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Diamo voce a Franco, la campagna per la verità sul caso Mastrogiovanni

Prevista per oggi a Salerno la sentenza d'appello per i medici e gli infermieri

Pubblicato:15-11-2016 14:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:18

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comitato_verita_mastrogiovanniROMA – “Una battaglia per chiedere giustizia per mio zio, ma soprattutto per evitare che accada ad altri“. E’ la campagna #DiamoVoceaFranco nelle parole di Grazia Serra, nipote di Franco Mastrogiovanni, lanciata in vista della sentenza d’appello del 15 novembre. Mastrogiovanni era un maestro elementare di Castelnuovo Cilento morto nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania il 4 agosto 2009, dopo una contenzione chimica e meccanica durata 87 ore consecutive. L’insegnante è stato legato al letto dell’ospedale per più di tre giorni, senza essere mai alimentato. Il 3 agosto Grazia Serra andò a trovarlo, ma le venne impedito di vederlo: le fu detto che stava riposando e non fu neanche avvisata della contenzione.

La vicenda è documentata dai video delle telecamere interne dell’ospedale, ma sul caso non ci sono condanne definitive. Oltre a quella di Mastrogiovanni ci sono le storie di Giuseppe Casu e Andrea Soldi, morti in seguito a TSO, di Mauro Guerra che rifiutò il trattamento e fu freddato da un carabiniere, di Massimiliano Malzone e Claudio Vitolo, su cui ci sono ancora indagini in corso. “Pensare che ci siano state morti dopo quella di mio zio mi fa stare male. Sono stati chiusi i manicomi, ma in Italia la cultura manicomiale rimane- commenta Serra all’Agenzia Dire- C’è anche un problema di giusta informazione. Io stessa non sapevo che entrare in quel reparto era un mio diritto, avrei dovuto insistere e non l’ho fatto“.

La sentenza di primo grado sul caso Mastrogiovanni, pronunciata dal giudice Elisabetta Garzo, aveva condannato i medici per sequestro di persona e morte come conseguenza di altro delitto (il sequestro stesso) e falso in atto pubblico. Gli infermieri, invece, erano stati assolti perché avevano obbedito a un ordine. “Perché mio zio è morto così? Ancora non so darmi una risposta, ma credo sia un problema anche culturale. Non credo che 18 persone volessero ucciderlo, ma sicuramente non lo hanno trattato come un essere umano, ma lo hanno ridotto a oggetto” conclude Grazia Serra. La sentenza del 15 novembre sarà emessa dalla Corte d’Appello di Salerno e riguarderà i sei medici e dodici infermieri imputati.


Aspettando quella data, il comitato ‘Verità e Giustizia per Franco Mastrogiovanni’ cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso i social e coinvolgendo diverse personalità del mondo dello spettacolo. Tra gli altri, Chef Rubio, il regista Paolo Virzì, il gruppo musicale Il Muro del Canto, l’attore Moni Ovadia, i cantautori Pierpaolo Capovilla (Il Teatro degli Orrori) ed Eugenio Finardi, lo psichiatra Piero Cipriano hanno condiviso sui social video in cui condividono il messaggio “Diamo voce a Franco, perché non accada mai più”. L’invito a usare l’hashtag è, comunque, rivolto a tutti.

di Giulia Filpi, giornalista

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