finalmente riesco a pensare a Stefano e a guardarlo senza sentirmi in colpa. Le novità di questi giorni arrivano in un momento particolare, la prossima settimana ricorrerà il sesto anniversario della morte di mio fratello, per la prima volta affronto tutto questo con una sensazione di speranza e per questo ho deciso di organizzare una maratona in ricordo di Stefano, che si svolgerà il 31 ottobre dalle 10 al Parco degli Acquedotti“. Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, durante la presentazione di un’indagine medica indipendente di Medici per i diritti umani (Medu) sulle cause della morte del fratello avvenuta nel 2009. “Si partirà da via Lemonia, dove Stefano è stato arrestato e dove è iniziata la fine della sua vita- ha aggiunto- Voglio ricordarlo li’ insieme alle tante persone, istituzioni e associazioni che in questi sei anni ci sono stati vicini. Ma la sto costruendo come una giornata di luce e di affetti perché sono gli affetti a salvarci. E tra gli affetti e le persone che hanno provato a non lasciarci soli ringrazio questi medici meravigliosi che in punta di piedi sono venuti a farci domande su Stefano e ci hanno fatto capire che lui contava qualcosa”.

stefano cucchi

COSA DICE L’INDAGINE MEDU – “Non è possibile comprendere la tragica vicenda di Stefano Cucchi senza prendere in considerazione, oltre alla violenza fisica, la dimensione psicotraumatica e la gravità delle sue conseguenze”. Partono da questo assunto le conclusione di un’indagine medica indipendente, condotta per nove mesi da Alberto Barbieri, di Medici per di Diritti Umani di Roma, e da Massimiliano Aragona (docente di Psicopatologia Fenomenologica presso la II Scuola di Specializzazione in Psichiatrica dell’Universita’ La Sapienza), che analizzano i fatti (dall’arresto al decesso) che hanno portato alla morte di Stefano Cucchi da un angolo di visuale inedito, quello del “quadro psichico del paziente e delle conseguenze psicofisiche del trauma provocate della violenza”. In sostanza secondo i medici “in conseguenza dell’aggressione violenta cui è stato vittima, Cucchi ha sviluppato una grave reazione psicopatologica post traumatica. Questa è stata caratterizzata da un insieme di sintomi tra cui una serie di alterazioni neurovegetative come l’iporessia (riduzione del senso di fame) che, in concomitanza con altre reazioni post traumatiche come la chiusura e la sospettosità, è stata determinante nel provocare una severa riduzione dell’apporto alimentare e una conseguente drastica perdita di peso. Ciò in un paziente che, per il suo stato nutrizionale, si presentava già vulnerabile al momento dell’arresto. Esiste pertanto un’evidente catena causale che collega l’aggressione, il trauma psichico e la sindrome di inanizione, la quale ha provocato – in modo esclusivo o in concausa – la morte di Stefano Cucchi”.


medu_cucchi

In altre parole le violenze subite da Stefano Cucchi sono state “la causa prima che ha portato a una sequenza di eventi patogeni terminata solo col decesso del paziente- scrivono i medici- Nel caso Cucchi le conseguenze del trauma psichico, le spine nello spirito, hanno avuto effetti più profondi e devastanti delle ferite provocate dalle lesioni fisiche”. Nelle ore che hanno seguito “l’episodio o gli episodi delle percosse, Cucchi inizia a manifestare diversi sintomi e comportamenti provocati dal trauma psichico innescato dall’aggressione subita”. Tra le conseguenze di questo trauma (oltre che “dolce persistente”) c’è “l’importante diminuzione dell’appetito, la mancata percezione del bisogno primario di alimentarsi” che, “in concomitanza con altre reazioni post traumatiche come la chiusura e la sospettosita’, ha un ruolo causale determinante sulla condotta alimentare di Stefano Cucchi, caratterizzata da un’assunzione di cibo e liquidi gravemente insufficiente. La condotta alimentare del paziente, con conseguente drammatico calo ponderale, contribuisce in modo decisivo a sostenere una sindrome da inanizione in un soggetto che già al momento dell’arresto risultava sottopeso (dai 50 kg a Regina Coeli, al momento del suo arresto, ai 40 o meno al momento della sua morte)“. Il progredire della sindrome di inanizione (cioè gli effetti della soppressione completa o della riduzione sotto il minimo necessario dell’alimentazione) “senza la messa in atto di interventi terapeutici efficaci- concludono i medici nella loro indagine- porta in successione a un severo squilibrio metabolico-elettrolitico, a un probabile arresto cardiaco aritmico e infine alla morte di Stefano Cucchi”.

LEGALE CUCCHI: INDAGINE MEDU PUÒ PORTARE ANNULLAMENTO PROCESSO – “Un lavoro come questo, ben introdotto nel processo, puo’ fare capire che esiste un vizio motivazionale importante che puo’ portare a un eventuale annullamento. Il 15 dicembre ci sarà l’udienza”. Così Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi, durante la presentazione di un’indagine medica indipendente di Medici per i diritti umani (Medu) sulle cause della morte del ragazzo avvenuta nel 2009, puntando sul trauma psichico subito dalla vittima come aspetto centrale che poi ha determinato il decesso dopo l’arresto e la detenzione. “Noi avevamo tentato nel processo di primo grado di esplorare questa strada ma siamo stati brutalmente stoppati dalla Corte d’Assise- ha spiegato- Citammo come testimone sulla gestione psichiatrica della vicenda l’allora senatore Ignazio Marino, presidente della commissione di inchiesta, la cui testimonianza non venne introdotta al processo con una serie di circostanze particolarmente opache, che mi costarono proprio su questi aspetti il deferimento alla Procura che poi si è risolto in un nulla di fatto”. La gestione psichiatrica di Stefano Cucchi dall’arresto alla morte “e’ un angolo di visuale rimasto totalmente oscurato nel processo e del quale invece avremmo voluto fare luce- ha concluso Anselmo- Questo studio approfondisce temi a noi cari ma che per motivi di forma e forse di pregiudizio c’è stato impedito di approfondire nel giudizio. Se si vuole fare chiarezza si fa chiarezza e sul caso Cucchi si farà chiarezza”.

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