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Migranti, rapporto Anci: “Sprar funziona, il 70% impara lavoro e l’italiano”

Oggi la Rete Sprar e’ costituita da 877 progetti territoriali di accoglienza, con 1.825 comuni interessati.

Pubblicato:15-11-2018 17:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:47
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ROMA – Il 70% delle persone uscite dallo Sprar nel 2017 (oltre 9.000) ha terminato il percorso di accoglienza avendo acquisito gli strumenti per una propria autonomia: 5.480 adulti hanno frequentato almeno un corso di lingua, 15.976 un corso di formazione professionale e svolto un tirocinio formativo. E 4.265 i beneficiari che hanno trovato un’occupazione lavorativa. E’ quanto emerge da un rapporto presentato dall’Anci.

I DATI DELLA RETE SPRAR

Oggi la Rete Sprar e’ costituita da 877 progetti territoriali di accoglienza, con 1.825 comuni interessati. I posti di accoglienza sono 35.881, di cui 3.500 per minori stranieri non accompagnati e 734 per persone con disagio mentale o disabilita’. Nel corso del 2017 nei 31.340 posti disponibili sono stati accolti 36.995 beneficiari, 2.117 i nuclei familiari composti da 6.346 persone in totale. Sono 4.584 i minori, di cui 3.127 senza famiglia. Quindi 7.800 le persone con esigenze particolari perché vittime di tortura e di violenze, vittime di tratta di esseri umani, donne sole in stato di gravidanza, con problemi di carattere sanitario.


“I dati presentati oggi confermano ancora una volta che la rete dei Comuni e’, in termini di servizi, capacita’ di integrare, sostenibilita’ per le comunita’ residenti, di gran lunga la migliore esperienza che l’Italia abbia prodotto, oltre che una delle migliori d’Europa”, dichiara Matteo Biffoni, delegato dell’Anci per l’immigrazione.

“Per questo e’ del tutto comprensibile e condivisibile la preoccupazione che tanti Comuni hanno espresso in queste settimane a proposito del decreto Salvini”. “Gli emendamenti definiti in Commissione immigrazione di Anci”, continua Biffoni, “pur non intaccando l’impianto complessivo, potrebbero mitigare molto l’impatto critico della riforma, perché permetterebbero ai Comuni di continuare ad occuparsi dei casi piu’ vulnerabili nell’ambito dello Sprar e non a esclusivo carico dei servizi locali. Ci sono ancora i margini per un miglioramento del testo in Parlamento e siamo fiduciosi in possibili aperture”.

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