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Report del Consiglio grande e generale del 15 marzo – Seduta pomeridiana

SAN MARINO - In primo piano della seduta consiliare di oggi pomeriggio è la vicenda “Giustizia”. Come previsto dall'ordine

Pubblicato:16-03-2018 14:07
Ultimo aggiornamento:16-03-2018 14:07

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SAN MARINO – In primo piano della seduta consiliare di oggi pomeriggio è la vicenda “Giustizia”. Come previsto dall’ordine del giorno dei lavori, si è aperto infatti il comma 8, con il Riferimento del Segretario di Stato per la Giustizia in merito alle deliberazioni del Consiglio Giudiziario Plenario e successivo dibattito” in cui gli iscritti ad intervenire sono ben 51.

Nell’intervento di apertura, il segretario di Stato Nicola Renzi ripercorre quindi le vicende della Commissione di Affari Giustizia e del Consiglio giudiziario Plenario che hanno portato infine il 5 marzo scorso alla revoca del Magistrato Dirigente Valeria Pierfelici. Dalla disamina dei fatti, per il Segretario di Stato emerge come le accuse mosse, in tale passaggio, alla maggioranza, “siano completamente destituite di ogni fondamento”. In particolare, rispetto alle critiche di ingerenza sulla magistratura, “la politica non ha messo le mani proprio su nulla- replica- semmai è stata tirata in mezzo, non so se più o meno volutamente, dai vari riferimenti del Magistrato Dirigente alla Commissione Affari di Giustizia”. E “la stessa politica, poi- prosegue- non ha contribuito in modo determinante a nessuna deliberazione successiva, limitandosi a prendere atto delle analisi e delle volontà della stragrande maggioranza dei magistrati della Repubblica”. Ancora: “non è affatto vero- puntualizza- che il Magistrato Dirigente viene allontanato nel momento in cui denuncia alcuni gravi fatti”. Anzi, l’allontanamento viene deciso “perché, tra le altre cose- spiega riprendendo le motivazioni del Consiglio giudiziario- il magistrato dirigente ha fornito alla Commissione notizie prive di prove, mediante le quali ha attribuito a diversi magistrati comportamenti capaci di offenderne il decoro e l’onore e complessivamente di intaccare il prestigio della magistratura; ha espresso opinioni, valutazioni, congetture inopportuna senza fare denunce”.

Nel corso del dibattito le posizioni di maggioranza e opposizioni restano molto distanti. I consiglieri di Adesso.sm sostengono le posizioni espresse dal Segretario di Stato. Eva Guidi, Ssd, replica al giudizio di illegittimità della revoca perché “non prevista esplicitamente per legge.” Ma “il fatto che una cosa non sia prevista- risponde infatti- non significa che non sia consentita”. Si è seguita, chiarisce, l’interpretazione data in sede di Consiglio giudiziario plenario “da un largo numero di magistrati di alto rango e grande esperienza sul fatto che il ruolo amministrativo e organizzativo del Magistrato Dirigente potesse essere revocato dall’organo stesso che l’aveva nominato”. Roger Zavoli, R, difende l’operato dei colleghi di maggioranza in Consiglio plenario dove le deliberazioni sono state quelle “della maggior parte dei magistrati”. E “possono non piacere- prosegue- ma accusare altri di complotti e ingerenze fa male, ma- stigmatizza- anche un po’ di schifo”.
Sulla illegittimità della revoca del magistrato dirigente per la mancanza di una normativa che la preveda, insiste
Alessandro Cardelli, Pdcs che lancia un monito. Se infatti il Consiglio giudiziario ha proceduto attraverso un ordine del giorno si crea, sostiene il capogruppo, un precedente: “Allora da domani- ipotizza- noi potremo revocare anche la Reggenza con un Odg, perché nel nostro ordinamento non è prevista la revoca di una istituzione”. Punta il dito contro la maggioranza anche Federico Pedini Amati, Mdsi: “Di tutta questa faccenda avete fatto un mostro- manda a dire- avete gestito le cose nel peggior modo possibile”.


Il dibattito si interrompe quando mancano ormai pochi interventi per riprendere in seduta notturna.

Di seguito un estratto della prima parte della seduta odierna.

COMMA 8. Riferimento del Segretario di Stato per la Giustizia in merito alle deliberazioni del Consiglio Giudiziario Plenario e successivo dibattito.

Nicola Renzi, Sds con delega alla Giustizia
Ci troviamo oggi a discutere in Consiglio Grande e Generale una questione delicata e complessa che riguarda fatti avvenuti a partire dallo scorso mese di Settembre. Ne sono lieto e svolgo questo mio intervento con l’auspicio che finalmente si potrà riflettere con pacatezza in quest’Aula e soprattutto spiegare ai Sammarinesi cosa è accaduto. Fino ad ora infatti, a farla da padrone sono state indiscrezioni, fughe di notizie ed interpretazioni capziose propalate ad arte per gettare discredito su molti, anche su figure più che rispettabili del Nostro Tribunale; tutto ciò a grande detrimento della verità.

Ciò è stato possibile riducendo al silenzio chi quei fatti li ha vissuti in prima persona, adducendo vari gradi e diverse tipologie di segretezza, alla quale io mi sono sempre doverosamente attenuto, pur condividendo il più grande disagio e la necessità di parlare chiaramente e di poter condividere pubblicamente il mio punto di vista. Disagio e necessità che – mi pare di poter dire – sono stati condivisi anche da esponenti dell’opposizione, come il Consigliere Gatti, vista la sua richiesta di poter accedere ai verbali della Commissione Affari di Giustizia e dei vari Consigli Giudiziari svoltisi in questi mesi. A quella richiesta – purtroppo poi ritirata – io mi associo e consento, perché credo contribuirebbe ad evidenziare finalmente la verità.

Ad oggi da più parti i messaggi che si sono fatti passare sono stati, per condensarli molto in breve: 1) la politica tenta di mettere le mani sul Tribunale; 2) il Magistrato Dirigente viene allontanato nel momento in cui sta denunciando gravi reati. Due cose lontanissime dalla verità.

Andiamo con ordine. Nel mese di ottobre, durante una audizione in Commissione Affari di Giustizia, del Magistrato Dirigente quest’ultima ha dato lettura di un documento presentato inizialmente come addendum alla relazione sullo stato della Giustizia, all’interno del quale erano contenuti vari addebiti e la rappresentazione di un clima cupo nel e sul Tribunale –non potendo citare direttamente i documenti sono costretto a riassumere grossolanamente. Dopo questa audizione, e dopo ampie discussioni, la Commissione Affari di Giustizia ha deciso di audire nuovamente il 22 novembre 2017, il Magistrato Dirigente, per avere spiegazioni e, se del caso, integrazioni a quanto esposto in precedenza. Bene, in questa circostanza vi è stato un ulteriore riferimento che ha destato ancora maggiore preoccupazione e -credo di poter dire – da parte di molti vari interrogativi, ai quali verrò in seguito.

