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Autismo, Associazione Genitori: “Approccio evolutivo dà più risultati”

Sessa: "I ragazzi non sono animaletti da ammaestrare"

Pubblicato:15-09-2017 04:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:41

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l'emozione non ha voceROMA  – “Non ho mai sentito i professionisti che seguono l’approccio evolutivo tacciare di cialtroneria gli altri. Da genitore di un ragazzo che rientra nella sindrome autistica posso solo fare un appello a non cadere negli insulti, a non ‘infettare’ il mondo della ricerca con il linguaggio offensivo che ormai dilaga nella politica e sulla Rete. Ho avuto modo di conoscere sia il metodo Aba che quello evolutivo, e devo dire che per mio figlio l’approccio dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) all’autismo ha prodotto grandi risultati sul piano della comunicazione e della esternazione delle sue paure e delle sua ansie”. Lo afferma Corrado Sessa, presidente dell’associazione di genitori di adolescenti con autismo ‘L’Emozione non ha voce Onlus’, commentando la lettera di Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO, pubblicata sul sito www.ortofonologia.it.

“Non credo che con il sistema comportamentale mio figlio si sarebbe ‘aperto‘ al punto da raccontare i suoi sogni ed esprimere i suoi sentimenti, le sue preoccupazioni e le sue ironie. Premetto- precisa Sessa- che sono solo un genitore e non un esperto, ma ho avuto la sgradevole sensazione che per i ‘comportamentisti’ importava solo che mio figlio rispondesse in modo adeguato a determinati input o comandi senza considerare il suo vissuto o la sua psiche”.

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Corrado Sessa sa di non essere “uno psicologo, ma ho avuto la percezione che per i ‘comportamentisti’ i ragazzi autistici siano degli esseri la cui psiche e’ insondabile, e quindi devono solo imparare ad attenersi a una serie di regole che possano facilitare una vita compromessa. Il resto (emozioni, sentimenti, carattere) non interessa, e’ solo una perdita di tempo. Insomma animaletti da ammaestrare a stare in societa’. Non contesto che quel metodo possa funzionare su alcuni soggetti autistici, ma su tutti credo proprio di no. Nell’esperienza – che ho acquisito come genitore che ha fondato insieme ad altri genitori un’associazione che cerca di strutturare la giornata dei ragazzi autistici insegnandogli anche un mestiere semplice – ho visto che ogni soggetto autistico e’ un caso a se’. Ognuno ha il suo peculiare modo di reagire, di relazionarsi, di esprimere le sue stranezze e le stesse stereotipie cambiano. Come si fa a definire una regola di comportamento uguale per tutti? Vedo che si puo’ entrare in contatto usando strategie diverse per ogni ragazzo. Chiedo: e’ possibile che di fronte ad una situazione cosi’ variegata, dove i gradi di intelligenza e relazione sono molto diversi, valga un solo metodo? Ci sia un solo approccio?”.


Secondo Sessa “il ‘ciarlatano’ e’ un impostore che in campo sanitario si spaccia per medico e non lo e’, e decanta cure miracolose o strani miscugli per guarire da gravi malattie. Insomma un imbroglione simile a quanti in questi anni hanno irretito intere famiglie alle prese con diagnosi di cancro o quant’altro. Ora dare del ‘ciarlatano’ a quanti da anni sono impegnati nella cura dell’autismo con tanto di documenti e studi svolti- continua il genitore- perche’ sarebbero ‘colpevoli’ di non adottare il metodo comportamentale, e’ un insulto grave che squalifica chi lo fa“.

Un altro punto “importante” che solleva il presidente dell’associazione di genitori di adolescenti con autismo ‘L’Emozione non ha voce Onlus’ riguarda la pet teraphy: “Mio figlio grazie alla pet teraphy non ha piu’ il terrore dei cani. Sull’ippoterapia la mia associazione (www.lemozionenonhavoce.org) da tre anni organizza un trekking a cavallo di una settimana per una decina di ragazzi autistici senza i loro genitori. Funziona- conferma Sessa- i ragazzi riescono a restare concentrati sul cavallo per ore, senza stereotipie mentre attraversano boschi e pianure. Sono abituati a governare il cavallo (pulirlo, nutrirlo, sellarlo) e acquistano un certo grado di autonomia. La sera, stanchi, si addormentano presto. Noi proviamo a lavorare sulle emozioni, sappiamo che se si emozionano escono dal guscio e in qualche modo comunicano. Insomma, c’e’ molto da fare, molto da studiare e capire, e ci vorrebbe piu’ flessibilita’ a fronte di tanta diversita’. Definire ‘ciarlatano’ chi non condivide le convinzioni di altri e’ un atto di superba stupidita’ e non aiuta i nostri ragazzi. La scienza- conclude Sessa- e’ confronto e rispetto reciproco“.

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