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Analisi | Siria, verso compromesso Usa-Russia: “Non ci sarà l’escalation”

Parla Aleksej Khlebnikov, esperto di Medio Oriente del Rossijskij Sovet po Mezhdunarodnym Delam, istituto moscovita noto anche con l'acronimo inglese Riac.

Pubblicato:15-04-2018 09:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:46

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ROMA – “L’attacco è stato solo dimostrativo, tra Stati Uniti e Russia è stato raggiunto un compromesso e ora sono tutti felici”: così Aleksej Khlebnikov, esperto di Medio Oriente del Rossijskij Sovet po Mezhdunarodnym Delam, istituto moscovita noto anche con l’acronimo inglese Riac. All’agenzia DIRE risponde al telefono dal suo ufficio di Ulica Bolshaja Jakimanka, a due passi dalla Galleria Tret’jakov, la più grande collezione d’arte russa al mondo. Nel suo passato da ricercatore ci sono però anni in Minnesota e lo studio dei meccanismi politici degli Stati Uniti.

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– Scusi, ma Vladimir Putin non ha denunciato “un’aggressione” e minacciato “conseguenze”?


“Bisogna considerare il contesto. Ci sarebbero state conseguenze se personale o obiettivi militari russi fossero stati colpiti o danneggiati. Questo però non è accaduto e allora sono tutti felici. Gli Stati Uniti hanno mantenuto la parola e bombardato. Sono stati accontentati i falchi a Washington e gli alleati all’estero. Le forze siriane hanno intercettato missili, non hanno subito vittime e i danni alle infrastrutture sono stati solo minori. Il governo di Damasco sopravvive. Pure la Russia ha salvato la faccia. Installazioni e personale sono usciti indenni ed è stata dimostrata l’efficienza dei sistemi di difesa terra-aria. Tra Stati Uniti è Russia è stato trovato un compromesso accettabile. Per questo non dovremmo aspettarci alcuna escalation militare, né alcuno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti. La verità è che lo scopo del raid era puramente dimostrativo. Gli Stati Uniti volevano far vedere che sono pronti a utilizzare la potenza militare, mantenendo la parola”.

– Quali sono le prospettive dei rapporti tra Washington e Mosca con l’amministrazione Trump?

“La crisi ha dimostrato che Russia e Stati Uniti mantengono canali di comunicazione abbastanza efficaci, che alla fine hanno permesso di trovare una soluzione di compromesso. Nonostante la retorica utilizzata da entrambe le parti, Washington e Mosca hanno la possibilità di continuare a parlarsi tra loro in modo produttivo in ambiti cruciali. A ostacolare il miglioramento dei rapporti bilaterali sono però fattori interni negli Stati Uniti”.

– Quale sarà nel prossimo futuro la strategia della Russia in Siria?

“L’obiettivo principale di Mosca è risolvere il conflitto il prima possibile. La guerra sta diventando molto pericolosa e costosa. Mosca cercherà di esercitare più pressione sul presidente Bashar Assad perché persegua un progetto politico e accetti compromessi. Ottenere questo risultato però non sarà affatto semplice perché che sul terreno l’esercito di Damasco sta vincendo. Come dire: per un compromesso mancano incentivi”.

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