A questo punto la Maggioranza della Commissione Affari di Giustizia ha individuato varie necessità: 1) comprendere il perché di quei riferimenti avanti ad una commissione politica, 2) chiarire la reale sussistenza dei fatti 3) investire di tutto ciò l’organo ritenuto direttamente e istituzionalmente responsabile, ossia il Consiglio Giudiziario Plenario, affinché anche i magistrati potessero offrire il loro parere in merito alle cose riferite.

Ciò ha provocato, da parte dell’Ecc.ma Reggenza la convocazione di un Consiglio Grande e Generale che ha deliberato di seguire questa linea. Ora ormai poco importa ricordare che questo passaggio istituzionale e corretto sotto ogni punto di vista, è stato accolto dalle opposizioni: con le dimissioni dei membri di opposizione dalla Commissione Affari di Giustizia; con un comunicato stampa che gridava al colpo di Stato; con la non partecipazione alla seduta del parlamento e con una, o più denunce, fatte in Tribunale da alcuni Commissari di opposizione contro la stessa Commissione.

Questo va sottolineato, perché, a mio avviso, ha creato un cortocircuito di grave portata. Insomma, riassumendo in estrema sintesi: il Magistrato Dirigente riferisce alcune ipotesi di reato ad una commissione politica, uno dei membri, il Consigliere Ciavatta, prende quel riferimento e lo porta in Gendarmeria. La Gendarmeria lo trasmette – come è doveroso – al Tribunale. Ma non sarebbe stato allora molto più semplice e utile che quei fatti, quegli episodi, fossero portati direttamente all’attenzione della Magistratura da parte del Magistrato Dirigente, senza tirare in ballo la solita politica; la quale poi avrebbe preso atto doverosamente degli accertamenti, delle sentenze del Tribunale?

Ad ogni modo, si giunge finalmente, nel mese di dicembre alla convocazione di un Consiglio Giudiziario Plenario in cui vengono mostrati a tutti i componenti i documenti.

Il Consiglio Giudiziario Plenario, a grande maggioranza ritiene che il Magistrato Dirigente abbia: “1) fornito alla Commissione notizie prive di prove, mediante le quali ha attribuito a diversi Magistrati comportamenti capaci di offenderne il decoro e l’onore e complessivamente di intaccare il prestigio della magistratura; 2) ha espresso opinioni, valutazioni, congetture inopportune su vicende per le quali sono in corso procedimenti penali, su presunti attacchi all’indipendenza della magistratura, sui rapporti fra politica e Tribunale, fra magistrato Dirigente e Commissione per gli Affari di Giustizia, sul rispetto del segreto istruttorio. Tali condotte, che realizzano atti d’esercizio di pubbliche funzioni, sono da giudicare censurabili e inosservanti del dovere di operare con obiettività, imparzialità e prudente equilibrio…”

È da notare che questa determinazione è stata presa su proposta di vari Magistrati e votata da una grande maggioranza degli stessi. Proprio nell’intento di far sì che la questione fosse valutata dai soli magistrati, comunque, e che il Magistrato Dirigente potesse avere una ulteriore sede nella quale spiegare i propri comportamenti, si è decisa la convocazione di un consiglio Giudiziario Ordinario, che si è tenuto in data 8 febbraio 2018. Quel Consiglio Giudiziario Ordinario, ancora a grande maggioranza, ha concluso, tra le altre cose, con l’auspicio che “il Consiglio Giudiziario in seduta plenaria (l’unico organo deputato a prendere questa decisione) ponga in essere nel più breve tempo possibile ogni opportuna iniziativa volta a garantire la funzionalità e l’efficienza del tribunale ivi compresa la revoca dell’incarico di magistrato dirigente alla Dott.ssa Valeria Pierfelici”. Insomma, credo che solo da questa veloce disamina dei fatti si capisca bene come le due interpretazioni che surrettiziamente si è cercato di far passare, in merito a tutta la questione, siano completamente destituite di ogni fondamento.

Infatti 1) la politica non ha messo le mani proprio su nulla, semmai è stata tirata in mezzo (non so se più o meno volutamente) dai vari riferimenti del Magistrato Dirigente alla Commissione Affari di Giustizia. La stessa politica, poi, non ha contribuito in modo determinante a nessuna deliberazione successiva, limitandosi a prendere atto delle analisi e delle volontà della stragrande maggioranza dei magistrati della Repubblica. La politica ha semmai tentato di difendere l’onorabilità del Tribunale e della Magistratura, di tutto il Tribunale, non di questo o quel Magistrato, tra i quali, peraltro, siedono – è bene ricordarlo – proprio quei magistrati che hanno dato vita a processi epocali quali quelli del conto Mazzini, magistrati, ai quali credo vada un nostro grande ringraziamento per il coraggio e la determinazione; Magistrati, inoltre, di lungo corso e di grande esperienza, che hanno servito la Repubblica con lealtà e devozione, sulla cui onorabilità credo pochi possano nutrire dei dubbi.

E ancora: 2) non è affatto vero che il Magistrato Dirigente viene allontanato nel momento in cui denuncia alcuni gravi fatti. Anzi, la dolorosa decisione dell’allontanamento viene presa proprio perché, tra le altre cose – è bene ripeterlo -, il Magistrato Dirigente ha: “fornito alla Commissione notizie prive di prove, mediante le quali ha attribuito a diversi Magistrati comportamenti capaci di offenderne il decoro e l’onore e complessivamente di intaccare il prestigio della magistratura; ha espresso opinioni, valutazioni, congetture inopportune…”, senza fare denunce.

