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Fimp: il 44% dei pediatri ha difficoltà a inviare diagnosi sul neurosviluppo

I tempi di attesa presso i centri di neuropsichiatria infantile delle Asl sono troppo lunghi

Pubblicato:15-10-2015 16:22
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:39

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ROMA – “Il 44% dei pediatri ha difficoltà di invio in caso di una diagnosi precoce dei disturbi del neurosviluppo. I tempi di attesa presso i centri di neuropsichiatria infantile delle Asl sono troppo lunghi e assistiamo a un esodo delle famiglie verso le regioni confinanti. Ad esempio, dal Lazio vanno in Abruzzo”. Lo rivela Teresa Rongai, segretario della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) di Roma, alla conferenza stampa dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) alla Camera.

La pediatra ha illustrando un’indagine conoscitiva che la Fimp ha condotto su un campione di 512 pediatri, di cui il 55% aveva dai 20 ai 30 anni di specialità in pediatria; il 19% dai 10 ai 20 anni di specialità; il 2% dai 5 ai 10 anni; e, infine, il 23% oltre i 30 anni di esperienza nel settore. Inoltre, alla domanda “se nelle loro regioni fossero stati raggiunti accordi regionali e aziendali per favorire la diagnosi precoce dei disturbi del neurosviluppo (come l’autismo), il 48% ha risposto no e il 52% si. Poche regioni in Italia hanno dunque fatto accordi regionali per favorire una diagnosi tempestiva”, fa sapere Rongai. “Infine- conclude il segretario- vengono usati strumenti diagnostici molto diversi: il 70% dei pediatri utilizza la m-chat, ma il 30% usa solo la chat o altro”.


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