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Cultura, a Rimini l’arte fa riflettere l’uomo sulla plastica

A Rimini le mostre di Matteo Peretti, "Pet island", e del padre Ferdinando, "Cuba-Giannutri"

Pubblicato:16-02-2018 17:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:29

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https://youtu.be/XXWjtGBjgac

RIMINI – Al pian terreno il figlio Matteo, al primo il padre Ferdinando. Sotto degli “aforismi filosofici” per far riflettere l’uomo sull’utilizzo della plastica, partendo da quell’isola polimerica più grande della Francia formatasi tra le correnti dell’oceano Pacifico. Sopra quadri e sculture a raccontare il rapporto di un uomo con due isole, Giannutri e Cuba.

La Fabbrica arte Rimini, Far, ospita una “doppia personale” di Metteo Peretti, “Pet island“, e del padre Ferdinando Peretti, “Cuba-Giannutri“, “due figure di portata nel proprio tempo e nel proprio settore”, spiega alla stampa l’assessore comunale alle Arti, Massimo Pulini.


In un “rovesciamento temporale” si parte dal più giovane, che a Rimini porta le sue installazioni in materiale plastico che vogliano far riflettere sul suo uso e sulla società in generale. Un allestimento, prosegue Pulini, “in forma di rebus, a volte tautologici, che hanno una forza pregnante”. Ecco le balle di bottiglie di plastica per il riciclo e poco più in una una montagna di sabbia blu, formata dai granuli che andranno a rigenerare la stessa bottiglia; un muro composto da pacchi di riso; cassette di bottiglie di vetro piene d’acqua a formare uno sorta di cubo di Rubik; una piscina di plastica contente bitume invece che acqua; una sedia elettrica con il bastone per il selfie, evidentemente l’ultimo; una casetta di plastica per i bimbi e una antica macchina giocattolo piene di carbone; una amaca con dei pesi sopra a simboleggiare “se la libertà avesse un peso”.

E ancora, tra le altre, un piccolo peso d’oro, il peso della consapevolezza. Per Pulini sono dei “grandi aforismi filosofici in un linguaggio estremamente pulito”, che “fanno riflettere su argomenti centrali per l’esistenza. La mostra mette il dito su una piaga collettiva attraverso una sintesi di linguaggio filosofica.

L’esposizione, prosegue Pulini, offre degli “slittamenti linguistici che fanno riflettere. Come i giochi di parole di Alessandro Bergonzoni”. E il senso si moltiplica. Molte installazioni, conferma l’autore, “potrebbero essere espresse in parole” con l’artista che “diventa un po’ insegnante” e l’opera che diventa “messaggio politico”. D’altronde “ci sono temi importanti non affrontati e gli artisti devono prendere atto di questa necessità e impegnarsi socialmente”. Così la plastica si trasforma testimoniando “la possibilità di miglioramento”.

Salendo al primo piano, ecco il padre: in due sale che rappresentano le due isole, Giannutri e Cuba, rispettivamente quadri e sculture. La prima rievoca la cultura pop e l’America, argomenta l’assessore Pulini, con l’utilizzo delle lettere e dei font che “diventano elementi di sensi e di estetica, una specie di deposito delle parole che assumono un significato intimo”. Opere che hanno delle fratture nel terreno, dove le parole crollano. Nell’ala Cuba il “periodo più indirizzato alle sculture”, sia a tutto tondo, sia di volti che emergono quasi sofferenti in basso rilievo. A sostenere una mostra poggiata sul riciclo non poteva che esserci Hera.

“Per molti economia circolare è un concetto nuovo, ma si tratta di una rivoluzione che incide su tutta la fase di produzione di un bene”, spiega Claudio Galli, membro del cda di Aliplast ed ex amministratore delegato di Hera Ambiente. Per ogni litro d’acqua trasportato, analizza, gli imballaggi pesano 700 grammi. Ecco perchè “l’economia circolare deve entrare nei nostri comportamenti, nella nostra consapevolezza”. E da questo punto di vista l’artista deve fungere da “stimolo. Occorre fare in modo- conclude- che i comportamenti individuali vengano stimolati dall’arte”.




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