Questo però non è sufficiente, perché ancora non si è entrati nel merito delle varie accuse mosse. Bisogna sviscerarle tutte – per quanto ci è consentito dai vari segreti interposti – e chiarire ancora meglio il quadro. Ciò è possibile scorrendo i vari punti dell’ultimo ordine del Giorno adottato dal Consiglio giudiziario plenario del 5 marzo 2018 in cui vengono riassunte le azioni poste in essere dal Magistrato Dirigente, che, per brevità cerco di riassumere e chiosare. Ecco i vari punti:

1) aver violato il segreto istruttorio, avanti alla Commissione Affari di Giustizia, ed aver ammesso di averlo fatto;

2) aver riferito di “pressioni” da parte di un Segretario di Stato su un Giudice d’Appello, senza sporgere denuncia tempestiva e preventiva in merito a ciò ed avendo così omesso atti del proprio ufficio e potenzialmente pregiudicato l’imparziale accertamento dei fatti. Su questo punto, inoltre, voglio riferire quanto il Magistrato in questione, durante un colloquio dallo stesso richiesto e avvenuto tra lui ed il sottoscritto ha voluto specificare, definendo questa una “banale incomprensione, un fraintendimento già ampiamente risolto” vado a memoria. Insomma, non solo il Magistrato che sarebbe stato oggetto di quelle “pressioni” non le ha ravvisate come tali, ma ha anche ritenuto che non vi fosse alcun minimo margine per interessare di ciò l’autorità giudiziaria;

3) aver omesso di informare il Consiglio Giudiziario Plenario, organo deputato per legge ai rapporti tra politica e magistratura, circa questi fatti e circa asserite minacce ai danni di magistrati;

4) aver riferito di minacce da lei stessa ricevute nel lontano 2005 da parte di un Magistrato d’Appello, indicato come “amico” e “ambasciatore” di un noto politico di allora, per provocarne le dimissioni, creando in tal modo un collegamento tra quel giudice ed il politico oggi imputato in processo. Tutto ciò senza essersi mai attivata avviando alcun procedimento disciplinare, civile e penale volto ad accertare i fatti, e senza aver informato di ciò il Consiglio Giudiziario Plenario;

5) aver accusato un Giudice di Appello di aver commesso dei reati come “l’abuso d’ufficio”, senza aver presentato alcuna denuncia, tempestiva e preventiva, volta all’accertamento del reato ipotizzato e riferito come certo alla Commissione;

6) aver definito, per iscritto, avanti alla Commissione questo Magistrato come “sodale di esponenti politici ora imputati e di altri associati”. Anche questa affermazione –pare- fatta senza aver attivato denuncia tempestiva e preventiva per accertare i fatti e senza aver informato il Consiglio Giudiziario Plenario. Ancora, senza aver attivato alcun provvedimento o iniziativa istituzionalmente idonea, nei confronti del Magistrato in oggetto;

7) aver addebitato allo stesso Magistrato la paternità di una lettera anonima, tesa a far saltare il reclutamento di un nuovo giudice d’appello per inficiare così l’iter del “processo Mazzini”. Anche in questo caso senza aver fornito prove o fatti che corroborassero questa ipotesi;

8) aver sostenuto davanti alla Commissione Affari di Giustizia – che chiedeva maggiori informazioni rispetto a tutte queste accuse e proponeva di portarle avanti al Consiglio Giudiziario Plenario – che ciò avrebbe configurato l’infrazione del segreto d’ufficio. In tal modo – ritengono i Magistrati – il Consiglio Giudiziario Plenario sarebbe stato privato delle sue funzioni di garanzia dell’ordine giudiziario come stabilite per legge;

9) aver sostenuto anche in Consiglio Giudiziario Plenario che l’ostensione dei documenti avrebbe provocato la violazione del segreto d’ufficio ed anche istruttorio, salvo poi sottoscrivere un ordine del giorno che censurava la mancata ostensione dei documenti a tutti i magistrati del Consiglio Giudiziario Ordinario;

10) aver provveduto, successivamente ai fatti citati, a denunciare uno o più magistrati del Tribunale;

11) aver omesso provvedimenti organizzativi;

12) aver formulato gravi accuse contro un alto funzionario di uno Stato estero;

13) aver rivelato alla commissione affari di Giustizia fatti inerenti la vita personale e privata di magistrati, senza giustificabile necessità.

Ora credo non si possa dire che qualcuno voglia nascondere i fatti o non farli emergere. E per dischiudere ogni cosa possibile, voglio condividere con quest’Aula la ridda di domande che tutti questi punti hanno suscitato in me appena ne ho avuto notizia, appena li ho uditi. Ribadendo una volta di più lo sconcerto dettato dal fatto che fino a soli pochi giorni prima la mia collaborazione con il Magistrato Dirigente era stata piena e leale, reciprocamente.

Perché il Magistrato Dirigente ha voluto infrangere, per sua stessa ammissione, il segreto istruttorio, per di più davanti ad una platea di politici? Perché ha riferito fatti, ritenuti dallo stesso Magistrato in questione “futili fraintendimenti” alla politica, senza peraltro sporgere denuncia e rivolgersi dunque all’unica autorità competente, cioè al Tribunale? Perché alcuni addebiti mossi nei confronti di alcuni giudici hanno mostrato la loro rilevanza solo tra l’ottobre ed il novembre del 2017? Perché di questi addebiti io stesso o la commissione non siamo stati investiti –sempre che questa fosse la cosa da fare- al nostro insediamento? Perché per quasi un anno dall’avvio di questa legislatura, o ancora negli anni precedenti, queste supposte condotte non sono state rilevate, disvelate o perseguite? Perché allorchè sono stati intrapresi altri percorsi in merito alla giurisprudenza di un magistrato, non sono stati sollevati o rappresentati alla Commissione fatti ben più gravi, poi riferiti solo nell’ottobre scorso?

A questi interrogativi io non ho risposte certe, che possa condividere con voi senza che paiano illazioni o suggestioni, dunque non dirò nulla. Certamente però ritengo che essi adombrino risposte allarmanti e preoccupanti. In conclusione di questo mio intervento voglio però essere costruttivo ed esprimere alcuni auspici.

Auspico per prima cosa che tutte le indagini in corso ed i processi (quello sui titoli, quelli aperti successivamente, tutti quelli che si apriranno) continuino tempestivamente, senza influenze, e possano giungere ad accertare la verità. In merito a ciò voglio ribadire come non è da questo o da quel dirigente, da questa o quella maggioranza che dipende la libera determinazione di ogni singolo magistrato nello svolgere le indagini e nel formulare le sentenze. Chi lo sostiene si prende la gravissima responsabilità di descrivere un tribunale fazioso e influenzabile a seconda della temperie del momento. Chi lo sostiene pubblicamente infrange lui stesso, anche solo con il sospetto, l’autonomia e l’onorabilità della magistratura.

Auspico che il Tribunale possa finalmente concentrarsi su varie priorità, come il Giuramento del nuovo giudice d’Appello, il perfezionamento dell’iter legislativo del 199ter, la digitalizzazione degli uffici, la pubblicazione informatica delle sentenze, lo snellimento delle procedure e la rapida risoluzione delle cause e dei contenziosi. Spero, insomma, che si chiuda rapidamente questa pagina cupa e che politica e magistratura ritrovino una nuova rispettiva compattezza, nel desiderio sincero della più piena ed ampia collaborazione e del più concreto rispetto reciproco, perché è questo che ci chiedono tutti i Sammarinesi, ai quali, per primi, dobbiamo rendere conto.

