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Trivelle, Legambiente: 79 piattaforme e 463 pozzi nei nostri mari

Legambiente fa così il punto sulle piattaforme nei nostri mari, proponendone una 'mappa'

Pubblicato:16-03-2016 14:32
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:24

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trivelle

ROMA – “Nel nostro mare, entro le 12 miglia, ci sono ad oggi 35 concessioni di estrazione di idrocarburi (coltivazione). Tre di queste sono inattive, una è in sospeso fino alla fine del 2016 (è quella di Ombrina Mare, al largo delle coste abruzzesi), cinque erano non produttive nel 2015. Le altre 26 concessioni, che sono produttive, sono distribuite tra il mare Adriatico, il mar Ionio e il canale di Sicilia, per un totale di 79 piattaforme e 463 pozzi”. Legambiente fa così il punto sulle piattaforme nei nostri mari, proponendone una ‘mappa’. Queste piattaforme, soggette al referendum del prossimo 17 aprile, “oggi producono il 27% del totale del gas e il 9% del greggio estratti in Italia (il petrolio viene estratto nell’ambito di 4 concessioni dislocate tra Adriatico centrale – di fronte a Marche e Abruzzo – e nel Canale di Sicilia)”. La loro produzione “nel 2015 è stata di 542.881 tonnellate di petrolio e 1,84 miliardi di Smc (Standar metri cubi) di gas”. I consumi di petrolio in Italia nel 2014 sono stati di circa 57,3 milioni di tep (ovvero milioni di tonnellate), “quindi l’incidenza della produzione delle piattaforme a mare entro le 12 miglia è stata di meno dell’1% rispetto al fabbisogno nazionale (0,95%)”. Per il gas, i consumi nel 2014 sono stati di 50,7 milioni di tep corrispondenti a 62 miliardi di Smc, e “l’incidenza della produzione di gas dalle piattaforme entro le 12 miglia è stata del 3% del fabbisogno nazionale”.

Dato che l’attuale normativa fa salvi tutti i titoli abilitativi già rilasciati e ancora vigenti, “rientrano in questa categoria anche i permessi di ricerca presenti nell’area entro le 12 miglia marine- spiega Legambiente- sono nove, per un’estensione di 2.488 kmq. Quattro si trovano nell’alto Adriatico (3 sono attualmente sospesi in attesa di apposito decreto Via che certifichi la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza; 1 risulta attivo con scadenza nel 2018); altri 2 permessi di ricerca ricadono nell’Adriatico centrale di fronte alle coste abruzzesi e sono momentaneamente sospesi; un permesso di ricerca si trova nella porzione meridionale della Sicilia, tra Pachino e Pozzallo, ed è attualmente sospeso; un altro permesso ricade di fronte la costa di Sibari e la data di scadenza è nel 2020; l’ultimo permesso ricade a largo dell’isola di Pantelleria ed è sospeso per problemi tecnici”. Per Legambiente “è importante sottolineare che i dati forniti dall’Ufficio minerario per gli idrocarburi e le georisorse del ministero delle Sviluppo economico, e da Assomineraria, stimano riserve certe sotto i fondali italiani che sarebbero sufficienti (nel caso dovessimo contare solo su di esse) a soddisfare il fabbisogno di petrolio per sole 7 settimane e quello di gas per appena 6 mesi“.


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