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Enea: “Fusione, in Giappone completato l’assemblaggio del reattore sperimentale”

Il completamento è avvenuto grazie alla fornitura di 20 bobine magnetiche altamente tecnologiche, 10 delle quali realizzate in Italia.

Pubblicato:15-11-2018 13:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:47

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ROMA – Completato in Giappone l’assemblaggio del sistema magnetico toroidale del reattore sperimentale a fusione nucleare JT-60SA, il ‘cuore’ dell’impianto. Il completamento grazie alla fornitura di 20 bobine magnetiche altamente tecnologiche, 10 delle quali realizzate in Italia (8 montate e 2 di scorta, hanno i nomi delle bimbe dei ricercatori che vi hanno lavorato). L’annuncio oggi all’Enea in un convegno nel quale è stato illustrato il contributo tecnologico italiano al progetto che punta alla fusione nucleare, quella ‘pulita che tiene acceso il Sole. La fusione “è una scommessa importante per l’industria italiana, per le sue ricadute industriali e scientifiche- dice Federico Testa, presidente Enea- se riusciamo a far diventare il progetto un’operazione industriale, dove comunque Enea manterrà il 50%, si potrà ampliare la platea di chi é coinvolto”.


Intanto supera già il miliardo il valore delle commesse per le aziende interessate. Il Dtt (Divertor tokamak test, uno tra i progetti sperimentali più avanzati al mondo nel campo della ricerca sulla fusione nucleare), che verrà realizzato al centro ricerche Enea di Frascati, “ormai è una realtà, anche se qualcuno non ci credeva”, aggiunge Aldo Pizzuto, direttore dipartimento Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare Enea, “oggi però possiamo dire che si farà e si farà bene”. Intanto, “siamo già a un miliardo e 50 milioni di commesse industriali e scientifiche per le imprese coinvolte”, prosegue Pizzuto, “quando si tratta di situazioni complicate l’Italia diventa più competitiva, e non ha vinto le commesse perché ha offerto prezzi più bassi ma perché ha offerto soluzioni più competitive”.

La partecipazione Enea al progetto JT-60SA, realizzato nell’ambito del progetto di ricerca internazionale ‘Broader Approach’, che include anche la sorgente neutronica Ifmif (International fusion materials irradiation facility), era finalizzata a portare a termine la realizzazione di diversi componenti della macchina, fra cui parte del sistema magnetico toroidale, ovvero il ‘cuore’ del reattore, concepito per produrre energia con la stessa reazione che avviene nelle stelle. Le attività sono state finanziate dall’Accordo di Programma Sviluppo economico-Enea attraverso la Ricerca di sistema elettrico nazionale (Rds).

Il risultato è stato possibile grazie alla sinergia tra Enea e Consorzio IcaS, che l’agenzia coordina, le aziende Walter Tosto, Ocem energy technology, Poseico e Asg Superconductors della famiglia Malacalza (nei cui stabilimenti di Genova sono state assemblate le bobine) e il Mise che ha finanziato l’intera fornitura attraverso la Rds).

CHE COS’E’ IL SISTEMA MAGNETICO TOROIDALE

Il sistema magnetico toroidale superconduttore di JT-60SA è una sorta di gigantesca ‘ciambella’ necessaria per contenere il plasma ad altissime temperature. Le bobine, che pesano 16 tonnellate, sono alte 8.5 metri e larghe 4.5, sono state realizzate dall’Enea attraverso diversi partner industriali. Oltre alla fornitura di dieci moduli e delle 20 casse di contenimento, le attività svolte dall’Enea riguardano la progettazione e la realizzazione di altri componenti di grande interesse tecnologico e industriale, come il complesso sistema di alimentazione. 

Le bobine superconduttive rappresentano un’opera di ingegneria dalle caratteristiche uniche, a partire dalle dimensioni: 16 tonnellate di peso per 8,5 metri di lunghezza e 4,5 m di larghezza. E proprio grazie a questi componenti italiani e a quelli realizzati in Francia dal Cea, l’impianto euro-nipponico potrà riprodurre la stessa reazione che alimenta da miliardi di anni il Sole e le stelle; il nuovo sistema magnetico, grazie alla superconduttività, sarà infatti in grado di contenere il plasma alla temperatura di 100 milioni di gradi centigradi per produrre energia inesauribile e sostenibile a livello ambientale. Oltre alla fornitura delle bobine italiane e di 20 casse di contenimento (utilizzate per tutte le 20 bobine, anche per quelle prodotte in Francia), l’Enea insieme ai partner italiani si è occupata per Broader Approach della progettazione e della realizzazione di altri componenti di grande interesse tecnologico e industriale del tokamak, come il sistema di alimentazione; inoltre, ha partecipato alla progettazione e realizzazione della sorgente neutronica Ifmif, che grazie a un intenso flusso di neutroni ad alta energia (fino a 14MeV) permetterà di testare i nuovi materiali per i reattori a fusione.

E proprio questa ‘ciambella’ hi-tech sarà il cuore dell’esperimento euro-nipponico per l’energia da fusione che preparerà la strada a Iter, il reattore sperimentale in costruzione in Francia che entrerà in funzione nel 2025 grazie alla collaborazione tra Unione europea, Stati Uniti, Russia, Giappone, Cina, India e Corea del Sud.

Attualmente l’Italia dà un contributo rilevante ai principali programmi di ricerca internazionale sulla fusione (Iter, Demo e ‘Broader Approach’) ed è tra i partner principali delle agenzie europee (EUROfusion e Fusion for Energy). Enea partecipa a queste iniziative avvalendosi delle competenze del Dipartimento Fusione e Tecnologie della Sicurezza Nucleare presso i Centri Ricerca di Frascati e Brasimone, poli di eccellenza mondiale con dotazioni strumentali di alto livello. Le tradizionali attività, dedicate soprattutto alla fisica dei plasmi, si sono via via evolute verso un complesso sistema di fisica, tecnologia e ingegneria che vede l’Agenzia protagonista e coordinatore del programma nazionale di ricerca sulla fusione.

Contributi sostanziali sono stati forniti nei campi della superconduttività, dei componenti interfacciati al plasma, della neutronica, della sicurezza, del remote handling e della fisica del plasma. Gli scienziati Enea, inoltre, sono stati tra i primi a realizzare impianti per lo studio dei plasmi a confinamento magnetico, macchine per la fusione come il Frascati Tokamak (Ft) e il Frascati Tokamak Upgrade (Ftu); finora le attività di ricerca sulla fusione hanno originato oltre 50 brevetti negli ultimi 20 anni con ricadute significative per lo sviluppo e la competitività delle industrie nazionali. OPer finire, come detto al Centro Ricerche Enea di Frascati, vicino Roma, sarà realizzato a breve il polo scientifico-tecnologico Divertor Tokamak Test (Dtt), uno tra i progetti più avanzati al mondo nel campo della ricerca sulla fusione nucleare, che prevede l’impiego di 1.500 persone altamente specializzate e un ritorno stimato di 2 miliardi di euro a fronte di un investimento di circa 500 milioni.

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