Infine lasciatemi aggiungere l’ultima valutazione, che mi tocca personalmente. Come avrete ascoltato ho cercato di fornire, in apertura di questo dibattito, un resoconto che fosse il più oggettivo possibile, senza “buttarla in politica”. L’ho fatto perché credo che per primi siano proprio i Sammarinesi che ci chiedano di capire ed a loro dobbiamo dare ogni informazione perché in totale libertà possano formulare il loro giudizio. Bene, in quest’ottica, mi piacerebbe veramente che tutti i documenti che sono stati prodotti in questi mesi diventassero pubblici. Io non ho nulla da nascondere! Forse questo sarebbe il modo migliore per rispondere a vari attacchi che, non solo io ho subito in questi giorni, animato solamente dalla volontà di stare dalla parte del Tribunale e della Giustizia. Chi ha mosso questi attacchi non li ha mossi solo a me o ad una parte politica, li ha mossi anche nei confronti dello stesso Tribunale e di tutti quei magistrati che, proprio per difenderne l’onorabilità, l’autonomia e l’operatività, hanno assunto, in piena libertà di giudizio, queste posizioni.

Eva Guidi, Ssd

Lo scorso lunedì il Consiglio Giudiziario Plenario ha eletto il Giudice Lanfranco Ferroni nuovo Magistrato Dirigente del Tribunale Unico della Repubblica di San Marino, che subentra a Valeria Pierfelici. A questo delicato cambio di vertice al Tribunale si è arrivati dopo molte sedute del Consiglio Giudiziario Plenario, del Consigli Giudiziari Ordinari, della Commissione Consiliare per gli Affari di Giustizia, della seduta del Consiglio Grande e Generale. Un percorso – ci tengo a farlo presente in modo molto chiaro – iniziato il 30 ottobre scorso, nel momento in cui il Magistrato Dirigente, in audizione presso la Commissione per gli Affari di Giustizia, ha presentato e illustrato autonomamente un documento in cui denunciava gravi pressioni della politica sulla magistratura e gravi pressioni all’interno della magistratura. Su cosa farne di quel documento in senso lato ha avuto un lungo dibattuto la Commissione, non raggiungendo infine una decisione unanime che era invece, secondo noi ovviamente, indicata in modo molto lineare dalla legge: è il Consiglio Giudiziario Plenario che, in base alla legge qualificata, è l’organo con funzioni di garanzia dell’ordinamento giudiziario. Abbandonando per un attimo il dettato della legge, dal quale non possiamo comunque discostarci e che indica la via, quello che ci ha sorretto nel nostro agire è una semplice domanda: come avremmo potuto non portare a conoscenza delle gravi denunce fatte il Consiglio Giudiziario Plenario e tenerle in Commissione Giustizia? Anche perché le possibilità previste dall’ordinamento non lasciavano scelte differenti.

Molte sono state le illazioni fatte su questo percorso e molte parole pesanti e fuori luogo sono state spese, a partire da quelle scellerate del colpo di Stato. Una è quella che vede sfiduciare il Magistrato Dirigente da parte dei membri di maggioranza perché si sono voluti bloccare alcuni processi importanti quali il processo Mazzini o il processo Titoli BCSM. Lo abbiamo già detto a più riprese, la legge qualificata prevede che il Magistrato Dirigente abbia funzioni amministrative e di coordinamento, ferma rimanendo l’assoluta autonomia decisionale di ciascun giudice. Altra polemica quella che vede la politica entrare nei temi della giustizia e condizionarli. Ricordiamo che è l’ordine del giorno del consiglio giudiziario ordinario, l’organo di autogoverno della magistratura, l’organo cui partecipano tutti i magistrati, che a larga maggioranza ha chiesto di procedere alla revoca del precedente MD elencando una serie di seri addebiti nella sua condotta. La maggioranza nel Consiglio giudiziario plenario si è espressa con un orientamento in linea con la maggioranza della magistratura. Semmai sarebbe stato ribaltare l’orientamento della magistratura votare in difformità a quanto da loro indicato, visto che loro per primi conoscono problemi e criticità del Tribunale e si sono espressi in modo assai preciso sulle questioni. E’ il Consiglio Giudiziario Ordinario che gestisce ogni questione relativa all’organizzazione del lavoro e la politica ha il dovere di rispettare questa autonomia. Altra ancora quella che abbiamo revocato il Magistrato dirigente senza che questo fosse previsto esplicitamente per legge. Il fatto che una cosa non sia prevista non significa che non sia consentita. Le leggi non si interpretano ma si seguono; questa considerazione vale per tutti tranne che per l’unico potere dello stato che è deputato ad interpretarle, in base alle sue competenze e questo potere è la Magistratura. Ecco perché si è seguita l’interpretazione data in sede di Consiglio giudiziario plenario da un largo numero di magistrati di alto rango e grande esperienza sul fatto che il ruolo amministrativo e organizzativo del Magistrato Dirigente potesse essere revocato dall’organo stesso che l’aveva nominato”. E se vi sono approfondimenti da fare non è la sede politica a poterli fare per mancanza di competenza. Non è il Consiglio Grande e generale a poterlo fare, saranno le opportune sedi, il tribunale amministrativo o il Collegio Garanti a farlo.

Roberto Ciavatta, Rete

Sono stanco di tutta questa situazione, ognuno la tira dalla sua parte, le posizioni diverse sono legittime, ma ci siamo oramai abituati alle epurazioni di chi non si allinea, in Bcsm, nella Pa e anche in magistratura. Però attenzione, prima si dice che se una legge non c’è, la interpretiamo, e subito dopo la stessa persona dice che le leggi vanno rispettate rigorosamente. Il magistrato dirigente non risponde alla politica, non deve essere simpatico, né benvoluto, deve fare una serie di cose, tra cui presentare la relazione annuale sulla giustizia, dove ha il dovere per legge di dire quale magistrato ha più o meno arretrati e fare osservazioni sull’operato dei suoi colleghi. E’ vero che è un pari, ma è un pari che coordina e ha il dovere di controllare l’andamento della giustizia. Nonostante siano 3 anni che non passa in Consiglio Grande e Generale, la relazione annuale sulla giustizia ha questo contenuto. Qui si è chiesto, su indicazioni del magistrato, a chi veniva chiamato in causa dal magistrato dirigente stesso, se gli andava bene. Noi abbiamo tentato all’interno della Commissione di rallentare un iter che sapevamo già ad ottobre che avrebbe portato a questo. Una parte della Commissione, noi, ha chiesto di poter approfondire quanto emerso dalla nota del magistrato dirigente. Abbiamo chiesto i verbali del passato , ma non ci sono stati dati. Questa è trasparenza a senso alterno. È il bisogno di richiedere di mettere una casacca, nessuno lì dentro ha avuto l’opportunità di fare chiarezza sulle indicazioni date, non ci è mai stato messo a disposizione nessun verbale degli anni precedenti perché i documenti all’interno di un organismo non sono messi a disposizione di un altro organismo, e allora si decide al buio. Noi non sappiamo quali sono gli equilibri della magistratura, che non è composta solo degli 11 magistrati del Consiglio plenario. Credo non ci sia stata volontà da parte vostra di approfondire.

