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Africa, nasce a Roma l’alleanza per la pesca

Oggi a Roma il forum 'Opportunità di partenariato nel settore della pesca nell'Africa occidentale' organizzato da Unido Itpo Italia

Pubblicato:16-05-2017 11:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:13

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ROMA – La pesca nell’Africa occidentale impiega tre milioni di persone a tempo pieno, pari al 10 per cento della popolazione attiva, per lo più nel settore della pesca artigianale. Sfruttare il potenziale di uno dei più importanti settori strategici della regione e combattere la pesca illegale significa non solo creare sviluppo economico ma anche migliorare il benessere delle comunità, sconfiggendo la povertà e favorendo l’empowerment femminile. Per questo Unido Itpo Italia (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale) ha organizzato oggi a Roma il forum ‘Opportunità di partenariato nel settore della pesca nell’Africa occidentale’. L’obiettivo è illustrare le opportunità che il settore ittico offre in quattro Paesi dell’area: Mauritania, Senegal, Costa d’Avorio e Guinea. Come è emerso dall’incontro, la filiera produttiva in questi Paesi non è sufficientemente sviluppata a causa della mancanza di tecnologie e del rispetto degli standard sanitari e fitosanitari (Sps), tra cui ad esempio la catena del freddo. Come spiega Diana Battaggia, direttore Unido Itpo Italia, l’obiettivo dell’Organizzazione è avviare un partenariato tra questi quattro Paesi – e soprattutto per coloro che sono impiegati nella pesca artigianale – che aumenti del 30 per cento l’accesso ai mercati regionali e internazionali, incoraggiando gli investimenti e creando una sinergia coi paesi dell’Ue e dell’Italia in particolare. Il nostro Paese “è un modello nel settore – spiega ancora Battaggia – per tecniche di pesca e poi nella filiera: trasformazione del pescato, imballaggio, conservazione, rispetto degli standard Sps, apparecchiature tecnologiche, manutenzione delle imbarcazioni e cosi via”. Tutte competenze che possono essere condivise per migliorare la produzione e la qualità dei prodotti.

Curando il settore, prosegue la rappresentante Unido, non solo “si incoraggia lo sviluppo economico, acquisendo valuta estera e riducendo il deficit”, ma si incoraggia anche l’adozione di “quelle ‘buone pratiche’ che favoriscono sicurezza alimentare, sicurezza sul lavoro, l’igiene e la qualita’ del cibo, lo sfruttamento sostenibile e il rispetto dell’ambiente: tutti punti dell’Agenda Onu 2015-2030 sui nuovi Obiettivi di sviluppo del Millennio”. A Battaggia fa eco Stefania Marcone, responsabile Relazioni internazionali e politiche europee di Legacoop: “Migliorare le attivita’ di cattura e della filiera ittica in questi Paesi sconfiggendo la pesca illegale, produrrebbe 300 mila nuovi posti di lavoro, con un impatto incredibilmente positivo sulla condizione delle donne e il contrasto alla povertà”. Solo in Guinea ad esempio ben 12.653 donne lavorano nel settore, in netta maggioranza rispetto agli uomini. L’Unido – in collaborazione con le istituzioni locali, le comunità, i privati e gli organismi internazionali e della società civile – ha già avviato un progetto di 24 mesi da un milione e duecentomila dollari nella regione, che coinvolge 700 persone impiegate nella pesca artigianale, a cui viene fornita una formazione specializzata, mentre altre 400 imprese vengono sensibilizzate sulle opportunità di scambio coi Paesi europei. Legacoop – che ha collaborato all’organizzazione dall’evento – è un’associazione di oltre 15 mila imprese cooperative in tutti i settori per creare sviluppo, inclusione finanziaria e resilienza delle comunità. All’incontro di oggi hanno partecipato esponenti dei governi dei Paesi coinvolti nonchè dell’imprenditoria e della società civile, come l’ong Halieus.

di Alessandra Fabbretti, giornalista


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