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La cortigiana col parasole torna a casa, ecco restauro Iscr

Dopo intervento, opera di Kyosai rientra al castello di Agliè

Pubblicato:16-06-2017 14:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:25

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ROMA – La Cortigiana di Kyosai ritorna al castello di Agliè. In occasione del suo rientro nella residenza sabauda, tra gli eventi di ‘#Renascence: tre giorni per il Castello di Agliè’, anche la presentazione del restauro del dipinto giapponese eseguito presso il Laboratorio Manufatti in carta e pergamena dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr).

Il primo incontro, in corso oggi a Palazzo Carignano a Torino, sede del Polo Museale del Piemonte, e il secondo durante la conversazione sui progetti in corso per il castello e il parco di Agliè in programma per domani alle 11. La Cortigiana col parasole è un dipinto verticale su carta eseguito negli anni 80 dell’Ottocento da Kawanabe Kyosai, pittore eclettico di eccezionale talento, conosciuto soprattutto come caricaturista e considerato il più grande successore di Hokusai.

Il dipinto fa parte di una collezione di manufatti orientali conservati nel Castello Ducale di Aglié, residenza estiva privilegiata dal re Carlo Felice di Savoia. Acquistato dallo Stato italiano nel 1939, il castello venne destinato a museo-residenza e attualmente è sotto la tutela del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.


LA STORIA

Fu Tommaso di Savoia, duca di Genova (1854-1931), a portare dal Giappone diciannove rotoli dipinti su carta, montati in verticale (kakejiku) secondo la tradizione artistica giapponese. Su alcuni di essi è stata identificata da Maria Vera Quattrini la firma del famoso pittore Kawanabe Kyosai (1831-1889), noto anche a colti europei che frequentavano il Giappone durante il periodo Meiji (1868-1912). I dipinti presentano una commistione di materiali e tecniche esecutive orientali e occidentali, quali il montaggio con frammenti di carte da parati occidentali, così come il sistema di appensione con bacchette in legno, eseguiti probabilmente in Piemonte.

Questo tipo di finitura ha provocato danni consistenti: grave irrigidimento e deformazione del supporto cartaceo, imbrunimento della superficie dipinta per migrazione della colla, lacune, lacerazioni, strappi e pieghe. La contiguità di carte differenti per composizione e spessore, quella occidentale e quella orientale, ha contribuito a peggiorare le condizioni dei rotoli. L’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro è stato chiamato dal Polo Museale del Piemonte per valutare lo stato di conservazione dei diciannove dipinti. Uno di essi, particolarmente deteriorato, La Cortigiana con parasole, è stato ricoverato presso il Laboratorio Manufatti in carta e pergamena dell’Istituto.

LE INDAGINI

I tecnici dell’Iscr hanno avviato il lavoro con le analisi per l’identificazione dei materiali costitutivi: la carta di supporto è composta da un miscuglio di fibre di bambù e kozo (Brussonetia kazinokj Sieb.), detta wa-gazenshi, mentre quella occidentale è di pasta di stracci e pasta lignea di conifera. Con le indagini Xrf si sono identificati i pigmenti: il cinabro per il rosso e l’inchiostro di China per il nero, mentre resta ancora da individuare il colore blu utilizzato per il parasole, di probabile origine organica. Le analisi mineralogiche, micro-Ftir e Sem-Eds, impiegate sui pigmenti delle bordure, hanno evidenziato la presenza di nero al carbonio, resinato di rame per il verde e cinabro con minio per il rosso, mentre le decorazioni dorate sono in lamina di ottone.

IL RESTAURO

L’intervento di restauro si è rivelato molto complesso: in via preliminare la bordura è stata velata dal recto con carta giapponese di sottilissimo spessore, procedendo poi al suo distacco temporaneo dal dipinto. Successivamente, la pulitura del recto è stata effettuata con pennelli morbidi e polvere di gomma ed è proseguita con un delicato lavaggio con acqua deionizzata eseguito per capillarità.

Il dipinto è stato quindi controfondato con carta giapponese a pH alcalino e colla d’amido che hanno restituito all’opera la sua planarità originale. Le lacune delle carte di bordura sono state risarcite con carta giapponese precedentemente tinta in sottotono, mentre per le lacune del dipinto è stata utilizzata una carta giapponese simile per composizione a quella originale, intonata con colori all’acquerello.