Il magistrato dirigente ha fatto affermazioni gravi all’interno della Commissione per impedire che potessero uscire sulla stampa. Ha detto in Commissione che ‘ci sono queste pressioni della politica sulla magistratura’, ma non ci siamo fermati ad approfondire se erano vere, anzi, abbiamo iniziato a dileggiare quando il magistrato dirigente non era presente. Nessuno si è preso la briga di andare a fare verifiche. Cosa deve fare un magistrato, se nessuno gli da la possibilità di portare prove, se non denunciare? Ecco perché non lo aveva fatto all’epoca, ma non si dice che lo aveva segnalato alla Reggenza. Forse c’era anche nei verbali della commissione Giustizia dell’epoca, ma non siamo andati a vedere. Ci fa comodo chiudere gli occhi.

Fabrizio Perotto, Rf

Mi auguravo che con la nuova legislatura si potesse mettere fine a diatribe personali e si cercasse di risolvere i problemi in essere. Purtroppo sono stato smentito dai fatti e dagli atteggiamenti. In più di un anno, la spinta al cambiamento di Adesso.sm è stata ostacolata in ogni modo e anche in questo ambito. Le diatribe e contrapposizioni sono sempre le stesse. Già dai risultati elettorali si è iniziato a discutere se fosse legittima la nostra vittoria, sono stati fatti ricorsi puntualmente respinti, innescate proteste di piazza, per riuscire dove la politica con la P maiuscola non lo faceva. E ancora, le decine di ricorsi al Collegio garante su ogni decreto in ambito bancario, ancora puntualmente tutti bocciati. L’opposizione non ha accettato un risultato che fosse uno, ha sempre cercato di capovolgerli. Anche sul nostro sistema giudiziario si sono susseguite polemiche continue e sceneggiate, un clima alimentato per giungere a uno scontro sempre e comunque, come se l’opposizione fosse salvifica. In Commissione affari di Giustizia si sono creati purtroppo i maggiori scontri, le dimissioni dei membri della stessa per tentare di bloccarne i lavori, dimissioni -sceneggiata, prima date poi ritirate nella seduta successiva, un presidente che si rifiuta di convocarla in spregio alla legge, la necessità di un Consiglio straordinario, i contrasti dei magistrati che hanno portato a una guerra intestina, insomma situazioni incancrenite che portano in difficoltà il tribunale e che lo rendono non unito e non credibile. Da politico, e ancor prima da cittadino, a chi ha l’onore e onere di dirigere il tribunale, chiedo equilibrio e serenità di giudizio, pacatezza e volontà di far funzionare tribunale nel modo migliore possibile. Mi pare che l’armonia nel palazzo di giustizia sia venuta meno e ritengo che alimentare lo scontro non sia un buon servizio a collettività e al potere giudiziario. Voglio essere fiducioso e sperare questa pagina possa chiudersi celermente.

Alessandro Cardelli, Pdcs

Con il Segretario sono d’accordo su una cosa, ci troviamo in situazione molto cupa, oserei dire drammatica per la democrazia del paese. Il 26 novembre 2017 tutte le forze di opposizione lanciano un comunicato stampa dove si parla di colpo di stato. Non era una levata di testa e un atto politico irresponsabile, era un monito a maggioranza, governo e cittadini perché quello che stava avvenendo per noi era molto pericoloso. Quel comunicato me lo sono andato a rileggere: si prevedevano cose che poi si sono avverate. Ci sono alcuni punti importanti: primo, la volontà politica di allontanare il magistrato dirigente, cosa poi avvenuta. La politica è entrata all’interno di quel campo. Altra cosa che manifestavamo è che a fronte di notizie di reato non si voleva andare a conoscere se c’erano reati alla base, ma si condannava chi le denunciava. Lei Segretario dice che il magistrato dirigente ha fornito notizie senza prove. Secondo lei, all’interno di un organo politico come la Commissione giustizia, bisogna dare adito a queste denunce del magistrato dirigente o fare nei suoi confronti invece un processo politico?

Terzo punto del comunicato: l’allontanamento di chi vuole fare chiarezza, ed è quanto è avvenuto in questi mesi. Tanti i casi in cui persone che la pensano diversamente dal governo hanno subito atteggiamenti non rispettosi. Questione titoli: si mette in discussione il magistrato dirigente proprio poco dopo che è stata sollevata questa questione?

Lei dice che è il tribunale che ha tirato la politica per la giacchetta: non è stata la politica per prima a tirare in mezzo la magistratura con l’esposto Capuano, il ricorso Asset, la ricusazione Bcsm? Sul segreto istruttorio: rispetto le competenze della Commissione giustizia, anche nella passata legislatura si sono fatti riferimenti al suo interno a processi portati avanti, quali sono quindi le cose ammesse dentro quell’organismo, se in questa legislatura certe cose non sono ammesse? Le modalità della revoca: nel nostro ordinamento non c’è una norma che prevede la revoca del magistrato dirigente. Quale strumento legislativo il Consiglio giudiziario ha utilizzato? Un Odg, e su quale dettato legislativo ha proceduto con un Odg? Dopo questo precedente allora da domani potremo revocare anche la Reggenza con un Odg. Perché nel nostro ordinamento non è prevista la revoca di una istituzione.

Il danno reputazionale di questa vicenda: un investitore dopo le notizie che escono, può dare credibilità al nostro tribunale? Un atto del genere può mettere in discussione di trasparenza della Repubblica di San Marino? Cito ad esempio una sentenza della Corte europaa dei diritti dell’uomo: In Ungheria è stato diminuito un incarico a un magistrato e la Corte ha condannato l’Ungheria.

Luca Santolini, C10
In quanto membro della Commissione Giustizia e del Consiglio giudiziario plenario chiedo scusa. Chiedo scusa per la dannosissima rilevanza mediatica che hanno avuto le vicende della Commissione Giustizia negli ultimi mesi. Chiedo scusa alla Reggenza, prima di tutto, perché in quanto commissari abbiamo fallito nel mantenere la risoluzione di temi così delicati all’interno dei percorsi istituzionali previsti dall’ordinamento e chiedo scusa all’intero Paese. Lo faccio nonostante sia pienamente convinto di aver fatto di tutto affinché questo non avvenisse.

