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Il capo dei servizi segreti siriani a Roma? “Ecco chi è Mamlouk, l’assassino di mio marito”

Ecco chi è l'uomo a capo dei servizi segreti siriani, braccio destro di Assad, che secondo la stampa libanese avrebbe incontrato i vertici dell'intelligence italiana a Roma

Pubblicato:16-03-2018 12:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:38

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ROMA – “Di recente sono stata in Bosnia. Ho visitato le fosse comuni della strage di Srebrenica e incontrato alcune madri delle vittime. Alla fine mi sono ritrovata a invidiarle: loro hanno almeno una tomba su cui piangere i loro cari“. Noura Ghazi Safadi è una vedova della guerra civile in Siria. Nel 2015 il marito Bassel Safadi, un blogger che sognava una rivoluzione pacifica, dopo quattro anni di carcere è stato giustiziato perché accusato di essere “una minaccia alla sicurezza nazionale”.

Noura ha scoperto dell’esecuzione solo qualche mese dopo, e non ha mai riottenuto le sue spoglie. Lei, costretta a celebrare le nozze dietro le sbarre di una prigione, dopo la scomparsa di Bassel ha fondato il movimento ‘Families of Freedom’: “Per ottenere – spiega – la liberazione di tutti i prigionieri politici e le vittime di sparizione forzata. Se sono morti, cerchiamo di far luce sulle cause del decesso e sul luogo della sepoltura“.

L’agenzia DIRE ha contattato Noura dopo che sul tavolo dell’Europarlamento è finita una vicenda che, se confermata, rivelerebbe contatti tra i servizi segreti italiani e siriani: secondo la stampa straniera, a fine febbraio Ali Mamlouk avrebbe compiuto un viaggio a Roma, per incontrare il capo dell’Aise Alberto Manenti e il ministro dell’Interno Marco Minniti (quest’ultimo incontro solo in parte smentito dal quotidiano libanese ‘Alakhbar’).


Noura – nota a testate internazionali come ‘France 24’ e ‘The Independent’ per il suo attivismo – ha sempre puntato il dito contro Mamlouk: “E’ direttamente responsabile dell’arresto di mio marito – spiega alla DIRE – e probabilmente ha firmato di suo pugno la sua condanna a morte, assieme a moltissime altre”.

Ali Mamlouk, secondo l’attivista, sarebbe “un pilastro” del regime siriano, già parte dei vertici della catena di comando dei servizi di sicurezza a partire degli anni ’80. Tra i crimini di cui è accusato figura la strage nella città di Hama nel 1982 – una rivolta anti-governativa spinse l’allora presidente Hafiz Al-Assad a ordinare un bombardamento, causando circa 35mila vittime – e più di recente l’arresto di centinaia di oppositori politici.

Ancora Noura: “In qualità di presidente della sicurezza nazionale, ha firmato gli ordini di aprire il fuoco sulle manifestazioni pacifiche del 2011. Come avvocato so bene che quando l’intelligence compie un arresto poi invia le sue ‘raccomandazioni’ circa la condanna da infliggere. Spetta inoltre al direttore dell’agenzia decidere se il prigioniero dovrà essere deferito a un tribunale civile, militare o speciale. In quest’ultimo caso le possibilità di una pena capitale diventano molto elevate“.

Secondo Noura, “alcune condanne sono state eseguite all’interno delle stesse agenzie dell’intelligence: non sempre i prigionieri sarebbero trasferiti in carcere e hanno la possibilità di arrivare a processo. La Sicurezza siriana è nota per le brutalità e le torture. Da quando Ali Mamlouk ne ha assunto il comando, la catena gerarchica delle decisioni porta solo a lui. Ecco perché è considerato direttamente responsabile di tutti gli arresti, le torture e le esecuzioni”.

“Se davvero l’Italia ha accolto Mamlouk, allora le istituzioni hanno tradito i siriani. E la cosa mi sciocca, perché ho partecipato a molti incontri istituzionali – anche con la presidente della Camera, Laura Boldrini. Dopo la morte di mio marito, il governo si è attivato per chiedere notizie di Bassel, contattando il governo di Bashar Al-Assad”.

Resta però fiduciosa: “Credo negli italiani, sono gli unici a poter chiedere che il loro governo faccia luce sulla vicenda”. Dopo la notizia della presunta visita di Mamlouk, un gruppo di giornalisti e attivisti in settimana ha lanciato una raccolta firme tramite la rete per sollecitare risposte da parte dell’esecutivo.

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