Infine, è stata riproposta l’incorniciatura che caratterizza la collezione di kakejiku, ovvero il rimontaggio della bordura – preliminarmente supportata con carta giapponese per creare uno strato ‘cuscinetto’ – e delle bacchette di appensione in legno verniciato, che sono state fissate con carta giapponese e adesivi idonei alla conservazione.

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LA VALORIZZAZIONE

Per l’esposizione del dipinto, data la sua estrema fragilità e sensibilità alle condizioni ambientali, si è scelto un contenitore conservativo che mantiene il microclima stabile, grazie alla sua buona tenuta ed al materiale ‘tampone’ inserito per stabilizzare le possibili variazioni dell’umidità relativa interna. Questo contenitore, tecnicamente chiamato climaframe perché munito di una cornice strutturale – in questo caso realizzata ad hoc in legno di ciliegio – grazie alla sua buona tenuta consente di proteggere l’opera dalle variazioni di umidità relativa ambientale che, per varie ragioni, si possono verificare.

La parte anteriore del contenitore è chiusa con uno speciale policarbonato museale, l’Optium Museum, molto più leggero del vetro, che ha caratteristiche di grande trasparenza e filtra la radiazione Uv, proprietà molto importante data la natura del manufatto. La parte posteriore, chiusa con un materiale non permeabile, ne garantisce la buona tenuta. In questo caso, essendo il dipinto su carta, è stato necessario predisporre un supporto rigido dove fissarlo in maniera efficacie, ma non invasiva.

Si è pertanto scelto un cartone Klug antiacido, con uno spessore di 13 millimetri, sul quale è stato sistemato il dipinto. Nel contenitore è stato inserito un foglio di ArtSorb, materiale tampone per un’ulteriore stabilizzazione dell’umidità relativa interna. Il climaframe, inoltre, consente il trasporto dell’opera senza necessità di rimuoverla dal contenitore e questo evita che possa subire variazioni microclimatiche non controllate nel trasporto, ma anche nelle fasi di allestimento e in quelle di esposizione in mostra.

IL DIPINTO

La Cortigiana col parasole (che misura 131 centimetri per 69) è raffigurata con un pettine ornamentale e ninnoli per capelli (kanzashi); indossa una larga cintura allacciata sul davanti e alti zoccoli di legno. È accompagnata da un assistente che sorregge il parasole e la osserva con sguardo rapito. Il dipinto reca due firme: vicino alla figura femminile si legge in alto ‘Kyosai’, firmato con l’ideogramma che il pittore Kawanabe Kyosai (1831-1888) utilizzava dal 1871.

Lo stile della firma suggerisce che l’opera dati agli anni ’80 dell’Ottocento. Kyosai, pittore ormai affermato all’epoca, dipinse la figura principale con pennellate rapide e spontanee e con pochi colori. I mossi colpi di pennello, che delineano gli abiti sembrano quasi astratti, per quanto mostrino in modo sicuro il drappeggio del kimono e il corpo che ne è avvolto. Sebbene Kyosai usasse due colori (nero e rosso) la differente tonalità riesce a dare un effetto vivace alla loro mescolanza.

L’accompagnatore e il parasole furono invece dipinti da Kawabata Gyokusho (1842-1913) che si firmava ‘Gyokusho sha’, che qui significa semplicemente ‘dipinto da’. Si tratta quindi di un’opera di collaborazione fra Kyosai e Gyokusho, del cosiddetto genere sekiga che erano dipinti durante gli shogakai, incontri conviviali di pittura e calligrafia molto popolari durante l’ultimo periodo Edo (1603-1868) e all’inizio di quello Meiji (1868-1912).

KAWANABE KYOSAI

Pittore eclettico di eccezionale talento, Kawanabe Kyosai compì i suoi studi presso la scuola Kano, accademia di notevole prestigio, dedicandosi allo studio delle tecniche pittoriche di tradizione giapponese ed orientale. Conosciuto soprattutto come caricaturista, fu molto apprezzato dagli stranieri che frequentavano il Giappone del tempo, come il francese Emile Guimet, che fu il primo a presentare il pittore in Europa, dove conquistò un largo consenso.

È considerato il più grande successore di Hokusai e i suoi dipinti sono conservati, oltre che al Museo di Arte Orientale Guimet di Parigi, al British Museum e alla National Art Library presso il Victoria & Albert Museum di Londra. In patria gli è stato dedicato il Kawanabe Kyosai Memorial Museum di Warabi (dintorni di Tokyo), fondato nel 1977 e diretto dalla pronipote del pittore Kawanabe Kusumi.

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