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Tatuaggi pericolosi, allarme nanoparticelle di colore per sangue e linfonodi

Nuova ricerca evidenzia per la prima volta il rischio chimico dei colori

Pubblicato:15-09-2017 17:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:41

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Tatuaggi pericolosiROMA – Tatuaggi pericolosi. Un nuovo allarme è stato lanciato su uno dei fenomeni di moda più in voga in questi ultimi anni. Il pericolo, questa volta, sarebbe connesso non alle infezioni cutanee dovute agli aghi ma, agli stessi coloranti utilizzati per i tatuaggi.

Tatuaggi pericolosi, è allarme nanoparticelle di colore

La ricerca scientifica che rinnova ad operare i tatuaggi con la massima scrupolosità si deve all’Istituto Federale tedesco per la valutazione dei rischi (Bfr). Lo studio, coordinato da Ines Schreiver, è stato poi pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Scientific Reports. Nello specifico, avvertono i ricercatori, si è potuto osservare che i colori dei tatuaggi possono liberare nanoparticelle, con dimensioni inferiori a un milionesimo di millimetro, in grado di viaggiare nel sangue e depositarsi nei linfonodi. Per individuare tali particelle è stato utilizzato il più potente dei microscopi, la luce di sincrotrone.

Tatuaggi pericolosi, conseguenze per la salute ancora ignote

Non bisogna stare attenti, avvertono ancora i ricercatori tedeschi, solo alla sterilità degli aghi. Un concetto questo, ormai, che gli amanti dei tattoo hanno ben interiorizzato. Bisogna fare anche molta attenzione alla composizione chimica dei colori. Non basta dire, infatti, che questi sono naturali. Nella maggior parte dei colori sono presenti sostanze come il nichel, il cromo, il manganese, il cobalto e il biossido di titanio usato però solo per il bianco. L’osservazione alla luce di sincrotrone di persone tatuate ha evidenziato la presenza di queste minuscole particelle nei loro tessuti. Quanto un loro accumulo possa essere pericoloso per la salute umana è difficile a dirsi al momento. Lo studio è solo all’inizio. L’idea, però, di accertarsi della composizione chimica dei colori, anche negli studi professionali più accreditati, è una buona indicazione da tenere sempre a mente.


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