La pubblicità mediatica data agli eventi di cui parliamo oggi ha rappresentato il danno più grande che si potesse fare al Tribunale. Ed è partita, come tutti hanno potuto vedere, con le famose dimissioni dei tre membri di opposizione annunciate al microfono del Consiglio, scritte su carta e poi ritirate dopo tre mesi di pantomima, dibattiti, ostruzionismo, ecc. A quel punto il dado era stato tratto. Il messaggio terribile era stato lanciato. Un colpo di Stato in atto, un Governo che tentava di fermare processi in corso, una maggioranza collusa che si prestava da braccio per portare a termine il lavoro. I dubbi sull’operato della Reggenza, addirittura, lanciati continuamente per tentare di metterla in difficoltà. Esposti preventivi al Collegio dei Garanti, che sapevano tanto di intimidazioni. Tutto questo per evitare che il Consiglio Giudiziario Plenario, l’organo i cui lavori sono coperti da riserbo, che per legge è deputato a risolvere i problemi della Giustizia, ne venisse a conoscenza. Le accuse di aver voluto montare un castello per far fuori un Magistrato Dirigente scomodo, lo abbiamo risentito prima, ancora peggio quelle – finali – di voler fermare processi in corso, sono accuse infamanti e palesemente false. I motivi sono diversi: Il Magistrato Dirigente è un magistrato come gli altri, che ha un ruolo semplicemente organizzativo e amministrativo. Non ha assolutamente alcun ruolo nello svolgimento di processi in corso. Nessuno. E ci mancherebbe altro. Ogni giudice ha garantita per legge la propria autonomia decisionale nell’ambito delle proprie funzioni. Nessuno avrebbe messo in discussione il ruolo del Magistrato Dirigente – ruolo amministrativo – se non avesse portato quel documento aggiuntivo alla relazione in Commissione Giustizia, con considerazioni fortissime, alcune su fatti risalenti anni fa, e non supportate – in quel momento – da nessuna denuncia. Quindi la teoria del Castello costruito ad hoc dalla politica non regge. Ogni decisione che è stata presa all’interno del Consiglio Giudiziario Plenario è stata presa su proposta della grande maggioranza dei giudici di quel consesso, fra cui ci sono i giudici più alti in grado del nostro Tribunale. La politica, sostanzialmente, non ha fatto che prendere atto della situazione di totale mancanza di fiducia e forti contrasti interni che in parte era già presente, ma che si è consolidata a seguito della consegna di quel documento, con tutti i profili identificati nell’odg pubblicato settimana scorsa.

Di danni in questi mesi, come ho detto, ne sono stati fatti e penso che in tanti alla fine di questa vicenda si dovrebbero mettere una mano sulla coscienza, per capire se per una battaglia politica vale la pena di riversare tutto questo fango su una macchina così delicata come il tribunale.

A me non piacerebbe la pubblicazione di tutti gli atti di quelle commissioni e di quei consigli. Ho letto la richiesta, poi ritirata, di Marco Gatti, che mi ha lasciato molti dubbi. Se la decisione di tutti i miei colleghi, sia di commissione che di Consiglio Plenario, dovesse essere quella, mi adeguerò. Ma voglio ribadire, anche se non ce ne dovrebbe essere bisogno, che non ho nulla da nascondere. Credo semplicemente che di danni ne siano già stati fatti troppi, a seguito di quelle dimissioni e delle notizie a raffica uscite sui media in questi ultimi due mesi, e che c’è un motivo perché le vicende che riguardano la giustizia sono state sempre trattate con responsabilità all’interno di certi consessi..

Marina Lazzarini, Ssd

Non faccio parte della Commissione Affari di Giustizia, non ho potuto mettere bene a fuoco l’intera vicenda, come penso le tante persone che ci ascoltano da casa. I colleghi di Ssd dentro la Commissione non hanno mai fatto trapelare nulla di quello che stava accedendo, come è loro dovere. Li vedevo così provati che non osavo nemmeno interrogarli. Con la pubblicazione del 5 marzo scorso dell’Odg del Consiglio plenario si sono chiarite molte cose, ma restano molto dubbi sui comportamenti della dott.ssa Pierfelici. La stessa ha ricoperto il ruolo di magistrato dirigente per 17 anni, anni difficili e importanti in cui il Tribunale ha assunto autonomia e indipendenza. Della dott.ssa Pierfelici conoscevo bene la fama di integerrima professionista. Come è possibile che dopo tanti anni di equilibrio e grande professionalità del magistrato, la posizione sia così cambiata? Non mi so dare le risposte. Ma vorrei fare un riflessione: ogni ruolo apicale che concentra un potere forte, non può esser ricoperto dalla stessa persona per tanti anni. Rimane profonda amarezza per sla ituazione, nella certezza che nessuno in questa maggioranza abbia voluto interferire sull’autonomia della magistratura. Spero il clima possa rasserenarsi e che il triubale porti a termine importanti procedimenti in atto, tra cui Conto Mazzini e Titoli.

Giovanna Cecchetti, Ps

Difficile entrare nel merito delle questioni della Commissione giustizia, ma tutto ciò non può lasciare indifferente nessuno. Nella sua Relazione, il Segretario ha illustrato i motivi dell’allontanamento del magistrato dirigente, per cui c’è suo sconcerto e si chede perchè abbia voluto rompere il segreto istruttorio o perché non ha denunciato prima i fatti. Non dà risposte, ma non si è fatto scrupoli nel portare il tutto nel Consiglio giudiziario plenario e, invece di accertare i fatti, avete decretato che gli stessi non fossero veritieri, sostituendovi ai giudici. Il governo di Adesso.sm, dopo aver reso poco credibile il sistema bancario, ha deciso con la sua politica della svolta e della trasparenza dei continuare a indebolire e rendere poco credibile un altro settore chiave della nostra Repubblica, togliendo autorevolezza e autonomia del tribunale. Lei Segretario ha avuto la colpa di non sapere gestire questa fase delicata.

Roger Zavoli, Rf

Sottolineo lo sconcerto e sbigottimento per la vicenda iniziata lo scorso ottobre con una surreale pantomima dell’opposizione, che dopo aver utilizzato Cassa, Savorelli, Asset, senza alcun risultato- se non quello di destabilizzare la fiducia dei risparmiatori- ha cercato di dare il colpo finale a governo e maggioranza con la gazzarra inscenata in commissione Giustizia. E’ un anno che assistiamo a commedie recitate in sedi istituzionali e a forzature che hanno dell’incredibile. Sono sconcertato dai metodi utilizzati da alcuni partiti e dal comportamento di consiglieri che sono scesi a livelli così bassi di demagogia che non fanno onore a nessuno. E nonostante questo, l’opposizione tira fuori la pretesa del confronto, ma subito dopo non perde occasione per avvelenare il clima con accuse e calunnie, per dimostrare che maggioranza e governo sono una congrega di pazzi o malfattori. La vicenda sulla giustizia nasce per la maggior parte di noi in seduta consiliare di novembre, quando alcuni consiglieri membri della commissione Giustizia annunciano dimissioni con accuse generiche che puntano a gettare fango su maggioranza e governo, perché vogliono mettere il bavaglio al tribunale su alcuni processi. Non manca la denuncia del colpo del stato, il balletto delle dimissioni ritirate. Il colpo di teatro ha fatto cilecca e col tempo nessun risultato tangibile è arrivato all’opposizione, ma sono seguiti danni di immagine che si ritorcono contro il Paese. Soprattutto quando si denunciano ingerenze della politica sui magistrati. Le deliberazioni del Consiglio plenario sono quelle della maggior parte dei magistrati. Possono non piacere, ma accusare altri di complotti e ingerenze fa male, ma anche un po’ di schifo.

