NEWS:

Argentina, l’appello dei Vescovi: “la situazione va affrontata”

La Chiesa esorta a sradicare qualsiasi forma di violenza istituzionale e a percorrere vie di riconciliazione e amicizia sociale

Pubblicato:16-03-2016 10:16
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:23

carcere3post
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

carcereROMA – Cambiare mentalita’ e affrontare, in forma concreta, la situazione delle persone private della loro liberta’, in particolare di coloro che appartengono ai settori sociali piu’ vulnerabili. E’ l’invito che la Conferenza episcopale argentina rivolge in un documento della 110esima assemblea plenaria, approvato nel mese di novembre 2015, ma reso noto ieri e diffuso oggi dalla stampa cattolica. Nel documento, dal titolo ‘Fui in prigione e veniste a trovarmi’ (cf. Mt. 25,36), emerge la denuncia di “inammissibili celle di totale isolamento” nelle carceri argentine e di una corruzione che non consente ai detenuti di accedere ai beni essenziali per qualsiasi persona, quali l’alimentazione, l’assistenza, l’istruzione, la religiosita’, i legami familiari, la ricreazione e l’arte.

La Chiesa esorta pertanto a sradicare qualsiasi forma di violenza istituzionale e a percorrere vie di riconciliazione e amicizia sociale: “occorre un cambio urgente”, hanno affermato i vescovi, auspicando che la societa’ argentina possa costruire legami di comunione e di appartenenza tali che, di fronte al delitto, la risposta non sia soltanto la prigione e l’oblio dei detenuti. “Siamo convinti- hanno aggiunto ancora i prelati nel testo- che, in una societa’ dove sfortunatamente si moltiplicano fatti delittuosi, uniti a violenza e morte, la soluzione non si raggiunga soltanto con pene piu’ severe e con nuovi istituti carcerari. Crediamo che il cammino sia invece un altro: piu’ politiche d’inclusione sociale che – nella ricerca del bene comune – offrano uguaglianza di opportunita’ a tutti i membri della societa’, al fine del loro giusto e doveroso sviluppo integrale”. “Nessuno- hanno oservato gli autori del documento- per il solo fatto di delinquere, perde la sua condizione di persona, Figlio di Dio e membro della famiglia umana. Deve pertanto essere trattato come tale. Non si deve mai sottoporre il rispetto della dignita’ della persona a nessun’altra finalita’, come ad esempio, la correzione o la riparazione del danno. Dev’essere riaffermato il valore della giustizia, nel rispetto delle garanzie del regolare processo e del diritto alla giusta difesa secondo diritto”, concludono.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it