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I cambiamenti climatici fanno crollare la produzione di caffè

I dati presentati al forum dei paesi esportatori di caffè

Pubblicato:15-07-2017 11:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:31

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ROMA – I cambiamenti climatici stanno colpendo la produzione di caffè, che ormai da due anni a livello mondiale è scesa sotto il livello della domanda. L’allarme è stato lanciato nel corso dell’ultimo Forum mondiale dei paesi esportatori, che in 43 compongono l’Organizzazione internazionale del caffè (Ico).

Secondo quanto emerso nel corso del Forum – in cui sono stati presentati i dati dell’ultimo rapporto 2016 dell’Istituto di climatologia australiano – nessun Paese è al riparo dagli effetti del riscaldamento globale: d’altronde la pianta di questa pregiata quanto richiesta bevanda è molto sensibile al variare delle temperature. Non solo: entro il 2050 la superficie di terreno dedicato alle colture potrebbe ridursi della metà. Il caldo favorirà infine la diffusione delle malattie tipiche della pianta.

Nel 2015, il deficit nell’offerta – pari a 3,3 milioni di sacchi da 60 chilogrammi ciascuno – è stata colmata col surplus dell’anno precedente. Ma è dal 2012 che la domanda aumenta in maniera costante di circa l’1,3 per cento annuo: una dinamica positiva di cui i produttori non potranno approfittare, e che anzi dovranno fare i conti con nuove sfide.


Il Brasile ad esempio, uno dei principali produttori mondiali nel 2016 ha raccolto 51,4 milioni di sacchi, tuttavia gli esperti già intravedono per l’anno corrente una riduzione dell’11,3 per cento. Se si pensa che nel mondo ben 25 milioni di famiglie distribuite in circa 60 Paesi vivono grazie a questo settore, è facilmente immaginabile quanto questa dinamica negativa sarà forte anche a livello sociale.

L’Ico pertanto avanza due strategie per uscire dalla crisi: i produttori devono, da un lato, sforzarsi di adattarsi al nuovo contesto climatico, modificando i siti produttivi, optare per specie più resistenti di piante o crearne di nuove, e puntare sulla coltivazione intensiva. Dall’altro, però, l’impegno deve giungere anche dai governi e da tutto il mondo dell’imprenditoria, riducendo l’emissione di gas serra e sfruttando di più le rinnovabili, in modo da rallentare il processo di global warming.

di Alessandra Fabbretti

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