Teodoro Lonfernini, Pdcs
Reputo l’intervento che mi ha preceduto un po’ azzardato. Perché lei, consigliere Zavoli, come me non ha gli elementi. Non li ha. Non è parte della commissione Giustizia, del consiglio giudiziario plenario e farei più attenzione ad azzardare giudizi sull’operato di altri colleghi presenti in quelle Commissioni. Può essere che la maggioranza abbia ragioni per i passi che ha compiuto e che anche l’opposizione abbia delle ragioni per le azioni che ha svolto. Il sottoscritto ha voluto mantenere fino in fondo il rispetto istituzionale di riservatezza di informazioni che sono poi circolati in modo più o meno superficiale o legittimo. Le sue parole mi fanno comprendere che lei ha sicurezze e convinzioni sulla base di informazioni che io non ho. Lo chiedo per onestà di dibattito. Ma quello che è certo è che tra i poteri dello Stato purtroppo c’è una guerra. E forse quella guerra si sta svolgendo anche di fuori delle nostre istituzioni. E’ normale, secondo voi, che all’interno del tribunale dei colleghi si denuncino l’un l’altro? Io credo di no.
Voi della maggioranza potevate pensare che Pierfelici fosse giunta alla fine del suo lungo e rispettabile percorso nelle nostre istituzioni. Potevate pensarlo, ma poi chiedo: quel pensiero è stato poi tradotto correttamente alle istituzioni, ai membri delle Commissioni, alla stessa Pierfelici e ai magistrati suoi collaboratori? Da osservatore, mi sembra che ci siamo un po’ mossi con quella forma che andate replicando in tutti gli altri ambienti nel Paese. Avendo già vissuto gli errori compiuti, li avete replicati all’interno del Tribunale. Avverto che un cortocircuito sostanzialmente poteva essere anche evitato.
La scorsa settimana il collega Gatti ha presentato richiesta di avere gli atti di commissione Giustizia e Consiglio plenario, comincio pensare con forza che forse è il caso che andiamo a vedere davvero cosa è accaduto e che ci facciamo una idea piena.

Michele Muratori, Ssd
Ma voglio lanciare una provocazione. Ricordo che il documento con il quale si è preceduto alla revoca, è stato sottoscritto dalla gran parte della componente togata del Consiglio Giudiziario Plenario, e non dai politici. Allora mi chiedo: se la politica si fosse posta in contrasto con la maggioranza del Tribunale, cosa sarebbe successo? E poi vi sembra normale cari colleghi che, almeno per quanto mi riguarda, questo dibattito viene fatto con carenza di informazioni?

Io infatti, al pari di molti altri miei colleghi, non ho mai potuto leggere una riga di quanto detto nella commissione giustizia. Se per legge la commissione, deve riferire solo al Consiglio Grande e Generale, perchè qualcuno ha sentito l’esigenza di riferire alla Gendarmeria piuttosto che al Consiglio?

Infine mi chiedo, ma anche questa volta temo non avrò una risposta, come mai proprio oggi, artatamente, torniamo a parlare di fatti accaduti oltre dieci anni fa, e soprattutto mi chiedo, come mai quei fatti pare siano stati denunciati solo oggi?

E allora come ricordato nel riferimento del Segretario in apertura di dibattito, va fatta chiarezza sulle presunte pressioni della politica. Perché non ci può essere solo una visione di parte. E le reazioni scomposte di una parte dell’opposizione, mi fa sospettare che in realtà c’è dell’altro dietro. Che la volontà di creare scandalo ad ogni costo sia in realtà una volontà a ritornare o andarci al potere al più presto.

Forse per paura di farsi trovare quello che si è nascosto sotto il tappeto negli ultimi anni?

Concludo augurando un buon lavoro al nuovo magistrato dirigente, ma facendo molta attenzione, perchè con questo clima di macchina del fango operativa potrei esserne tacciato di amicizia fraterna. Nonostante i 33 anni di differenze tra noi 2.

Federico Pedini Amati, Mdsi
Da quello che sto ascoltando mi pare che difficilmente l’Aula troverà un accordo su quanto è successo. Nei fatti si è compiuto quello che da tempo si voleva si compisse, ovvero l’allontanamento del magistrato Pierfelici. Io non faccio il tifo per una parte o l’altra del Tribunale, e non sono informato su quanto avvenuto in commissione Giustizia o in Consiglio plenario. Dico solo che di tutta questa faccenda avete fatto un mostro. Avete gestito le cose nel peggior modo possibile. Il magistrato dirigente è stato nominato all’unanimità dal Consiglio giudiziario plenario e aveva scadenza tra due anni e non c’è una legge che permette di destituire il magistrato dirigente. Non sono d’accordo con Guidi che dice ‘se non è previsto dalla legge, non significa non sia possibile’, perché allora vale tutto. Se poi dice anche che le cose previste dalla legge vanno seguite, allora ci si contraddice. Sulla base di quale norma il Consiglio plenario ha defenestrato e sostituito il magistrato dirigente Valeria Pierfelici? Io voglio una risposta. Ho un percorso di 12 anni in politica, sono stato in un partito anche con alcuni di voi, ma uno schifo così non l’ho mai visto, una ipocrisia del genere, neanche con i dinosauri della politica l’ho vista. Oggi in tribunale, con denunce incrociate e le prese di posizione della politica, ho paura che il clima non si rasserenerà solo perché abbiamo cambiato un magistrato dirigente, ecco perché temo che i processi non possano andare avanti con la necessaria serenità.

