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ROMA – Arriva nelle sale italiane il 22 marzo “Hostiles”, il quarto lungometraggio del regista e sceneggiatore statunitense Scott Cooper (Crazy Heart, Out of the Furnace, Black Mass), presentato in anteprima alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film è un western drammatico che esplora uno dei temi più frequenti e complessi affrontati dal genere: il rapporto degli yankee con i nativi americani. Protagonista di Hostiles e’ il “cavaliere oscuro” Christian Bale. Al suo fianco una bravissima Rosamund Pike.
E’ il 1982 quando al capitano Joe Blocker, in procinto di andare in pensione, viene incaricato di accompagnare l’anziano e in fin di vita capo Cheyenne Falco Giallo (Wes Studi) fino in Montana, sua terra natia. Joe, che ha combattuto per anni contro gli indiani, intraprende malvolentieri questo viaggio insieme al suo gruppo di soldati. Durante il lungo e accidentato percorso alla compagnia si unira’ anche Rosalie, una donna privata della propria famiglia dagli indiani comanche.
Il film si apre con una frase dello scrittore D. H. Lawrence che afferma: “L’anima americana e’ essenzialmente isolata, stoica e assassina”. In queste poche parole e’ riassunta l’essenza stessa di “Hostiles”, un film che parla del bisogno innato di avere un nemico da combattere. Desiderio che sembra suggerire il regista nel corso della narrazione (contraddicendosi?) non è però prerogativa di un solo popolo . Ecco quindi che nelle mani del capo yankee Blocker appare un libro niente meno che di Giulio Cesare, un tesoro prezioso che il militare custodirà fino alla fine. Un grande conquistatore e condottiero Cesare, almeno quanto il personaggio interpretato da Bale, che si fa scudo del “dovere lavorativo” per affrontare e uccidere, con orgoglio (e piacere), il nemico indiano.
Le sanguinarie imprese del comandante vengono narrate (a tratti in in maniera rindondante) dal comandante Blocker e dai suoi commilitoni, senza che lo spettatore possa però fruirne direttamente. Della crudelta’ indiana invece se ne ha prova fin dalle prime scene del film, che parte con lo sterminio di una famiglia ad opera dei crudeli Comanche. A sopravvivere e’ solo Rosalie, che viene privata del marito e dei suoi 3 figli.
Il dolore e la forza di questa donna che non parla, ma ascolta, la cui sofferenza e’ palpabile e arriva dritta all’animo dello spettatore e’ davvero il cuore di ‘Hostiles’. Una donna/madonna che non abbandona il figlio morto neanche dopo giorni, quasi ne aspettasse la resurrezione, mentre, tenendolo tra le braccia, evoca in chi la osserva l’immagine di una moderna pieta’ michelangiolesca. Un’interpretazione sublime di una Rosamund Pike che vive completamente il personaggio e regala emozioni che gia’ da sole meritano la visione di questo film. Il suo personaggio rappresenta una allegoria del dolore ma anche di quella riconciliazione tra “diversi” che Cooper auspica anche nell’attuale societa’ americana. Una riconciliazione che parte dalle donne, dato che sara’ proprio Rosalie a sciogliere lentamente l’ombra che oscura il cuore del protagonista.
Un cuore la cui trasformazione sfugge pero’ alla comprensione dello spettatore, probabilmente a causa di una non approfondita caratterizzazione del personaggio interpretato da Bale, che finisce per non convincere totalmente, cosi’ come il film stesso che, sebbene sia godibile e dotato di un’ottima fotografia, spesso pecca di approssimazione.
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