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L’80% dei genitori chiede al ‘Dottor Google’ per la salute dei figli

Ugazio (Opbg): "Meno del 9% ne parla al proprio medico"

Pubblicato:15-06-2018 12:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:15

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DIRE – “Ormai i dati sono chiari e recenti, più dell’80% degli italiani si rivolge al Dottor Google per avere informazioni sulla salute propria o dei propri figli. Ma il dato che più ci preoccupa come pediatri è che meno del 9% di questi pazienti, genitori di bambini, ne parla con il proprio medico”. A lanciare l’allarme al congresso di Pediatria della Sip è Alberto Giovanni Ugazio, direttore del Dipartimento di Medicina Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il continuo ricorso al Web alla ricerca di informazioni in tema di salute non è una novità. Il Censis aveva già sollevato la questione ricordando che sono 15 milioni gli italiani che, in caso di piccoli disturbi (dal mal di testa al raffreddore), cercano informazioni sul web. Ma 8,8 milioni sono stati vittime di fake news nel corso dell’anno. In particolare, sono 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate.

Sale al 36,9% il numero dei millennials che usano autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi. Tutte le patologie passano sotto la lente di ingrandimento del noto motore di ricerca, “da quelle più frequenti a quelle più rare. Noi come Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma- continua Ugazio- abbiamo il portale pediatrico più frequentato d’Europa. Nel 2017 4 milioni e mezzo di visitatori lo hanno consultato. Le patologie rare, ad esempio, sono molto visitate. Oggi la maggioranza degli italiani- conferma il medico- si rivolge prima di tutto e soprattutto a Google per avere informazioni sulla salute”. I rischi più gravi che corrono gli italiani sono connessi alle cosiddette fake news: “C’è il pericolo di incappare in informazioni erronee- spiega Ugazio- o per scarsa competenza di chi le ha scritte, o qualche volta sono erronee di proposito per indurre in errore chi le legge, o ancora per ragioni ideologiche o infine qualche volta per vile denaro”.


Di certo contro le fake news “è molto difficile difendersi, a meno che non si ristabilisca un’alleanza molto stretta tra medico e famiglia, bambino, ragazzo”. Il pediatra ha un ruolo strategico anche per difendere le famiglie dalle bufale online. “Il pediatra deve via via assumere sempre di più un ruolo di counselor per i genitori- prosegue Ugazio- non solo rispetto al mondo fisico, ma al mondo digitale. Deve poter dire ai genitori – senza mai ignorare questo problema, come purtroppo spesso oggi si fa – quali siti sono seri, quali lo sono meno, a quali si possono rivolgere con fiducia e quali invece sono curati da ciarlatani”. Il nodo della questione, secondo il direttore del Dipartimento di Medicina Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù, è proprio che “oggi nessun medico è formato per questo compito, che tra l’altro è stato molto rapido come insorgenza. Occorre una formazione che prepari il medico a dialogare con i pazienti, a dialogare con i genitori. Naturalmente si deve trattare di un dialogo diverso da quello che c’è stato in passato. Non più affermazioni direttive di chi sa, ma un dialogo basato sull’empatia e sull’autorevolezza. Autorevolezza ed empatia non devono mai entrare in contrasto tra di loro ma devono coinvolgere il genitore, convincerlo e farsì che nell’ambito di un dialogo i pericoli scompaiano o quanto meno siano minimi”. Le fake news più comuni in età pediatrica “sono quelle sui vaccini. Forse citarle è inutile. Abbiamo avuto anche l’interesse pediatrico per fake news su Stamina. Ci sono valanghe di fake news ogni giorno ed è impossibile fare un censimento. È più facile fare un censimento delle stelle- conclude Ugazio- che fare un censimento delle fake news”.

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