Davide Forcellini, Rete
La democrazia esige il rispetto delle sue regole, altrimenti tutto il sistema si destabilizza e noi qui dentro ne siamo la causa. Non sono un giurista, ma la giustizia deve stare fuori da questo parlamento, qui non possiamo decidere nulla su di essa, invece qui vedo un parlamento contrapposto su una materia che non dovrebbe neanche essere di sua competenza. Credo l’Odg presentato dall’opposizione in commissione Affari di Giustizia andasse in quella direzione, chiedendo una revisione normativa. Ma abbiamo sentito, nell’intervento del Segretario Renzi, che dell’obiettivo di piena autonomia della magistratura dalla politica non ve ne sia traccia. L’obiettivo più umile e al nostro livello è quello di salvaguardare almeno l’autorevolezza nella giustizia, perché se la cittadinanza perde fiducia in essa, perde fiducia nel diritto e nella democrazia, perde fiducia nel Paese. Maggioranza, avete l’obbligo di mantenere quel barlume di luce che dovrebbe restare.

Roberto Joseph Carlini, Ssd
Non è facile intervenire per il clima di tensione che si è venuto a creare. Al magistrato dirigente spettano poteri organizzativi, fermo restando l’autonomia decisionale dei giudici. La revoca non inficia il corretto lavoro del Tribunale. Sulla mancata tripartizione poteri: il Consiglio giudiziario plenario non ha fatto altro che sostenere la decisione espressa dal Consiglio giudiziario ordinario, organo di autogoverno della magistratura. Sarebbe stato più ingerente contravvenire a questo auspicio.

Pasquale Valentini, Pdcs
La commissione Affari e Giustizia è messa in un percorso parallelo al Consiglio giudiziario, non ci sono interferenze, è uno degli obiettivi della riforma del 2011. Il filone base dell’attività della Commissione è l’esame della relazione del magistrato dirigente. Nella legge la commissione riferisce esclusivamente al Consiglio grande e generale. La commissione è stata mantenuta per creare una sorta di camera di decompressione perché, cercando lì dentro l’unanimità, non si rapporti poi al Consiglio plenario partendo da divisioni tra maggioranza e opposizione, trascinandolo poi in divisioni politiche. Quando si presenta che la Commissione tiri i togati in uno schieramento o nell’altro, questa non assolve i suoi compiti. Nella relazione, il magistrato dirigente ha parlato di rapporti non corretti tra magistrati e politici e non capisco perché questo fatto non ha generato subito preoccupazioni.
Vi siete resi corresponsabili di una cosa di non poco conto. Usciamo da questa ipocrisia, come possiamo dire che tutto può procedere normalmente, come si fa a dire che giudici che si sono denunciati tra loro possano procedere nelle loro attività serenamente e che le denunce non si traducano in impugnazioni? E’ andata molto male e dovremo avere coraggio, se c’è uno spiraglio, di afferrarlo perché si proceda verso la normalizzazione usando le leggi che abbiamo.

Dalibor Riccardi, Psd

Penso che il collega Valentini abbia centrato quello che larga parte dell’opposizione sostiene su questo tema. Questo dibattito serve forse per far prendere gettone a qualcuno. Si parla di una persona che ha ricoperto un ruolo apicale in un ambito autonomo, senza che possa controbattere alle accuse che le si fanno in quest’Aula. Mi chiedo se la stessa cosa, senza contraddittorio, avvenisse dall’altra parte. Questo è un dibattito che non porta nulla al Paese domani, creerà ancora confusione e dubbi. E sicuramente non ripristinerà un clima sereno all’interno del Tribunale. Lei Segretario, che è garante della Giustizia. crede di aver svolto il suo ruolo nella maniera più democratica e corretta?

Jader Tosi, C10

Da inizio legislatura tutti gli argomenti sono stati strumentalizzati, anche enti istituzionali. Si parla di revoca di un ruolo amministrativo, i magistrati sono tutti allo stesso livello e possono lavorare normalmente il giorno dopo. A chi giova una battaglia così? Spero solo non sia strategicamente usata per un bieco gioco politico, è quello che a me pare. Un ruolo amministrativo per natura viene incaricato da un istituto e, per forza di cose, viene revocato da quello. Se ad un certo punto perde la bussola del suo ruolo, deve restare lì fino alla fine, anche se reca danni? Un amministrativo può essere rimosso se non corrisponde più al funzionamento di quell’organo.

Oscar Mina, Pdcs
La revoca del magistrato dirigente è un fatto anomalo e un provvedimento che desta forte clamore.
L’Odg del Consiglio plenario appare più una sentenza annunciata, è stato votato sia dalla parte togata che dalla parte politica di maggioranza. Mi chiedo: quale genere di rapporto avesse improntato il Segretario con il nostro Tribunale? In questi ultimi anni questioni di presunte diatribe non erano mai emerse in modo così eclatante. Pur con diverse maggioranze, i lavori in Commissione Giustizia sono sempre procedute all’unanimità e nel rispetto, in questi ultimi mesi invece stiamo assistendo a qualcosa di ben poco edificante. Eppure in questi ultimi anni il processo Mazzini vede condanne di primo grado. Quanto accaduto non ha precedenti, la politica ha preso posizione, avvallando un Odg che può destabilizzare equilibri interni al tribunale. Voi dite che lo avete fatto per assunzione di responsabilità, ma sulla base di posizioni unilaterali e di motivazioni spiegate nell’Odg, dove non si parla di risultati mancanti, ma si riproducono stralci di dichiarazioni. E’ improprio che il Consiglio plenario si eriga a tribunale giudicante. I dubbi permangono e non ci rassicura chi sostiene tesi della bontà dell’atto e che tutto andrà avanti meglio di prima, destituendo Pierfelici e sostituendola con il prof. Ferroni. Mi auguro tutto ciò non sia solo una presa d’atto, ma sia condotta un’indagine giudiziaria per stabilire un vero contraddittorio e dare modo al magistrato dirigente di esprimere la sua versione, per far emergere responsabilità giudiziarie e politiche ingerenti, denunciate espressamente dal magistrato dirigente.

Marco Gatti, Pdcs
Il colpo di stato annunciato si è avverato. Il provvedimento su cui stiamo discutendo è illegittimo e su questo bisogna ricorrere perché rischia di saltare la tenuta del nostro ordinamento. Un giudice poi ha obbligo di astensione su provvedimenti che lo riguardano, anche nel Consiglio giudiziario, mi sembra ci sia stata una bella confusione, i confini li stabilisce la legge, e il Consiglio doveva applicare la legge, se non c’è vuol dire che il legislatore non l’ha prevista. Quindi ora abbiamo un magistrato dirigente che come si sentirà libero rispetto i suoi sottoposti se questi possono chiedere la sua revoca? Vi rendete conto di cosa avete fatto?
Perchè ho ritirato la mia richiesta? Ho visto difficoltà generali e ho appreso notizie che effettivamente sono in corso indagini giudiziarie, allora avrei messo in difficoltà Reggenza e uffici. Ho chiesto parere a legali, se ci sono indagini penali in corso, quei documenti possono portare notizie di reato e c’è il rischio di inquinamento delle prove che tra l’altro, mi pare sia già iniziato, se c’è stata già una denuncia.

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