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Bologna, i lavoratori del Teatro comunale cantano ‘Va pensiero’ per rilanciare sos/FOTO e VIDEO

Questa mattina c'è stata una protesta simbolica in tutte le 14 Fondazioni lirico-sinfoniche d'Italia

Pubblicato:16-06-2017 14:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:25

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BOLOGNA – Si sentono sull’orlo del baratro, ma non hanno perso la speranza, la determinazione a lottare e tantomeno la voglia di cantare i dipendenti del Teatro comunale di Bologna. Questa mattina, come i loro colleghi delle altre Fondazioni liriche sparse per l’Italia, hanno dato vita ad un presidio-occupazione simbolica per consegnare una lettera al sovrintendente Nicola Sani in cui spiegano perchè temono il peggio per il futuro della lirica (e quindi anche del loro posto di lavoro). E per dare voce e sfogo alla loro rabbia e preoccupazione hanno deciso di cantare, tutti insieme, ‘Va, pensiero’. Poi hanno chiarito il perchè della mobilitazione di oggi. “Fino a 20 anni fa i Teatri sono stati il bancomat dei partiti– scuote la testa uno dei coristi- ora chi ci deve mangiare ci mangia sempre, solo che i soldi vengono tolti ai lavoratori”. I timori sono tutti legati alla conferma dei contenuti, nel nuovo Codice dello spettacolo, della legge 160/2016, in particolare la possibilità di declassare a teatri di tradizione le Fondazioni liriche che non siano in equilibrio finanziario: un’eventualità che “consegnerebbe i lavoratori al più totale stato di precarietà e incertezza”, avverte Antonio Rossa, della Slc-Cgil. I teatri di tradizione, infatti, non hanno nè orchestra nè coro fissi alle loro dipendenze.

Stiamo occupando le sovrintendenze di tutte le 14 Fondazioni lirico-sinfoniche d’Italia– spiega Antonio Rossa, della Slc-Cgil, a margine del presidio-occupazione simbolica in Teatro- un gesto forte, simbolico, all’altezza di un problema enorme“. Le norme della legge 160/2015 che transitano nel Codice dello spettacolo sono “assolutamente punitive nei confronti dei lavoratori dei teatri comunali”, avverte il sindacalista. Norme che prevedono il declassamento del Teatro, in caso di mancato raggiungimento del pareggio di bilancio, anche quando “a livello locale sono già stati attivati piani di risanamento che stanno funzionando”. Il timore del sindacato è che l’ennesima riforma degli enti lirici, finisca per “condannare i lavoratori che stanno facendo sacrifici e le realtà che stanno lavorando per uscire dallo stato di crisi”. Mentre al primo piano del Teatro si svolge il presidio all’ingresso, nel frattempo, vengono raccolte le firme per una petizione al presidente della Repubblica. “Continueremo con azioni di pressione e sensibilizzazione- conclude Rossa- fino a quando questa situazione non verrà risolta”.

di Michele Bonucci, giornalista


(Immagini e video di Davide Landi)

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